Landini non cede: accordo illegittimo non firmeremo mai
Il segretario Fiom convoca la stampa dopo aver incassato il sostegno della Cgil: «Non è la Fiat che decide se noi esistiamo o no, questo lo decidono i lavoratori»
La settimana del referendum su Mirafiori si apre con una Fiom battagliera.
Landini: «Non siamo il sindacato dei “no”, abbiamo firmato mille accordi. La partita Fiat non è chiusa, riusciremo a riaprirla con l’aiuto di tutti».
di Massimo Franchi (l’Unità, 11.01.2011
Per adesso, Marchionne fa bene alla Fiom. Mai visti tanti giornalisti e fotografi per una conferenza stampa, tanta attenzione nella palazzina di Corso Trieste, sede dei metallurgici della Cgil. Lo scontro con l’ad canado-abruzzese ha portato in dote tanti nuovi adepti, se è vero che le elezioni per le Rsu segnano nel dopo Pomigliano un avanzamento del 6%, con un arretramento di Fim e Uilm, vicini di casa a Corso Trieste. Maurizio Landini e i suoi però sono consapevoli che la partita Mirafiori «mette a rischio l’esistenza stessa del sindacato» e allora provano a sfruttare la (mai avuta) attenzione mediatica per trovare tutto l’aiuto di cui hanno bisogno nell’impari sfida con il Lingotto globalizzato. Una «partita che vogliamo riaprire», attacca Landini. La settimana che porta al referendum su Mirafiori parte con una Fiom battagliera. Dopo la "partita patta" nell’incontro-scontro con la Cgil di domenica, il segretario rilancia la lotta e le ragioni del suo sindacato. Se, è notizia di domenica, la Cgil sosterrà in pieno lo sciopero generale del 28 gennaio, la lotta della Fiom contro «la vergogna di Mirafiori» si allarga coinvolgendo «studenti e confrontandosi con tutte le forze politiche».
Giovedì invece tutta la dirigenza dei metallurgici della Cgil si sposterà ai cancelli di Mirafiori dove è prevista l’assemblea con i lavoratori. «Proprio per rispetto ai 5mila di Mirafiori sui quali non può ricadere la responsabilità di un referendum ricatto dove si dice "O voti Sì o si chiude", ci prendiamo la responsabilità di dire che noi l’accordo non lo firmiamo nemmeno se vincono i Sì spiega Landini -. Lo facciamo perché quell’accordo è illegittimo e cercheremo di dimostrarlo con i nostri legali». Landini poi vuole sfatare il mito di una Fiom sempre contro: «Nel 2010 abbiamo firmato mille accordi che riguardano 230 mila metalmeccanici, dalla Ferrari alla Brembo, dalla Whirpool a quella Lamborghini che è della Wolkswagen. Forse siamo il sindacato che ha firmato più accordi».
GIOVEDÌ AI CANCELLI
Intanto a Torino ieri sono tornati al lavoro 800 operai di Mirafiori: la Fiom ha distribuito loro l’accordo firmato dagli altri sindacati con una copertina di un manifesto del 1969 dal titolo "Se cedi un dito, ti prendono un braccio". «È attualissimo spiega Giorgio Airaudo ed è la sintesi di un contratto che in pochi conoscono: 70 pagine sottoscritte in uno stanzino da delegazioni ristrette sotto il ricatto della Fiat. Era giusto informare i lavoratori, come è giusto chiedere a Marchionne se è vero, come scrive qualcuno, che il contratto Chrysler Fiat prevede che peggio va la Fiat in Italia, meno dovrà sborsare il Lingotto. Ecco, noi cerchiamo di fare un’operazione verità e non giochiamo d’azzardo sulle percentuali dell’esito del referendum». «Di una cosa posso assicurare Marchionne chiosa Landini non è la Fiat che decide se esiste la Fiom, questo lo decidono i lavoratori, i nostri 370mila iscritti, perché esistiamo da 110 anni e da 100 (anno di fondazione della Cgil) abbiamo deciso di essere un sindacato confederale».
Il segretario della Cgil risponde alla lettera dei delegati della fabbrica pubblicata dall’Unità.
«Il modello Marchionne non va bene, la Cgil rispetterà le scelte dei lavoratori»
di Susanna Camusso (l’Unità, 11.01.2011)
Care compagne, Cari compagni, che la CGIL sia con voi e con le lavoratrici e i lavoratori di Mirafiori e Pomigliano per tenere aperta la prospettiva di un cambiamento e che sia con voi nel dire no all’accordo voluto da Fiat e sottoscritto da altri, non vi è alcun dubbio.
E non è certo solidarietà, ma la profonda convinzione che il Modello Marchionne propone condizioni di lavoro che non vanno bene, sottrae diritti, mette in discussione la libertà dei lavoratori di essere rappresentati. No a quegli accordi è senza alcun dubbio il sentire di tutta la CGIL.
Per questo, per rispettare ed essere a fianco dei lavoratori abbiamo detto di votare no, ci sembrava insufficiente criticare e giudicare l’uso del referendum, tema tutto vero, che viene, se mi permettete, un momento dopo lo stare insieme ai lavoratori e alle lavoratrici. Un minuto dopo il provare ad aiutarli a dire no.
Con grande rispetto per il travaglio che i lavoratori e le lavoratrici di Mirafiori avranno, proponendogli il no, e rispettando chi sceglierà il si. Perché la funzione di un sindacato è organizzare, tutelare i lavoratori, proporgli le vie del cambiamento, del miglioramento delle loro condizioni. Proprio perché questa è la nostra funzione, diciamo no a quell’accordo che peggiora le condizioni di lavoro e viola diritti che riteniamo indisponibili.
Se questa è la nostra funzione, direi la nostra ragion d’essere, la domanda che segue e che proponiamo a tutte e tutti è quella della ricerca della soluzione migliore.
Se dovesse prevalere il si, se venisse sconfitta la nostra idea di votare no, ma comunque anche se si ritenesse non valido il referendum, si applicherà quell’accordo; come ottempereremo allora alla nostra funzione di rappresentanza dei lavoratori, come ricostruiremo le condizioni del cambiamento?
Questa la domanda che dobbiamo proporci proprio perché siamo insieme e vicini. Insieme oggi nel giudicare, ma pronti ad interrogarci per traguardare un futuro dentro le aziende Fiat.
Sicuramente possiamo, vogliamo, dobbiamo incontrarci per fare insieme le riflessioni che la vertenza propone a tutti noi. Vi so in questi giorni impegnati nelle assemblee e nella campagna elettorale, organizzeremo per i giorni successivi. Con affetto.