Morto l’ex presidente Oscar Luigi Scalfaro
Il cordoglio di Giorgio Napolitano
Capo dello Stato dal 1992 al 1999, il senatore a vita aderente al Pd si è spento nella notte a Roma *
ROMA - Oscar Luigi Scalfaro è morto questa notte a Roma. La notizia, trapelata via Twitter attraverso fonti giornalistiche molto vicine all’ex presidente della Repubblica, è stata confermata da fonti parlamentari. Nato a Novara il 9 settembre del 1918, Scalfaro fu eletto in Parlamento nel 1946, ininterrottamente deputato fino al 1992, quando, da presidente della Camera, fu eletto Capo dello Stato, carica ricoperta fino al 1999. Storico esponente della Democrazia Cristiana, attualmente era senatore a vita, aderente al Partito Democratico. Con Sandro Pertini ed Enrico De Nicola, Oscar Luigi Scalfaro ha ricoperto tutte le tre più alte cariche dello Stato, visto che fu anche provvisoriamente presidente del Senato all’inizio della XV Legislatura, fin quando non fu eletto Franco Marini. Il suo ultimo grande impegno è stata la difesa della Costituzione 1.
Appresa la notizia, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha reso omaggio alla figura di Scalfaro: "E’ con profonda commozione che rendo omaggio alla figura di Oscar Luigi Scalfaro nel momento della sua scomparsa, ricordando tutto quel che egli ha dato al servizio del Paese, e l’amicizia limpida e affettuosa che mi ha donato. E’ stato un protagonista della vita politica democratica nei decenni dell’Italia repubblicana, esempio di coerenza ideale e di integrità morale".
"Si è identificato - ha proseguito Napolitano - col Parlamento, cui ha dedicato con passione la più gran parte del suo impegno. Da uomo di governo, ha lasciato l’impronta più forte nella funzione da lui sentitissima di ministro dell’Interno. Da Presidente della Repubblica, ha fronteggiato con fermezza e linearità periodi tra i più difficili della nostra storia. Da uomo di fede, da antifascista e da costruttore dello Stato democratico, ha espresso al livello più alto la tradizione dell’impegno politico dei cattolici italiani, svolgendo un ruolo peculiare nel partito della Democrazia Cristiana".
"Mai dimenticando la sua giovanile scelta di magistrato - ha concluso il capo dello Stato -, Oscar Luigi Scalfaro ha avuto sempre per supremo riferimento la legge, la Costituzione, le istituzioni repubblicane. In questa luce sarà ricordato e onorato, innanzitutto da quanti come me hanno potuto conoscere da vicino anche il calore e la schiettezza della sua umanità. Alla figlia Marianna, che gli è stata amorevolmente, ininterrottamente vicina, la mia commossa solidarietà".
Il settennato al Quirinale di Scalfaro è stato uno dei più delicati e controversi. Successo a Cossiga, Scalfaro assistette allo sgretolamento della Prima Repubblica determinato dall’inchiesta su Tangentopoli, scontrandosi ripetutamente con Silvio Berlusconi dopo la vittoria elettorale del Polo delle Libertà nel 1994. Quando Berlusconi mise mano alla lista dei ministri del suo primo governo, Scalfaro ritenne sgraditi alcuni nomi. In particolare quello di Cesare Previti, avvocato del premier, indagato ma non ancora condannato, al Ministero della Giustizia, poi spostato alla Difesa e sostituito da Alfredo Biondi nel ruolo di Guardasigilli.
Dopo sei mesi, nel dicembre del 1994, il governo Berlusconi fu costretto alle dimissioni. Scalfaro, invece di sciogliere le Camere, come auspicato insistentemente da Berlusconi, tentò con successo di formare un nuovo governo. Nell’occasione, il presidente richiamò il suo operato al dettame costituzionale che vuole il Parlamento sovrano, una volta eletto dal popolo. E che la Costituzione prevede che la funzione di deputati e senatori della Repubblica sia esercitata senza vincoli di mandato, onde è consentito cambiare schieramento ed appoggiare formazioni politiche diverse dalla lista in cui si è stati eletti.
Quando Scalfaro svolse le consultazioni, ricevute rassicurazioni sulle possibilità di un governo tecnico, in un famoso discorso di fine anno invitò Berlusconi a un passo indietro, promettendo che il nuovo governo avrebbe avuto un incarico a termine e un presidente di fiducia dell’ormai ex premier. Il Cavaliere individuò il suo ex ministro del Tesoro Lamberto Dini, e assistette nell’anno successivo al progressivo spostamento dell’asse del governo così nato verso il centrosinistra, che con Prodi e l’Ulivo vinse le successive elezioni nel 1996.
Queste ed altre circostanze (tutte riconducibili al cosiddetto "ribaltone" del dicembre 1994) portarono nel centrodestra, alla nascita di una diffusa ostilità verso il Capo dello Stato, accentuata dalla sconfitta elettorale del 1996. In particolare, la legge sulla "par condicio", termine impiegato proprio da Scalfaro in più di una pubblica esternazione, per affermare l’esigenza della parità delle armi comunicative sulle reti televisive per tutti gli attori politici. Legge che fu vista come un modo per mitigare lo strapotere mediatico di Berlusconi.
* la Repubblica, 29 gennaio 2012