Comunicato
Esce il 15 ottobre nelle librerie "La cattedrale d’Europa. La Sagrada Familia, la sfida di Gaudì alla modernità" (edizioni San Paolo, 8,50 euro). L’autore è Luca Nannipieri, saggista, che scrive di arte e beni culturali sui quotidiani Il Giornale, Libero ed Europa.
La tesi del libro è una rilettura innovativa di uno dei monumenti artistici più visitati al mondo: la Sagrada Familia di Antoni Gaudì a Barcellona. Per Nannipieri, Antoni Gaudì (1852-1926) ha costruito un popolo attorno alla cattedrale, ben più che la cattedrale stessa. "Chi ammira soltanto la bellezza travolgente della chiesa deve sforzarsi di capire la vera sfida che Gaudì ha voluto lanciare al nostro tempo" afferma Nannipieri, che prosegue: "A Gaudì interessava costruire un popolo - e questo ha fatto - ben più che uno stile artistico. La bellezza della Sagrada Familia non è tanto nel suo stile, ma nel suo essere in costruzione, nel suo venire su grazie alla volontà di libere donazioni, liberi lavori offerti gratuitamente, libere consegne donate affinchè venisse realizzata.
Non è un’opera voluta da un imperatore, o da un pontefice, o da una cerchia di aristocratici. E’ una grande chiesa costruita grazie a donazioni, iniziata grazie alla volontà di una piccola associazione di fedeli di San Giuseppe, che ha cominciato a raggranellare soldi, aiuti, sostegni, appoggi. Poteva diventare una piccola o una modesta chiesa, ma poi è arrivato Gaudì. E mentre la elaborava con schizzi, progetti, disegni, abbozzi, ha iniziato nel tempo stesso ad aggregarci persone, a richiamare gli individui affinché avessero cura di questa chiesa. "Per realizzarla dobbiamo contribuire tutti, perché deve essere la chiesa di un popolo, di un popolo intero" diceva. "Non vorrei terminare io i lavori. Un’opera del genere deve essere figlia di tempi lunghi, la sua vita deve dipendere dalle generazioni che se la tramandano e con le quali la chiesa vive e si incarna".
E così la chiesa, nata da un’idea di una piccola associazione, ha iniziato nei decenni ad essere seguita e incoraggiata da un numero crescente di persone che donavano i propri soldi, i propri aiuti, i propri lavori. Venivano prima da tutta Barcellona per vederla crescere - questa cattedrale - poi da tutta la Catalogna, poi da tutta la Spagna.
Quando Gaudì è morto, aveva costruito attorno alla chiesa (di cui si vedeva solo una minimissima parte) una tale forza simbolica e aggregante che parteciparono in 100 mila al suo funerale. E la costruzione della Sagrada Familia non si è fermata con la sua morte, ma è proseguita nonostante la Guerra Civile, la dittatura di Franco, la distruzione di quasi tutto il materiale di studio di Gaudì, nonostante l’assassinio di molte persone che hanno lavorato per l’edificazione di questa cattedrale. Una cattedrale venuta su per libere donazioni, per libera volontà di una comunità, che è divenuta poi un popolo. La chiesa non è tuttoggi ancora finita, ma è già un simbolo la sua stessa costruzione.
Qual è infatti l’insegnamento? La Sagrada Familia può essere oggi un grande punto di riferimento per tutti quei gruppi, comitati, associazioni, libere insorgenze che nascono nei territori e vogliono salvare il senso della loro piccola pieve, della loro basilica, della loro certosa. La Sagrada Familia rappresenta in Europa l’esempio massimo di quanto possono fare le libere insorgenze di persone e comunità attorno ad un luogo cristiano>>.
Francesca Briganti
Ufficio stampa Centro studi umanistici dell’abbazia di San Savino
www.lucanannipieri.com