Inviare un messaggio

In risposta a:
CHE LA DEA "GIUSTIZIA" ("MAAT") SOSTENGA IL POPOLO EGIZIANO NEL SUO CAMMINO ...

L’EGITTO E LA NOSTRA VERGOGNA: ROMA TACE. "L’occasione che perderemo": una nota di Lucio Caracciolo - con aggiornamenti (nel forum), a cura di Federico La Sala

Mentre tutto il mondo si preoccupa del dopo-Mubarak, noi ci dilaniamo sulla "nipote" (...)
venerdì 11 febbraio 2011 di Federico La Sala
[...] Nell’Egitto khedivale l’italiano era lingua franca, usata nell’amministrazione pubblica. Un tipografo di origine livornese, Pietro Michele Meratti, vi fondò nel 1828 il primo servizio di corrieri privati, la Posta Europea, poi assurto a monopolio pubblico. Le diciture delle prime serie di francobolli egiziani erano in italiano. Decine di migliaia di italiani, tra cui molti ebrei, abitavano il Cairo e Alessandria, dove i segni del "liberty alessandrino" sono ancora visibili. La nostra (...)

In risposta a:

> L’EGITTO --- La mia speranza è che per Giulio la giustizia possa seguire il suo percorso dovuto e regolare (di Ilaria Cucchi)

martedì 29 marzo 2016

Non costringeteli a mostrare la foto di Giulio

di Ilaria Cucchi (L’Huffington Post, 29/03/2016)

Un lutto è qualcosa di profondamente intimo.

L’elaborazione del lutto richiede del tempo: il tempo necessario per comprendere, fino ad arrivare al momento di capire dentro noi stessi che possiamo ’lasciarlo andare’.

Richiede dei modi, magari viverlo nel calore dei propri affetti.

Lottare per la verità non consente quasi mai nulla di tutto ciò. La ricerca della verità non dà la possibilità di elaborare quel lutto.

Battersi, giorno dopo giorno, per poter sapere significa rivivere in ogni singolo istante quello stesso identico dolore, senza mai completamente elaborarlo, quando ’sapere’ è il solo modo per poter provare ad andare avanti con la propria vita.

Così capita che una famiglia viva un dramma che non avrebbe immaginato nemmeno nel peggiore degli incubi. E capita che quella famiglia si ritrovi improvvisamente da sola, contro tutto e tutti.

Da sola, a dover tentare di dimostrare qualcosa che appare evidente. E così quel dolore va messo da parte, va congelato, messo in stand by. Non c’è tempo di piangere. Bisogna darsi da fare. Bisogna poter ’dimostrare’.

Così è capitato alla mia famiglia: dopo ore di riflessioni e discussioni siamo arrivati alla decisione sofferta di pubblicare le foto del corpo martoriato di mio fratello. Mia madre continuava a ripetere che Stefano non avrebbe mai voluto che qualcuno lo vedesse in quella maniera, ma non c’era altra scelta mentre chi avrebbe dovuto fare qualcosa continuava a parlare di caduta dalle scale.

È stata, la nostra, una scelta tanto sofferta quanto indispensabile.

La mia speranza è che non debba servire mai più.

La mia speranza è che per Giulio la giustizia possa seguire il suo percorso dovuto e regolare e che la sua famiglia non sia sottoposta ad un’ulteriore violenza.

Mi rasserena il fatto che, almeno in questo caso, nel nostro Paese non ci sarà un medico legale pronto a sostenere le tesi più bizzarre pur di affermare che tutto sommato non è successo niente, ma viceversa ci sarà una persona onesta che ha a cuore solo la verità. Senza se e senza ma.

Mi rasserena la certezza che la Procura di Roma non abbandonerà la famiglia Regeni.

Che i colpevoli paghino per la morte di quel ragazzo bello, positivo e che aveva tutta la vita da vivere. Che la sua famiglia non sia costretta a mostrare le foto di Giulio.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: