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CHE LA DEA "GIUSTIZIA" ("MAAT") SOSTENGA IL POPOLO EGIZIANO NEL SUO CAMMINO ...

L’EGITTO E LA NOSTRA VERGOGNA: ROMA TACE. "L’occasione che perderemo": una nota di Lucio Caracciolo - con aggiornamenti (nel forum), a cura di Federico La Sala

Mentre tutto il mondo si preoccupa del dopo-Mubarak, noi ci dilaniamo sulla "nipote" (...)
venerdì 11 febbraio 2011 di Federico La Sala
[...] Nell’Egitto khedivale l’italiano era lingua franca, usata nell’amministrazione pubblica. Un tipografo di origine livornese, Pietro Michele Meratti, vi fondò nel 1828 il primo servizio di corrieri privati, la Posta Europea, poi assurto a monopolio pubblico. Le diciture delle prime serie di francobolli egiziani erano in italiano. Decine di migliaia di italiani, tra cui molti ebrei, abitavano il Cairo e Alessandria, dove i segni del "liberty alessandrino" sono ancora visibili. La nostra (...)

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> L’EGITTO E LA NOSTRA VERGOGNA: ROMA TACE. --- Da Benedetto XVI ci si sarebbe aspettato di più (di Robertop Moteforte - Quando la denuncia del papa?).

venerdì 25 febbraio 2011

Quando la denuncia del papa?

di Roberto Monteforte (l’Unità, 25 febbraio 2011)

«È urgente risolvere i conflitti nei Paesi arabi». Lo ha affermato Papa Benedetto XVI ricevendo ieri in udienza il presidente libanese Sleiman. L’incontro, come pure quello seguente del presidente del paese dei Cedri con il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone e i suoi collaboratori, è stato dedicato alla situazione del Libano, alla formazione del nuovo governo, alla stabilità della Nazione che ancora rappresenta - osserva il pontefice - «un messaggio di libertà e di rispettosa convivenza non solo per la Regione ma per il mondo intero». È il paese del Medio Oriente dove la comunità cristiana gioca ancora un suo ruolo. Il Papa valorizza «la collaborazione e il dialogo fra le confessioni religiose», come pure «l’importanza dell’impegno delle autorità civili e religiose per educare le coscienze alla pace e alla riconciliazione». Ma è tutto qui.

Mentre in Libia il rais Gheddafi fa massacrare il suo popolo, ci si aspettava di più. Anche se è alta la preoccupazione per i destini delle comunità cristiane in Medio Oriente. Oggi è il destino di interi popoli, il loro stesso futuro, non solo quello dei cristiani, ad essere messo in discussione.

Nelle piazze giovani musulmani e cristiani lottano insieme per la democrazia, per la giustizia e il rispetto delle libertà, per la domanda di futuro. Ne dà conto con professionalità l’Osservatore Romano che non ha incertezze a titolare «Senza pietà», denunciando Gheddafi che ordina di bombardare il suo popolo. Con i suoi approfondimenti Radio Vaticana aiuta a capire le situazioni reali di quelle società complesse. Da Benedetto XVI ci si sarebbe aspettato di più. Un appello per fermare la mano agli assassini. È vero che le parole del pontefice potrebbero scatenare l’estremismo islamico. Ma la domanda di futuro e di democrazia accomuna giovani cristiani, islamici e semplicemente laici. Su cosa, allora, costruire un vero confronto, se non sul futuro comune?


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