una “parabola” è un paragone o una similitudine, una breve narrazione, di solito immaginaria, da cui si ricava una morale o una verità spirituale.
Le illustrazioni o parabole servono come efficace mezzo didattico in almeno cinque modi: (1) Colpiscono e tengono viva l’attenzione; poche cose suscitano interesse come un’esperienza o un racconto. Chi non conosce le illustrazioni del figlio prodigo e della pecora smarrita? (2) Stimolano la facoltà di pensare; uno dei migliori esercizi mentali è scoprire il significato di un paragone, per cogliere le verità astratte così presentate. (3) Fanno leva sui sentimenti e, dal momento che in genere le verità vengono applicate in maniera pratica, toccano la coscienza e il cuore dell’ascoltatore. (4) Aiutano a ricordare; in seguito si può ricostruire la storia e farne un’applicazione. (5) Preservano la verità, poiché sono sempre applicabili e comprensibili in qualunque momento ed epoca. Ciò avviene perché si basano sulle realtà della vita e della natura, mentre semplici parole possono cambiare significato. Questa è una delle ragioni per cui le verità della Bibbia conservano ancora tutta la loro freschezza, come all’epoca in cui furono pronunciate o scritte.
Come si è già detto, lo scopo principale delle illustrazioni è quello di insegnare. Ma le illustrazioni della Bibbia si prefiggono anche altri obiettivi:
(1) Il fatto che a volte bisogna andare a fondo per afferrarne il pieno, profondo e toccante significato tende a scoraggiare coloro che non amano Dio e che mostrano un interesse solo superficiale, cioè quelli che non desiderano sinceramente conoscere la verità. (Mt 13:13-15) Dio non intende radunare persone del genere. Le illustrazioni spingevano gli umili a chiedere ulteriori spiegazioni, ma non gli orgogliosi. Gesù disse: “Chi ha orecchi ascolti”. Mentre la maggior parte delle folle, dopo aver sentito parlare Gesù, se ne andavano, i discepoli rimanevano per chiedergli spiegazioni.
Invictus William Henley
Dal profondo della notte che mi avvolge, buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,, ringrazio quali che siano gli dei per la mia inconquistabile anima.
Nella morsa delle circostanze, non mi sono tirato indietro, ne’ ho pianto. Sotto i colpi d’ascia della sorte, il mio capo sanguina, ma non si china.
Più in là, questo luogo di rabbia e lacrime appare minaccioso ma l’orrore delle ombre, e anche la minaccia degli anni non mi trova, e non mi troverà spaventato.
Non importa quanto sia stretta la porta... quanto piena di castighi la vita. Io sono il padrone del mio destino. Io sono il capitano della mia anima.
Distinti saluti a TUTTI