Uno scienziato cambia idea Durante una conferenza a cui assistei nel 1970 uno scienziato di nome Frantis̆ek Vyskočil spiegò il complicato soggetto della trasmissione degli impulsi nervosi. Disse che ogni volta che in un organismo si presenta una necessità, viene provveduta una soluzione straordinaria. “La Natura, questa Incantatrice, sa come fare”, concluse. Dopo la conferenza lo avvicinai. “Non crede”, chiesi, “che il merito per l’eccellente progetto delle cose viventi dovrebbe essere attribuito a Dio?” La mia domanda lo colse di sorpresa, dato che era ateo. Rispose con domande di altro genere. Chiese: “Da dove è venuto il male?” e “Di chi è la colpa se tanti bambini sono orfani?” Le mie risposte ragionevoli, basate sulla Bibbia, destarono il suo interesse. Ma chiese perché la Bibbia non forniva precise informazioni scientifiche, come la descrizione della struttura di una cellula, affinché si potesse riconoscere facilmente che il suo autore è il Creatore. “Cosa è più difficile”, risposi, “descrivere o creare?” Gli prestai il libro L’uomo è venuto per mezzo dell’evoluzione o per mezzo della creazione? Dopo una lettura superficiale Frantis̆ek lo definì semplicistico e inesatto. Inoltre criticò ciò che la Bibbia dice della poligamia, dell’adulterio di Davide e di come questi fece uccidere un innocente. (Genesi 29:23-29; 2 Samuele 11:1-25) Confutai le sue obiezioni, facendogli notare che la Bibbia riferisce onestamente anche le mancanze dei servitori di Dio, come pure le loro vere e proprie trasgressioni. Infine, in una delle nostre conversazioni, dissi a Frantis̆ek che se uno non ha un buon motivo, se non ama la verità, nessun argomento o ragione lo convincerà dell’esistenza di Dio. Quando stavo per andarmene, mi fermò e mi chiese uno studio biblico. Disse che avrebbe riletto il libro L’uomo è venuto per mezzo dell’evoluzione o per mezzo della creazione?, questa volta senza pregiudizi. Poi il suo atteggiamento cambiò completamente, come si vede da questa frase che citò in una delle sue lettere: “La superbia dell’uomo terreno si deve inchinare, e l’alterigia degli uomini si deve abbassare; e Geova solo dev’essere innalzato in quel giorno”. - Isaia 2:17. Nell’estate del 1973 Frantis̆ek e sua moglie si battezzarono come testimoni di Geova. Attualmente egli serve come anziano in una delle congregazioni di Praga.
La scienza non ha rapporti con la verità, perché ciò che essa produce sono solo proposizioni "esatte", cioè "ottenute da (ex actu)" le premesse che sono state anticipate in via ipotetica. Che poi l’ipotesi sia confermata dall’esperimento dice solo che noi conosciamo la validità operativa di quell’ipotesi, non la natura della cosa indagata con quell’ipotesi, perché, interrogata, la cosa non mostra il suo volto, ma semplicemente risponde all’ipotesi anticipata.
La fede, a sua volta, non ha a che fare con la verità perché, lo dice Tommaso d’Aquino commentando Paolo di Tarso, la fede, a differenza della scientia espressa dalla ragione umana, conduce in captivitatem omnem intellectum, cioè rende l’intelletto prigioniero di un contenuto che non è evidente, e che quindi gli è estraneo (alienus), sicché l’intelletto è inquieto (nondum est quietatus) di fronte alla fede, nei cui riguardi si sente in infirmitate et timore et tremore multo. La fede, inoltre "crede" proprio perché non "sa".
Io non credo che due più due faccia quattro perché lo so. Posso invece credere nell’immortalità!!! dell’anima, proprio perché non lo so. E allora tra scienza e fede non c’è conflitto, perché la scienza risponde all’esigenza di una "spiegazione" del mondo, mentre la fede risponde all’esigenza di reperire un "senso" alla nostra vita e al nostro essere nel mondo.
La fede infatti, ce lo ricorda Pascal, non saprebbe cosa farsene di un Dio raggiungibile con gli strumenti della sola ragione,
Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone è figura di grande equilibrio, ha accettato l’invito di giovedì sera a casa Vespa, alla presenza tra gli altri del premier Berlusconi e del leader Udc Casini, "Cenare con un amico politico non ci sarebbe niente di male, ma qui la posta in gioco è ben altra", "E’ incomprensibile che il cardinale Bertone dia l’impressione di stare a questo gioco, facendosi usare da una figura come il premier con cui non prenderei nemmeno un caffè e tantomeno darei l’ostia consacrata", lamenta un arcivescovo impegnato nella pastorale dell’immigrazione.
Distinti saluti...Sull’attenti!