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LA PAROLA, LA GIUSTIZIA E LA CARITA’, CONTRO LA VIOLENZA E LA MENZOGNA. ORA E SEMPRE RERSITENZA ...

QUESTA LOTTA VI RIGUARDA: LA LEZIONE DI ALBERT CAMUS. Corrispondenze per ’Combat’ 1944-1947. Una nota di Francesco Tomatis - a c. di Federico La Sala

(...) confessa Tarrou ne La peste , «ho capito come tutte le disgrazie degli uomini derivino dal non tenere un linguaggio chiaro»: al­lora «basta dire la verità perché la menzogna stessa si sgonfi».
venerdì 24 dicembre 2010
[...] «Attraverso i cinque conti­nenti, negli anni a veni­re, verrà ingaggiata una lotta senza quartiere tra la violenza e la parola. È vero che le possibilità di vittoria della prima sono mille volte superiori a quelle della seconda. Ma ho sempre pensato che se chi spera nella condizione umana è un pazzo, chi dispera degli eventi è un vile. E or­mai l’unico motivo d’onore sarà ingaggiare quella formidabile scom­messa che deciderà una buona volta se le parole sono più forti delle (...)

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> QUESTA LOTTA VI RIGUARDA: LA LEZIONE DI ALBERT CAMUS. --- Tra il ‘44 e il ‘47 Camus lavorò per Combat. Già celebre, il filosofo firmò articoli che ne fecero una delle voci più insigni della Francia del dopoguerra (di Anna Tito).

martedì 4 gennaio 2011


-  Il giornale. Lo scrittore firmò per «Combat», quotidiano della Resistenza francese, 165 articoli
-  In Italia gli scritti vengono ora pubblicati per la prima volta da Bompiani tradotti da Sergio Arecco

-  Camus: corrispondenze profetiche dalla Francia del dopoguerra
-  «Non possiamo sfuggire alla storia ma possiamo lottare dentro la storia»

-  Tra il ‘44 e il ‘47 Camus lavorò per Combat, organo di stampa della Resistenza francese uscito dalla clandestinità.
-  Già celebre, il filosofo firmò articoli che ne fecero una delle voci più insigni della Francia del dopoguerra.

-  di Anna Tito (l’Unità, 04.01.2011)

Lunedì 21 agosto 1944, venduto dagli strilloni in Parigi liberata, il quotidiano «Combat», principale organo di stampa della Resistenza francese, uscì dalla clandestinità, al suo cinquantanovesimo numero, con Albert Camus caporedattore ed editorialista. Già celebre, lo scrittore e filosofo firmò per «Combat», fino al giugno del 1947, ben centosessantacinque articoli.

Dagli scritti, finora inediti in Italia e ora pubblicati da Bompiani (Albert Camus, Questa lotta vi riguarda. Corrispondenze per Combat 1944-1947, trad. di Sergio Arecco, 626 pp., 19,50 euro), emerge che Camus pervenne a scandire speranze, sogni e illusioni degli ormai ex-resistenti che intendevano «restituire al Paese la sua voce profonda». Trattando di Resistenza, Francia, Algeria, quella dello scrittore appare una voce profetica tra guerra e dopoguerra, fra impegno e disincanto: «non possiamo sfuggire alla storia ma possiamo lottare dentro la storia per difendere la dignità dell’uomo»: all’insegna di questo motto, la vita di Camus divenne tutt’una con quella di «Combat», fino a fare del quotidiano una delle pagine più insigni della stampa francese.

Fu fra i pochi a lanciare l’allarme, da subito, per le drammatiche conseguenze dello sganciamento della bomba atomica su Nagasaki e Hiroshima: «La civiltà meccanica è appena giunta al suo ultimo grado di barbarie», scrisse angosciato l’8 agosto del 1945, e prosegue: «Dinanzi alle terrificanti prospettive che si aprono agli occhi dell’umanità, ci convinciamo ancor meglio che quella per la pace è l’unica battaglia che valga la pena di combattere». Dagli anni della clandestinità, passando dai giorni convulsi della Liberazione e fino al 1947, gli editoriali riproposti permettono di cogliere, giorno per giorno, come Camus divenne, per dirla con François Mauriac, «l’uomo che avrà aiutato tutta una generazione a prendere coscienza del proprio destino», o ancora «il nostro giovane maestro», ovvero un moralista ossessionato dalla propria coscienza.

Questi scritti ci permettono di rivivere l’epurazione in Francia in seguito alla Liberazione, l’ascesa del Partito comunista, l’ammonimento ai francesi circa la necessità di riconoscere i diritti della popolazione araba. Di fronte all’incipiente guerra fredda, nel 1946, Camus riafferma le ragioni del dialogo fra i popoli. E sempre controcorrente, con la serie «Né vittime né carnefici» ribadisce la propria ostilità al bolscevismo.

Ma discorre anche di letteratura americana, ammettendo che per scrivere il suo capolavoro, Lo Straniero, ha tratto ispirazione dalla narrativa di Steinbeck e di Hemingway, che bolla però di «letteratura da rotocalco» e il capolavoro Per chi suona la campana, gli appare nient’altro che «una storia d’amore nello stile Metro-Goldwyn-Mayer».

La collaborazione a «Combat» si conclude con una lettera indirizzata al poeta surrealista René Char sulla condanna a morte di due algerini accusati di diserzione di fronte al nemico, nel pieno della disfatta del 1940, e un accorato appello alla morale: «Vi chiediamo di confrontare tale implacabile sentenza con quella emessa nei confronti dei generali accusati di avere offerto i loro servizi al nemico».


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