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ESTETICA (E NON SOLO) E DEMOCRAZIA. PER LA CRITICA DELLA FACOLTÀ DI GIUDIZIO E DELLA CREATIVITÀ DELL’ "UOMO SUPREMO" (KANT).

CREATIVITÀ: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETÀ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. Una sollecitazione a svegliarsi dal sonno dogmatico. Una nota di Federico La Sala

(...) È solo con Kant - scrive Hogrebe - che emerse veramente ciò che può essere definito un problema della costituzione; il problema cioè di fornire una serie di regole e di definirle come il quadro nell’ambito del quale sono in generale empiricamente possibili le operazioni cognitive (...)
giovedì 28 marzo 2024
"UN UOMO PIÙ UNA DONNA HA PRODOTTO, PER SECOLI, UN UOMO"
LE DUE METÀ DEL CERVELLO. Il linguaggio del cambiamento
AL DI LA’ DELLA LEZIONE DI "ANDROLOGIA" DI PAOLO DI TARSO: "Diventate miei imitatori [gr.: mimetaí mou gínesthe], come io lo sono di Cristo. Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo [gr. ἀνήρ, (...)

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> CREATIVITÀ: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETÀ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. -- GOLIARDA SAPIENZA (1924-1996).

martedì 30 agosto 2016

GOLIARDA SAPIENZA (1924-1996) *

Il 30 agosto 1996 moriva Goliarda Sapienza, scrittrice, attrice, sceneggiatrice, artista siciliana vissuta a Roma.

Figlia della sindacalista Maria Giudice (la prima dirigente donna della Camera del Lavoro di Torino), Goliarda cresce a contatto dell’ambiente anarchico siciliano, in un clima di assoluta libertà da vincoli sociali, tra gli insegnamenti della madre, che era stata la prima a incitare le donne nelle piazze a lottare per i propri diritti. Il padre ritenne opportuno non farle nemmeno frequentare la scuola, per evitare che la figlia fosse soggetta a imposizioni e influenze fasciste.

“Il bambino è il primo operaio sfruttato, dipende dai grandi e sempre per un tozzo di pane, si abbassa a “divertire”, leccare le mani dei padroni, si lascia accarezzare anche quando non ne ha voglia”.

In mezzo agli imprevisti di una vita spesso in povertà, verrà segnata anche dall’esperienza del carcere che ispirerà “L’Università di Rebibbia”.

Le dinamiche di potere, i rapporti fra le persone e quelli con le istituzioni, il confronto con sé stessi, esasperato e reso drammatico dalla solitudine. Ha attraversato quei corridoi bui, lunghi, angusti lontanissimi dal mondo e che però lo rappresentano in pieno... Il paradosso di una società che pretende di rieducare alla vita civile attraverso la detenzione.

“Desideriamo spesso il silenzio, ma quello della vita è sempre sonoro, anche in campagna, al mare, anche nel chiuso della nostra stanza. Qui dove mi trovo il non rumore è stato ideato per terrorizzare la mente che si sente ricoprire di sabbia come in un sepolcro”.

Molti suoi lavori, tra cui il suo romanzo più celebre, “L’arte della gioia” furono pubblicati postumi dove ebbero successo dapprima in Francia e poi in Italia.

E’ stata una perdita importante per il Movimento Femminista degli anni ’60, ’70 e ’80 non poter leggere queste opere riscoperte solo dopo la sua morte che trasudano un femminismo così poco dogmatico, e meravigliosamente sui generis. Resta il compito a noi, che quei libri li abbiamo potuti leggere, farne pratica femminista quotidiana.

“Allora il dolore, l’umiliazione, la paura non erano, come dicevano, una fonte di purificazione e beatitudine. Avevo quella parola per combattere. E col mio esercizio di salute, nella cappella col rosario fra le dita ripetevo: io odio. Questa fu da quel giorno la mia nuova preghiera. E pregando studiai. Cercai nei libri il significato di quella parola”.

“Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte.
-  Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali... e poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.
-  Imparai a leggere i libri in un altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel “mio” contesto. In quel primo tentativo di individuare la bugia nascosta dietro parole anche per me suggestive, mi accorsi di quante di esse e quindi di quanti falsi concetti ero stata vittima”.

* FONTE: DINAMOpress, 30.08.2016.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

lL "LOGO" DELLA SAPIENZA, L’UMANITA’, E L’ACQUA. PAESE IMPAZZITO

CREATIVITÀ: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETÀ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. Una sollecitazione a svegliarsi dal sonno dogmatico.


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