Morto il filosofo Fulvio Papi, aveva 92 anni. Poco tempo fa aveva chiesto la tessera Anpi: "Il tempo è troppo breve"
a cura della redazione Milano (la Repubblica, 21.11.2022)
Per 35 anni ha insegnato Filosofia teoretica all’università di Pavia, presidente onorario della Casa della Cultura di Milano. Con Vegetti e Fabietti aveva curato i manuali di filosofia per i licei molto diffusi negli anni ’70 e ’80
Il filosofo Fulvio Papi, professore emerito di Filosofia teoretica all’Università di Pavia, dove ha insegnato dal 1965 al pensionamento, è morto nella sua casa di Milano all’età di 92 anni. Papi ha interpretato i classici della filosofia (Bruno, Kant, Hegel, Marx) e ha percorso le linee essenziali della filosofia contemporanea, elaborando negli ultimi trent’anni un disegno interno al ’fare filosofico’ come scrittura che configura "spazi di mondo e orizzonti di senso". Con Mario Vegetti, Franco Alessio e Renato Fabietti, Papi ha curato, per l’editore Zanichelli, il manuale di filosofia per i licei, in tre volumi, "Filosofie e società", assai diffuso negli anni ’70 e ’80.
Nato a Trieste il 16 agosto 1930, Papi si laureò in filosofia all’Università Statale di Milano con Antonio Banfi. Dal 1951, data della sua fondazione, seguì la rivista fondata dal filosofo Enzo Paci, "Aut-Aut". Dal 1952 lavorò come redattore al giornale socialista "Avanti!", prima per la pagina culturale, poi per la politica estera, infine nel 1963-4 come vice-direttore del giornale con la direzione politica di Riccardo Lombardi. Papi contribuì all’elaborazione teorica dell’autonomia socialista con la concezione delle grandi riforme sociali per via democratica e parlamentare (le riforme ’’’rivoluzionariè) propria della linea politica di Riccardo Lombardi. Fallita politicamente questa prospettica, Papi tornò interamente agli studi filosofici e al lavoro universitario. Dopo cinque anni di assistentato all’Università Statale di Milano, ha insegnato per 35 anni Filosofia teoretica all’Università di Pavia.
Tra i suoi libri figurano: "Il pensiero di Antonio Banfi" (Parenti, 1961); "Antropologia e civiltà nel pensiero di Giordano Bruno" (La Nuova Italia, 1968); "Cosmologia e civiltà. Due momenti del Kant precritico" (Argalia Editore, 1969); "Capire la filosofia" (Ibis, 1993); "Il sogno filosofico della storia. Interpretazioni sull’opera di Marx" (Guerini e Associati 1994); "La passione della realtà. Saggio sul fare filosofico" (Guerini e Associati, 1998); "Racconti della ragione. Saggi filosofici sul pensiero e la vita" (Thélema Edizioni, 1998); "Lezioni sulla Scienza della logica di Hegel" (Ghibli, 2000); "Giordano Bruno. La costruzione delle verità" (Mimesis, 2010). Presidente del Comitato scientifico della Fondazione Corrente, Papi è stato vicepresidente e poi presidente onorario della Casa della cultura di Milano e dirigeva la rivista filosofica "Oltrecorrente".
Ancora a maggio Papi, che è stato anche insignito dell’Ambrogino d’oro come cittadino benemerito della città di Milano, aveva partecipato all’inaugurazione dei giardini dedicati a Renato Boeri davanti al Politecnico. A ricordarlo c’è anche Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale: "La notizia mi ha profondamente addolorato. Con Fulvio perdiamo un protagonista della vita culturale del nostro Paese, un riferimento indispensabile per tutti noi. Un paio di anni fa Fulvio ha chiesto l’iscrizione all’Anpi con una lettera che conserverò sempre tra i miei documenti più preziosi.
Nella lettera, avente come oggetto "Domanda di iscrizione all’Anpi", Fulvio scrive: "Nel periodo 1942-45 ero studente presso il collegio Rosmini di Stresa, appartenevo a una famiglia di tradizione antifascista, politicamente socialista. Ho fiancheggiato idealmente (data l’età) la formazione partigiana 7a Brigata Stefanoni che dal marzo 1944 si andava costituendo nella zona tra Signese e il Mottarone. Il suo ultimo comandante fu lo studente di Medicina Renato Boeri, poi celebre neurologo, che dal dopoguerra divenne un amico carissimo che ho seguito sino all’ultimo giorno e commemorato come direttore dell’Istituto Besta. Divenni anche amico fraterno di Aldo Aniasi, allora comandante Iso. Iso, con grande generosità, mi associava alle riunioni partigiane che un tempo si tenevano in occasione del premio Omegna."
La lettera si conclude così: "Una comprensibile ragione di pudore - dato che Fulvio, giovanissimo, non aveva partecipato alla Resistenza - mi consigliava di non chiedere l’iscrizione all’Anpi. Ma ora il tempo è troppo breve." Non avevo perso un minuto di tempo, dopo avere ricevuto la lettera di Papi. Mi ero subito precipitato nella sua abitazione e da allora sono iniziati, in modo costante, colloqui e incontri, per me estremamente importanti e formativi. Ho incontrato Fulvio il 22 luglio scorso. In quell’occasione Fulvio mi ha raccontato degli anni dell’occupazione nazifascista a Stresa e di avere avuto più paura delle Brigate nere fasciste che degli stessi tedeschi. Ci eravamo sentiti qualche giorno fa. In quell’occasione Fulvio mi aveva espresso, come sempre, con grande lucidità e chiarezza, le sue preoccupazioni per l’escalation del conflitto in Ucraina e per il minacciato ricorso all’uso di armi nucleari, che segnerebbero la distruzione della vita sul nostro pianeta. Ai familiari esprimo anche a nome dell’Anpi Provinciale di Milano commossa e affettuosa vicinanza".
CULTURA
Fulvio Papi, l’ultima voce della «scuola di Milano»
ADDII. La scomparsa del filosofo che insegnò per 35 anni all’ateneo di Pavia, scrivendo volumi su Giordano Bruno, Kant, Hegel e Marx
di Fabio Minazzi (il manifesto, 24.11.2022)
A novantadue anni si è spento domenica un importante filosofo come Fulvio Papi. Nato a Trieste nel 1930, ha sempre vissuto a Milano, dove si è laureato in Statale con Antonio Banfi (1886-1957), di cui è diventato assistente, mentre ha iniziato a lavorare al quotidiano socialista Avanti!, prima per la pagina culturale, poi per la politica estera e, infine, come vice-direttore, collaborando con Riccardo Lombardi (1901-1984). In questa veste, allo scoppio dei «fatti d’Ungheria» (1956), pubblicò, in prima pagina sull’Avanti!, un coraggioso corsivo, in cui difendeva apertamente gli studenti e gli operai insorti, mentre l’Unità, diretta da Pietro Ingrao inneggiava ai carri armati sovietici.
LA SUA FORMAZIONE ha trovato una straordinaria realizzazione nella monografia Il pensiero di Antonio Banfi (1961), con cui il pensiero del filosofo milanese è inserito, in modo coerente e rigoroso, nel contesto internazionale, illustrando le differenti movenze del razionalismo critico. Questo imprinting riemerge nell’Antropologia e civiltà di Giordano Bruno (1968, poi 2006) che costituisce, ancor oggi, un punto di riferimento per gli studi bruniani perché la filosofia del nolano è declinata alla luce dei grandi temi della modernità.
LASCIANDO IL LAVORO giornalistico, Papi diventa docente di Filosofia teoretica nell’ateneo di Pavia, dove insegna per 35 anni, dando vita a una regolare e originale attività di studio e ricerca, documentata dai suoi numerosissimi volumi. Tra questi si segnalano gli studi sul Kant precritico (Cosmologia e civiltà, 1969), su Marx (Il sogno filosofico della storia, 1994 e il fondamentale Dalla parte di Marx, 2014, in cui delinea la genealogia critica della contemporaneità), su Hegel (2000), su Antonia Pozzi (2009 e 2013), sulla filosofia dell’arte (1992), sul fare filosofico (1998), sull’ontologia (2005), sul pensiero del nulla (2009), su Bruno (2010) e via dicendo.
INTRECCIANDO pensiero e memoria, Papi costruisce un suo originale stile che matura in Vita e filosofia (1990), in cui la «scuola di Milano» (Banfi, Cantoni, Paci e Preti) è studiata nelle sue movenze e nelle sue varie progettualità, volte a costruire una nuova teoresi in grado di riscattare l’Italia dalla cultura fascista. Fioriscono così indagini sui Racconti della ragione (1998), La memoria ostinata (2005), Banfi, dal pacifismo alla questione comunista (2007), la formazione in epoca fascista (Per andare dove, 2020 e Figli del tempo, 2021).
CON PAPI MUORE l’ultima grande voce della «scuola di Milano» che si intreccia con la cultura di questa città che già Gramsci, negli anni Venti, segnalava costituire il «problema Milano». A Milano esiste infatti una tradizione di ascendenza internazionale e illuminista che attesta la vocazione europea di questa metropoli nel momento stesso in cui pone alle forze della sinistra il compito di costruire una nuova cultura alternativa a quella che nutre il fascismo permanente della nostra tradizione.