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LA COSTITUZIONE, LE REGOLE DEL GIOCO, E IL MENTITORE ISTITUZIONALE . LA LUNGA E BRILLANTE CAMPAGNA DI GUERRA DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA" CONTRO L’ITALIA(1994-2011)!!!

"PARLAR CHIARO" E NON ESSER CAPITI: "FACCIO CAUSA ALLO STATO"! Signor Presidente del Consiglio, "perché vuol fare causa allo Stato?". Ma devo ancora dirlo: chi è il "vero" Presidente della Repubblica?! Sono Io: "Forza Italia"! - ’Complimenti’ sig. Gaetano Azzariti, bello il pezzo sul "sovrano surreale"! - a cura di Federico La Sala

(...) Vista la nota propensione a raccontar barzellette del nostro Presidente del Consiglio si può pensare che si sia trattato solo di una malriuscita battuta di spirito. (...)
sabato 12 febbraio 2011 di Federico La Sala
[...] A noi non rimane che prendere sul serio quanto è stato detto. La dichiarazione è grave e inquietante perché tende a negare ogni autonomia ai poteri dello Stato, a quello giudiziario in particolare. Se si ha un minimo di rispetto per la divisione dei poteri (carattere fondativo della civiltà costituzionale moderna) si dovrebbe sapere che compete ai giudici l’esercizio della giurisdizione nei confronti di ogni soggetto di diritto, di ogni persona. La minaccia di «far causa» perché il (...)

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> "PARLAR CHIARO" E NON ESSER CAPITI: "FACCIO CAUSA ALLO STATO"! ---- Salutiamo con sollievo la decisione di Silvio Berlusconi di far causa allo Stato italiano (di Giovanni M. Bellu - Disegno eversivo).

giovedì 10 febbraio 2011

Disegno eversivo

di Giovanni Maria Bellu (l’Unità, 10.02.2011)

Salutiamo con sollievo la decisione di Silvio Berlusconi di far causa allo Stato italiano. Certo, è molto probabile che l’annuncio di ieri vada a infoltire la lunghissima serie delle promesse non mantenute, ma il solo fatto che il presidente del Consiglio abbia manifestato il proposito di agire in giudizio contro il suo Paese va considerato un importante passo in avanti verso la chiarezza. Sono ormai diciassette anni che Berlusconi agisce contro l’Italia in modo senza dubbio efficace ma anche un po’ caotico. A tutto campo, verrebbe da dire: ne ha infangato le istituzioni facendo eleggere al Parlamento inquisiti per mafia, ne ha ridicolizzato l’immagine nel mondo prima coi suoi «scherzi» ai vertici internazionali e poi col pubblico scandalo della sua incontrollabile satiriasi, ne ha danneggiato le casse pubbliche giustificando gli evasori fiscali e ne ha offeso la memoria ironizzando sulle vittime del fascismo.

Ne ha sistematicamente oltraggiato l’intelligenza con bugie colossali - dalla «ricostruzione» dell’Aquila alla risoluzione del problema dei rifiuti a Napoli - e anche il paesaggio non solo con i suoi «piani casa» ma anche con le sue case private, come l’osceno maniero che ha edificato in Sardegna. Ne ha corrotto l’anima non solo assecondando ma addirittura trasformando in «valori» gli storici vizi dai quali a fatica, e molto lentamente, tentava di liberarsi. Ecco, giunto a un passo dal completare l’opera di distruzione del suo Paese, ma anche a un passo dalla possibilità di essere espulso per indegnità dalla vita politica, giunto insomma a questo cruciale bivio il premier ha deciso di adire le vie legali: porterà l’Italia in tribunale per chiederle conto dei suoi giudici sovversivi che in tribunale vogliono portare lui. Quei moralisti che considerano reati le relazioni sessuali a pagamento tra adulti e minorenni. Contemporaneamente (stando almeno agli incredibili annunci giunti ieri sera dal vertice del Pdl) i suoi dipendenti politici denunceranno i giudici per lesa maestà. Sarà il processo del secolo. Anche perché ci sono buone probabilità che l’Italia, così autorevolmente chiamata in giudizio, decida di promuovere un’azione riconvenzionale chiedendo che sia Silvio Berlusconi a pagare. Com’è noto i mezzi non gli mancano, ma dubitiamo che siamo sufficienti a risarcire l’immenso danno che ha prodotto.

Un altro po’ anche ieri. La cosiddetta «scossa» economica impapocchiata lì per lì nel tentativo di distrarre l’opinione pubblica e recuperare un po’ di consenso (perché il consenso del Caimano cala, checché ne dicano i suoi sondaggisti e i suoi maggiordomi) purtroppo non è «a costo zero». Cioè: lo è per quanto riguarda le risorse pubbliche disponibili (che sono zero, appunto) ma non lo è per il Paese. Perché tra le armi di distrazione (e distruzione) messe in campo c’è ora anche l’annuncio della modifica di tre norme della Costituzione. Il Caimano affonda i denti nella carne viva delle istituzioni per salvare se stesso. Staremo a vedere fino a che punto si spingeranno l’irresponsabilità e l’ambizione personale di quanti lo assecondano nel disegno eversivo.


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