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ESTETICA (E NON SOLO) E DEMOCRAZIA. PER LA CRITICA DELLA FACOLTÀ DI GIUDIZIO E DELLA CREATIVITÀ DELL’ "UOMO SUPREMO" (KANT).

CREATIVITÀ: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETÀ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. Una sollecitazione a svegliarsi dal sonno dogmatico. Una nota di Federico La Sala

(...) È solo con Kant - scrive Hogrebe - che emerse veramente ciò che può essere definito un problema della costituzione; il problema cioè di fornire una serie di regole e di definirle come il quadro nell’ambito del quale sono in generale empiricamente possibili le operazioni cognitive (...)
giovedì 28 marzo 2024
"UN UOMO PIÙ UNA DONNA HA PRODOTTO, PER SECOLI, UN UOMO"
LE DUE METÀ DEL CERVELLO. Il linguaggio del cambiamento
AL DI LA’ DELLA LEZIONE DI "ANDROLOGIA" DI PAOLO DI TARSO: "Diventate miei imitatori [gr.: mimetaí mou gínesthe], come io lo sono di Cristo. Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo [gr. ἀνήρ, (...)

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> CREATIVITÀ: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETÀ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. - DONNE E POTERE. Intervista alla stotica Mary Beard (di Anna Lombardi).

martedì 13 marzo 2018

Donne e potere...

      • Quando nell’Odissea omerica Penelope chiede a Femio, l’aedo, di cantare qualcosa di meno triste del periglioso ritorno da Troia degli eroi achei, l’imberbe Telemaco interviene bruscamente, invitando la madre a rientrare nelle proprie stanze e ricordandole che «la parola spetta agli uomini». Per quanto saggia e matura, Penelope china il capo di fronte al figlio e si ritira in silenzio...


L’intervista alla storica Mary Beard

“Il primo #MeToo? Lo twittò Penelope”

Nel nuovo saggio, “Donne e Potere”, la studiosa di Cambridge ripercorre le origini della misoginia Partendo dalla moglie di Ulisse, zittita dal figlio Telemaco in un passaggio sottovalutato dell’Odissea

di Anna Lombardi (la Repubblica, 13.03.2018)

Il movimento #MeToo ha un precedente classico: il mito di Filomele come lo narra Ovidio. Violentata da Tereo, re di Tracia e marito di sua sorella Procne, subisce il taglio della lingua per non svelare la violenza. Ma denuncia ugualmente: tessendo lo stupro sulla tela. Non è simile a quel che fanno le donne in questo momento? Messe a tacere per secoli ora trovano voce su Twitter: la rete è la loro tela». Mary Beard, 63 anni, è la classicista di Cambridge che con bestseller come SPQR ha reso accessibile a tutti, senza mai banalizzarla, la storia dell’antica Roma. La scorsa estate finì nella bufera per aver difeso un cartoon della Bbc che raffigurava un centurione nero, ricordando a chi protestava che “sì, quella romana era una società mista”.
-  Ora torna a far discutere col suo ultimo saggio, Donne e potere (Mondadori), basato su due conferenze tenute nel 2014 e 2017, dove traccia una storia della misoginia: cercando di spiegare quanto siano radicati nella cultura occidentale i meccanismi che impongono alle donne il silenzio - e tendono a escluderle dalle posizioni di potere. -Partendo da un episodio dell’Odissea: Penelope zittita dal figlio Telemaco per aver chiesto al cantore Femio qualcosa di meno triste del difficile ritorno da Troia degli eroi achei: «La parola spetta agli uomini».

Perché proprio quell’episodio è fondamentale?

«È il primo esempio letterario di un uomo che mette a tacere una donna: dimostra che in questo ambito la cultura occidentale ha migliaia di anni di pratica. L’ho scelto perché, solo capendo quanto sia antico il privilegio dato alla voce maschile, possiamo comprendere il presente: e lavorare sul futuro».

Per comprendere lo scandalo Weinstein e quel che ha comportato dobbiamo dunque andare indietro di 3000 anni?

«Certi comportamenti non sono innati o naturali: sono culturali, tramandati nei secoli. Nell’esporli non ho pensato certo di condannare la cultura classica che pure offre una visione delle donne che deploriamo. Ma per contrastarli dobbiamo capire da dove vengono».

Nel libro lei suggerisce che le donne hanno sempre tentato di rompere il silenzio. Il #MeToo ha dunque radici storiche?

«Battersi per se stesse e le altre alle donne è sempre stato permesso. Il #MeToo dunque rientra in uno spazio tradizionalmente concesso. Plaudo a chi se lo è ripreso: ma non è nuovo».

Nel libro dice di aver notato solo di recente l’episodio di Telemaco che zittisce la madre: siamo così abituate a scene del genere da considerarle norma?

«Temo di sì: per i miei studi ho letto e riletto i classici notando cose nuove ogni volta, ma anche io sono così abituata a veder zittire le donne da non averci fatto caso fino a poco tempo fa. Lavoro a questo tema da prima del #MeToo, ma quel che sta succedendo ha certo ravvivato la nostra sensibilità. Una volta notato quell’episodio non puoi più non vederlo: è un “momento Penelope” inconfondibile, che torna in molti altri esempi letterari. E qualcosa in cui tutte le donne si riconoscono per averlo vissuto sulla loro pelle».

Una sorta di archetipo?

«Piuttosto un’attitudine tramandata e radicata nei secoli. Essendo qualcosa di appreso possiamo disimparare ad attuarla».

Lei nota come da allora la voce femminile in letteratura sia stata irrisa o svilita: ancora oggi quando le donne prendono la parola rischiano ingiurie. Accade anche a lei su Twitter: le sue battaglie coi troll sono celebri.

«C’è ancora chi considera la competenza femminile meno autorevole di quella maschile. E la situazione è più grave per le donne che fanno politica: un esempio è l’immagine di Hillary Clinton decapitata come Medea circolata in ambienti vicini a Donald Trump. O il tentativo di zittire la democratica Elizabeth Warren mentre leggeva una lettera di Coretta King in Senato. La scena ha dato vita allo slogan femminista Nevertheless she persisted, nonostante tutto è andata avanti. Quel “ nonostante tutto” indica che, anche se i tentativi di silenziare le donne falliscono, le cose non sono cambiate abbastanza».

Il silenzio come arma contro le donne nell’America moderna come nella Grecia antica?

«Per fortuna le cose in 3000 anni - e soprattutto negli ultimi 100 - sono cambiate. Non sminuisco i progressi: ma c’è ancora da fare».

Nel libro racconta delle lezioni prese da Margaret Thatcher per rendere la voce più profonda...

«Nei corsi di leadership alle donne si raccomanda ancora di abbassare il tono per renderla più calda: più maschile. Ma perché una voce acuta non è considerata autorevole?».

Lei conosce il passato: come vede il futuro?

«Conoscere la storia mi rende ottimista. Dobbiamo però restare vigili. In tempi di austerità economica i progressi che riguardano le donne subiscono i rallentamenti maggiori».

Il suo è un invito a lavorare sul nostro linguaggio, troppo discriminatorio: dobbiamo inventarne uno nuovo?

«Dovremmo riflettere sulle implicazioni di certe parole. In inglese “ambizioso” è un complimento se rivolto a un uomo, ma un insulto per una donna. Il linguaggio conta. Dobbiamo avviare un processo di aggiustamento e trovare un più giusto modo di esprimerci».


SUL TEMA, IN RETE E NEL SITO, CFR.:

UNA CATTOLICA, UNIVERSALE, ALLEANZA "EDIPICA"!!! IL MAGGIORASCATO: L’ORDINE SIMBOLICO DELLA MADRE, L’ALLEANZA DELLA MADRE CON IL FIGLIO, REGNA ANCORA COME IN TERRA COSI’ IN CIELO
-  DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO".

DONNE, UOMINI E MATEMATICA. La punta di un "iceberg": una "nota" del "disagio della civiltà"

LO SPIRITO CRITICO E L’AMORE CONOSCITIVO. LA LEZIONE DEL ’68 (E DELL ’89).

CREATIVITÀ: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETÀ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. Una sollecitazione a svegliarsi dal sonno dogmatico.

Federico la Sala


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