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COSMOLOGIA E CIVILTÀ. "PER LA CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA" DELLA RAGIONE ATEA E DEVOTA

KARL MARX RISPONDE A SALVATORE VECA, PRENDE LE DISTANZE DA ENGELS E RENDE OMAGGIO A FULVIO PAPI. Alcune precisazioni sulla sua intervista impossibile - raccolte da Federico La Sala

Salvatore Veca “intervista” Karl Marx: «Uno spettro si aggira per il mondo: sono io».
giovedì 8 novembre 2018
[...] Il mio invito fraterno, da compagno, è: sveglia! E’ ora di smetterla con i vecchi divertimenti di intellettuali di molti (non quattro) soldi, asserviti all’industria culturale del padrone di turno. Basta! Che “il mio faccione” - come dici - sia “tornato in giro per il mondo”, certamente non è il mio: è il vostro! Io sono sempre stato sempre con voi, nel presente - anche nel vostro presente! Solo che voi, immersi nel “sonno dogmatico” della (...)

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> KARL MARX RISPONDE A ---- MARXISTI RATZINGERIANI: QUANDO LA “SINISTRA” CELEBRA IL PAPA TEOLOGO (di Emilio Carnevali - "Adista")

lunedì 3 dicembre 2012

MARXISTI RATZINGERIANI: QUANDO LA “SINISTRA” CELEBRA IL PAPA TEOLOGO *

36949. ROMA-ADISTA. Sono stati in molti a sorprendersi per i nomi del “Pantheon” indicati dai vari candidati alle primarie del centrosinistra la sera del loro primo dibattito televisivo. In particolare per le scelte di Nichi Vendola e Pierluigi Bersani - entrambi provenienti dal Partito Comunista Italiano - che hanno citato come propri punti di riferimento due importanti uomini di Chiesa: rispettivamente il card. Carlo Maria Martini e Giovanni XXIII.

Lo stupore potrebbe venire meno scavando un po’ più a fondo nelle biografie dei due uomini politici. Vendola, che non ha mai nascosto la sua fede cattolica, è stato allievo di don Tonino Bello, vescovo della diocesi di Molfetta e successore di mons. Luigi Bettazzi alla presidenza di Pax Christi. E anche la passione di Bersani per i papi non è affatto una novità, dato che il segretario del Pd si è laureato in filosofia, all’Università di Bologna, con una tesi in storia del cristianesimo dedicata a papa Gregorio Magno ed è sempre stato molto attento, da presidente della Regione Emilia Romagna prima, e da ministro dell’Industria poi, agli interessi ecclesiastici.

Al di là degli aspetti frivoli della “questione Pantheon” - non sono mancate, in Rete, feroci ironie sulle scelte compiute dai due esponenti della sinistra -, è vero che il dialogo fra eredi della tradizione comunista italiana e mondo cattolico ha recentemente conosciuto originali momenti di incontro ed interlocuzione di grande profondità.

Il 16 ottobre del 2011 il quotidiano dei vescovi Avvenire pubblicava con molto risalto un manifesto di quattro intellettuali di formazione marxista - Giuseppe Vacca, Pietro Barcellona, Mario Tronti e Paolo Sorbi - intitolato “L’emergenza antropologica: per una nuova alleanza” (v. Adista n. 78/11). Nel testo emergeva uno sguardo assai interessato al magistero di Benedetto XVI, in modo particolare alla critica delle culture individualistiche ed edoniste sviluppata dal papa in molte riflessioni pubbliche: «La condanna del “relativismo etico”», scrivevano i quattro, «non travolge il pluralismo culturale, ma riguarda solo le visioni nichilistiche della modernità che, seppur praticate da minoranze intellettuali significative, non si ritrovano a fondamento dell’agire democratico in nessun tipo di comunità: locale, nazionale e sovranazionale. Il “relativismo etico” permea, invece, profondamente, i processi di secolarizzazione, nella misura in cui siano dominati dalla mercificazione. Ma non è chi non veda come la lotta contro questa deriva della modernità costituisca l’assillo fondamentale della politica democratica, comunque se ne declinino i principi, da credenti o da non credenti». Ecco quindi le basi per un’alleanza, o quantomeno un dialogo, fra critici della modernizzazione capitalistica intesa come dissoluzione di ogni legame comunitario - con conseguente sussunzione di ogni sfera della vita agli imperativi del profitto - e spiritualismo cattolico diffidente verso le potenzialità nichiliste della modernità stessa, o meglio della sua volontà di autosufficienza rispetto alle domande ultime di senso. È nella condivisione di una cultura del limite che può essere rintracciato anche il comune terreno di confronto per quei temi “eticamente sensibili” che nel passato recente hanno tanto diviso l’opinione pubblica del nostro Paese.

Alla pubblicazione del manifesto seguì un acceso dibattito, i cui contributi sono stati raccolti nel volume Emergenza antropologica: per una nuova alleanza tra credenti e non credenti (Guerini e Associati, 2012) che ospita interventi di personalità di diversa provenienza culturale e politica come Vittorio Possenti, Franco Totaro, Emma Fattorini, Pierangelo Sequeri, Massimo De Angelis, Roberto Ronza, Luigi Amicone, Pasquale Serra, Claudio Sardo, Andrea Olivero, Paolo e Luca Tanduo, e Gabriella Cotta.

Inoltre, il quotidiano dei vescovi ha promosso un ciclo di incontri con i firmatari del manifesto. Il 1 novembre 2012 è stata pubblicata una conversazione fra Vittorio Possenti e Mario Tronti. La settimana successiva quella fra Paolo Sorbi e Mauro Magatti, poi quella fra Pietro Barcellona e Paola Ricci Sindoni. Il ciclo si è concluso lo scorso 21 novembre con il dibattito fra il direttore dell’Istituto Gramsci, Giuseppe Vacca, e il giurista cattolico, ed ex presidente del Comitato nazionale di bioetica, Francesco D’Agostino.

D’altra parte la rinnovata attenzione degli ambienti intellettuali post-comunisti verso questi temi - e verso il mondo cattolico più “ortodosso” - non è confinata solo entro le pagine di Avvenire. Ne è un significativo esempio il libro di uno degli uomini politicamente più vicini a Bersani, il responsabile economia e lavoro del Pd Stefano Fassina. Nel suo libro Il lavoro prima di tutto (Donzelli, 2012) Fassina ha scritto che «nello smarrimento post-Lehman Brothers, la Chiesa di Benedetto XVI, sulla scia di un pensiero secolare, è stata un punto di riferimento. Ha messo a nudo le radici etiche, culturali, e politiche dell’equilibrio saltato: l’individualismo utilitaristico e il primato dell’economia sulla politica». E non sorprende che al keynesiano Fassina sia piaciuta un’enciclica cui ha ampiamente collaborato un economista per certi aspetti distante dall’ortodossia neoclassica come Stefano Zamagni. «La sfida per segnare in senso progressivo la “grande transizione” in corso», aggiungeva infatti il responsabile economia del Pd nel capitolo finale del suo libro, «investe il “senso del lavoro”, prima ancora che il piano programmatico. È la sfida che la Caritas in veritate di Benedetto XVI, l’analisi più lucida della fase, pone alla politica. È la sfida sulla quale siamo impegnati: ridefinire il senso del lavoro per affermare, nel quadro di una economia oggi senza regole democratiche, un “neo-umanesimo laburista”». (emilio carnevali)

* Adista Notizie n. 44 del 08/12/2012


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