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ILLUMINISMO, CRISTIANESIMO, E PLATONISMO CATTOLICO. ALLA RADICE DEI SOGNI E DEI DELIRI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA

LA VIA DI KANT: USCIRE DALLA CAVERNA, E NON RICADERE NELL’ILLUSIONE DI “DIO” CONCEPITO COME “UOMO SUPREMO”. Note per una rilettura della “Storia universale della natura e teoria del cielo” - di Federico La Sala

Kant, sapeva - come e più di Nietzsche - che bisogna perdere “la fede in Dio, nella libertà e nell’immortalità [...] come si perdono i primi denti”, scendere all’Averno (come scrive Kant) o, che è lo stesso, all’inferno (...) Molti filosofi sono andati all’inferno, ma non ne sono più usciti; qualcuno è riuscito a venirne fuori, ma non sa nemmeno come e perché, e si illude e sogna ancora, alla Swedenborg (...)
giovedì 31 dicembre 2015
[...] Alla base della ricerca e del discorso di Kant, c’è la chiara consapevolezza di come e quanto sia urgente e necessario andare - con Newton - oltre Newton: egli si è “arreso troppo presto di fronte a ciò che giudicava il limite delle cause meccaniche, e troppo alla lesta” e - cosa ancor più grave - formulando un’ipotesi (tutta interna al vecchio platonismo), “era ricorso all’intervento di un Padreterno creatore di stelle e pianeti”(cfr. Giacomo Scarpelli, (...)

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> LA VIA DI KANT: USCIRE DALLA CAVERNA, E NON RICADERE NELL’ILLUSIONE DI “DIO” CONCEPITO COME “UOMO SUPREMO”. --- La “particella di Dio” nelle mani di Fabiola Gianotti, Lady Cern. La «regina» della fisica e la lezione da capire.

mercoledì 5 novembre 2014

Regina della fisica

La “particella di Dio” nelle mani di Fabiola, Lady Cern

di Roberta Zunini (il Fatto, 5.11.2014)

L’esploratrice dell’invisibile, Fabiola Gianotti, due anni fa era finita sulla copertina del Time. Ritratta di profilo, sembrava una sovrana rinascimentale. La corona le è stata ufficialmente consegnata ieri quando è stata nominata direttrice generale del Cern di Ginevra. La scienziata 52enne italiana, già candidata al Nobel nel 2013 è ora a tutti gli effetti la regina della Fisica, perché il Cern è il regno della ricerca scientifica mondiale dove è stata provata l’esistenza del bosone di Higgs. Ed è stata proprio questa elegante signora, diplomata anche in pianoforte al Conservatorio di Milano, a coordinare gli esperimenti che hanno permesso di catturare la cosiddetta “particella di Dio”, il mattone sub atomico che costringe tutte le componenti della materia ad aggregarsi.

È la prima volta che una donna viene scelta per dirigere il laboratorio europeo di fisica delle particelle fondato 60 anni fa da alcune nazioni tra cui l’Italia e ancora oggi uno dei pochi fiori rimasti all’occhiello del nostro disastrato Paese, vista la costante presenza nel ruolo che è stato assegnato a Gianotti di “cervelli” laureati nelle università italiane: Edoardo Amaldi, Luciano Maiani e Carlo Rubbia, Nobel nell’’84.

Fabiola Gianotti è entrata al Cern appena laureata, distinguendosi fin dall’inizio anche per la sua abilità nel far interagire al meglio le squadre di ricercatori. Il successo è arrivato con l’ideazione e il coordinamento di “Atlas”, uno dei mega-esperimenti lungo l’anello sotterraneo di 27 chilometri del Large Hadron Collider.

IN UN’INTERVISTA HA DETTO: “La leadership nasce per consenso e non può essere imposta dall’alto. Credo nelle organizzazioni leggere, dove le gerarchie servono per essere più efficienti, ma non diventano un elemento di rigidità che soffoca l’iniziativa e la creatività delle persone”. Renzi, che ha subito chiamato Gianotti per congratularsi, dovrebbe riflettere su queste parole e anche sui profitti in immagine e indotto che l’Italia ricava dal Cern. La nostra partecipazione quest’anno ci costerà circa 100 milioni di euro, più o meno 2 euro a contribuente. Molto meno del Senato: 540 milioni, e considerato che la fisica atomica ci ha regalato non solo Internet - sviluppato proprio al Cern - ma anche gli strumenti che hanno permesso a milioni di malati di cancro di salvarsi. È grazie agli esperimenti condotti al Cern se oggi disponiamo di strumenti di diagnosi e cura come Tac, Pet e radioterapia.

***

Non sprechiamo un’occasione irripetibile

di Gabriele Beccaria (La Stampa, 5.11.2014)

«Cosa c’è là fuori?». È la domanda delle domande che ossessiona i fisici e che da ieri ha un’eco ancora più profonda nel cervello di Fabiola Gianotti, ora Direttore del Cern. Dal 2015 l’acceleratore «Lhc» cercherà di dare una risposta definitiva a domande finora impenetrabili, come la materia e l’energia oscura.

Fabiola Gianotti è stata considerata la scienziata migliore per questa avventura nell’Universo profondo che ha un’aura grandiosa, da far impallidire la trama di un kolossal come «Interstellar». Leader di uno dei due esperimenti che nel 2012 ha scoperto il Bosone di Higgs, ha dimostrato capacità multiple: la creatività della ricercatrice di razza e l’abilità - molto femminile - di motivare vasti team internazionali, spesso affollati di maschi che vorrebbero essere tipi «alfa», cioè dominatori.

Altri due grandi italiani l’hanno preceduta, Carlo Rubbia e Luciano Maiani. E il Cern stesso ha avuto tra i suoi padri fondatori, 60 anni fa, un’altra star tricolore, il «ragazzo di Via Panisperna» Edoardo Amaldi. Ora Fabiola Gianotti continua una tradizione di visione e genialità che il mondo ci riconosce e che non si è mai avvizzita: un made in Italy di formule, teoremi e tecnologie non meno elegante e seducente delle giacche e delle scarpe di cui sempre ci entusiasmiamo.

L’Italia, poi, è il quarto contribuente di quella scintillante impresa europea che è il Cern e da anni invia tra Svizzera e Francia pattuglie di fisici che sono diventati personaggi di spicco di molti dei test che si conducono nell’anello sotterraneo dell’«Lhc». Ma la sfida è così impegnativa che, adesso, occorrono nuove risorse e nuove motivazioni.

La nomina di una «First Lady» della fisica come Fabiola Gianotti è un’occasione unica per l’Italia: per ripensare il nostro posto nella scienza mondiale. E renderlo un po’ più grande e promettente. Il nostro passato dice che ce lo meritiamo.

***

Signora delle particelle

Il sogno di ballare alla Scala e l’amore per il pianoforte

«Esploro l’infinita bellezza della musica della scienza»

di Giovanni Caprara (Corriere della Sera, 5.11.2014)

«Sognavo di diventare una ballerina del teatro Bolshoi o della Scala. Mi attirava danzare, disegnare figure nell’aria, ma ero anche una bimba curiosa, cercavo mondi nella fantasia. E così arrivai alla scienza».

Fabiola Gianotti, protagonista della scoperta del bosone di Higgs, la famosa «particella di Dio», ha appena ricevuto la notizia della nomina a direttore generale del Cern di Ginevra. «È capitato tutto all’improvviso e la giornata è diventata frenetica». Ma la voce è sempre calda, le parole veloci: «Avrò molto lavoro da fare», dice, come se dovesse affrontare uno dei tanti normali compiti che già affollano la sua agenda quotidiana.

Il Cern, il laboratorio europeo di ricerca nucleare, è oggi il luogo più importante al mondo per indagare la natura e, grazie al super acceleratore Large Hadron Collider, per volare in quel nuovo mondo inseguito da bambina. «Studiavo e leggevo la biografia di Marie Curie e la sua passione, la sua dedizione mi hanno contagiato portandomi a studiare fisica». Da allora ha dedicato la vita alla ricerca. Fabiola Gianotti, 52 anni, romana d’origine, si è formata all’Università Statale di Milano e vent’anni fa, scienziata dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, è entrata al Cern studiando alcune parti del superacceleratore con il quale avrebbe più tardi lavorato.

Quando guidava l’esperimento Atlas era a capo di tremila ricercatori di ogni nazionalità. «La fisica al Cern ti porta a vivere in una dimensione umana straordinaria senza differenze di sesso, età, nazionalità. Qui ci si misura con le capacità che si è in grado di esprimere e per certi aspetti potrei dire che al Cern la scienza è donna, perché ognuna di noi gode delle stesse opportunità, senza timori, in un confronto di cultura e valori individuali che forse non ha pari altrove. Bisogna solo credere e vivere fino in fondo ciò che abbiamo scelto».

E con questa consapevolezza guarda con entusiasmo al futuro. «So di avere davanti prove difficili da affrontare, dovrò compiere scelte ardue, ma sogno di mantenere il Cern al vertice dell’eccellenza scientifica mondiale. La fisica fornisce basi della conoscenza che possono trasformarsi in tecnologie preziose. Chi pensa che la fisica quantistica sia presente nelle telecomunicazioni per codificarle, ad esempio, oppure che nel Gps ci sia l’applicazione della teoria della relatività di Einstein? Eppure è così. Lo stesso Web è nato al Cern».

Quando racconta le sue ricerche, Fabiola usa con disinvoltura la parola «bellezza» per comunicare il fascino delle dimensioni che esplora con la mente. «La nuova fisica è un giardino incantato», spiega facendo scivolare le parole verso le altre passioni che l’accompagnano. Ha un unico rammarico: la sfida di cui è stata protagonista l’ha allontanata un po’ dalla musica, dall’amato pianoforte. «Le note di Schubert, il mio autore preferito, mi riempivano l’animo. Ora il mio tempo è tutto nella musica della nuova fisica».

«Non so se riuscirò a eguagliare i grandi italiani che mi hanno preceduto alla guida del Cern: Edoardo Amaldi, che ne è stato uno dei fondatori; Carlo Rubbia, che qui ha conquistato il Nobel; Luciano Maiani, che ha dato il via alla costruzione del nuovo acceleratore Lhc. Avverto la grande responsabilità del mio compito, il prestigio che l’accompagna, ma non sono preoccupata e sono cosciente della modestia con la quale devo guardare al mio impegno. Qui si può far progredire la scienza, ma il Cern ha anche valore come luogo di educazione, e come laboratorio di straordinaria interazione sociale nella quale il concetto di pace è alla base dello studio, della convivenza e dell’esplorazione».

Fabiola Gianotti ha conquistato la copertina del settimanale americano Time come donna dell’anno, la rivista Forbes l’ha inclusa tra le cento donne più influenti del mondo, il suo nome è di prestigio in tanti comitati internazionali, e numerosi sono i riconoscimenti attribuiti al suo lavoro. Lei sorride e accompagna le parole verso l’amore per la fisica ricordando con orgoglio di appartenere a una preziosa tradizione italiana che con Enrico Fermi ha avuto il suo caposcuola.

***

La «regina» della fisica e la lezione da capire

di Elena Cattaneo (Il Sole-24 Ore, 5.11.2014)

Dopo l’emozione e la soddisfazione per il premio Nobel andato l’anno scorso ai fisici Higgs e Eglert, che avevano previsto la particella scoperta nel luglio scorso al Cern di Ginevra, Fabiola Gianotti, la quale aveva guidato uno dei team protagonisti di quella scoperta, consegue un traguardo di ulteriore prestigio. A lei, infatti, sarà affidata la guida del Cern per i prossimi cinque anni.

È un riconoscimento formidabile per la collega, laureatasi in Fisica nella mia stessa Università, la Statale di Milano, che sarà la prima donna a guidare l’importante laboratorio internazionale, e l’indicazione di una qualità scientifica indiscussa della tradizione italiana nel campo della fisica sperimentale.

Essere scelta per coordinare ricerche complesse e che vedono coinvolti numerosi e diversificati gruppi capaci di produrre masse ingenti di dati, significa avere dimostrato grandi doti scientifiche, cioè una efficace padronanza delle più avanzate e sofisticate teorie che stimolano esperimento capaci di affascinare ancora l’uomo della strada, come quello che ha portato a dimostrare l’esistenza della cosiddetta "particella di Dio".

Ma vuole anche dire che Fabiola Gianotti ha dimostrato superiori capacità organizzative, ovvero di saper mediare dinamiche politiche e governare una comunità di individui altamente competitivi, come sono gli scienziati che raccolgono e affrontano alcune delle più avanzate sfide della conoscenza. L’auspicio è che ai riconoscimenti internazionali che gli scienziati italiani stanno raccogliendo, nonostante il perdurante scarso interesse della politica per la ricerca scientifica, faccia quanto prima seguito un’inversione di tendenza sul piano del sostegno alla scienza in questo Paese.

Segnali come questo dovrebbero essere amplificati dal Governo e dal Parlamento, per mandare ai giovani e al Paese messaggi di fiducia negli investimenti culturali e per costruire competenze specialistiche nei settori scientificamente e tecnologicamente più avanzati. I successi professionali e culturali di scienziati come Fabiola Gianotti dovrebbero altresì ispirare meglio i progetti di riforma della scuola, perché in un sistema economico e civile globale fondato sulla conoscenza, la "buona scuola" sarà tale solo se saprà dare la giusta centralità al metodo di produzione delle conoscenze scientifiche.


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