«S’avvera infine il sogno dei lunghi giorni di prigionia»
Parla la scrittrice rientrata in patria durante la rivolta contro l’oppressione. «Sono commossa Stiamo riscattando la nostra dignità calpestata»
di U.D.G.(l’Unità, 02.02.2011)
Questa Piazza piena di rabbia e di dignità l’avevo sognata da una vita. La speranza di una rivolta morale del mio popolo mi aveva tenuto compagnia nei lunghi giorni di carceri e nelle mie peregrinazioni all’estero. Non è la paura il sentimento predominante, ma la felicità. Sì, la felicità di poter vedere una rivoluzione, esserne una piccola parte, per questo non mi sono persa una manifestazione. Ora questa speranza si è fatta realtà. L’Egitto si è ribellato al despota, riscattando se stesso e una dignità calpestata da un regime che ha fallito sotto tutti i punti di vista. Per questo sono tornata in patria, per essere vicina alle donne e agli uomini che stanno scrivendo la storia dell’Egitto riappropriandosi del loro futuro».
Non trattiene la commozione Nawal El Saadawi, l’autrice egiziana femminista più conosciuta e premiata. I suoi scritti sono tradotti in più di trenta lingue in tutto il mondo. Per le sue battaglie in difesa dei diritti delle donne e per la democrazia nel mondo arabo, la scrittrice egiziana, 80 anni, fiera oppositrice del regime al potere, compare su una lista di condannati a morte emanata da alcune organizzazioni integraliste. L’Unità l’ha raggiunta telefonicamente al Cairo poco prima che la scrittrice si unisse alla marea umana che ha invaso le strade della capitale egiziana.
Come definirebbe ciò che sta scuotendo il suo Paese, l’Egitto?
«Una rivoluzione di popolo. Un popolo che si ribella al despota, che trasforma la rabbia accumulata in trent’anni di regime autoritario in energia positiva, in volontà di cambiamento. La piazza è unita. Non c’è distinzione tra laici e musulmani, destra o sinistra. Ora tutte le forze politiche di opposizione fanno a gara per essere alla guida del movimento, ma la verità è che si tratta di un movimento spontaneo, scaturito dalla ribellione della gente che si è unita insieme per chiedere la libertà, la giustizia sociale, la fine della corruzione, l’indipendenza e l’uguaglianza. Leggo che in Occidente ci si appassiona a individuare un leader, a indicare il possibile anti-Mubarak. È un approccio sbagliato che non tiene conto del vero dato di novità di questa rivoluzione popolare».
Quale sarebbe questo dato di novità?
«Sono i giovani. Sono loro i veri protagonisti. Scendendo in piazza si stanno riappropriando del loro futuro e di quello del Paese».
C’è chi teme una deriva integralista della rivolta...
«Sono gli stessi che hanno sempre difeso il regime di Mubarak come tutte le altre gerontocrazie arabe. L’America, l’Europa sapevano bene che il regime di Mubarak, come quello di Ben Ali o la satrapia oscurantista saudita facevano scempio dei diritti, affossavano ogni istanza di libertà, ma non importava, perché questi regimi “facevano argine al fondamentalismo”. Una visione miope, che ora si vorrebbe rilanciare facendo credere che chi si sta battendo per la libertà non fa che il gioco dei Fratelli musulmani. Si sbagliano e di grosso. Certo, tra i manifestanti c’è chi simpatizza per loro, ma la verità è che all’inizio la Fratellanza Musulmana vedeva con diffidenza questo movimento, che aveva imposto priorità che si discostano totalmente da quelle dei fondamentalisti. La gente lo sa e per questo saprà custodire gelosamente la sua rivoluzione».
Quale ruolo hanno le donne egiziane in questa rivoluzione?
«Ne sono parte attiva, soprattutto le ragazze. Ed è l’altro aspetto incoraggiante di questa rivolta. ll regime ci ha tolto molti diritti dopo l’ultima rivoluzione egiziana. A loro e a me stessa dico di restare vigili e imparare la lezione del passato. Abbattere una tirannia è importante ma lo è altrettanto edificare sulle sue macerie qualcosa di diverso anche in termini di superamento di una società patriarcale. Il nuovo Egitto potrà definirsi compiutamente tale se realizzerà una vera parità tra i sessi».
Quale contributo può venire dall’Europa?
«Più che i governi è importante oggi che si manifesti l’opinione pubblica. È importante dimostrare una vicinanza alla gente egiziana, far vedere che non è sola, che in Europa si è compresa la portata storica di questa rivoluzione e si sta dalla sua parte».
Cosa rappresenta oggi Hosni Mubarak?
«Il passato che non vuol passare, restando legato al potere con ogni mezzo. Ma la sua uscita di scena è ormai nelle cose. L’Egitto non lo rimpiangerà. Il suo regno sta sprofondando».