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IL GRANDE INCIUCIO ... E L’ALTO TRADIMENTO PIU’ GRANDE. NEL 1994 IL MINISTERO DELL’INTERNO AUTORIZZA E REGISTRA IL SIMBOLO DEL PARTITO "FORZA ITALIA". CHE GRANDE SILENZIO: IL "GIOCO" COMINCIA... E CONTINUA (2014) ANCORA!!!

ESAME DI MATURITÀ, PER POLITICI, INTELLETTUALI, FILOSOFI, E ISTITUZIONI. Una traccia proposta dagli studenti e dalle studentesse, dai e dalle "prof", di tutta l’Italia - a c. di Federico La Sala

QUESTA LA TRACCIA: ***STORIA D’ITALIA (1994-2014). "DUE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA" GRIDANO: FORZA ITALIA!!! LA DOMANDA E’: CHI E’ "PULCINELLA"? CHI IL MENTITORE ISTITUZIONALE?!
mercoledì 25 giugno 2014
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
L’ITALIA E’ UNA REPUBBLICA (ART. 1),
UNA E INDIVISIBILE (ART. 5).
LA SUA BANDIERA E’ IL TRICOLORE (ART. 12) ...
E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E’ IL CAPO DELLO STATO E RAPPRESENTA L’UNITA’ NAZIONALE (ART. 87)
*** * ***
Per materiali allegati alla traccia, si veda nei due seguenti ’contenitori’ (cliccare sotto, sulle parole evidenziate in rosso):
RIPENSARE L’UNO E I MOLTI ("UNO"), L’IDENTITA’ E LA DIFFERENZA!!!
CONTIAMO ANCORA (...)

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> Un Paese che va alla deriva, guidato da chi vede le leggi come uno strumento per garantire se stessi. - Il 12 in piazza per il futuro di tutti Vogliamo un Paese migliore, dove i diritti non siano privilegi e l’istruzione pubblica la base da cui costruire (di Sonia Sabatino)

martedì 1 marzo 2011

Il 12 in piazza per il futuro di tutti

Vogliamo un Paese migliore, dove i diritti non siano privilegi e l’istruzione pubblica la base da cui costruire

di Sofia Sabatino (l’Unità, 01.03.2011)

Siamo studenti e studentesse che vivono in un paese in cui le regole democratiche vengono continuamente messe in discussione proprio da chi invece dovrebbe difenderle. Abbiamo difficoltà a riconoscere l’Italia che ogni giorno viene narrata dai tg come qualcosa che ci appartiene, sentiamo forte il peso di un Paese che non ci considera soggetti attivi e pensanti,che si fa beffa del nostro profondo disagio e della nostra condizione di precarietà. Siamo studenti e studentesse che credono però che esista un Paese migliore, che l’Italia non sia fatta soltanto da politici corrotti, imprenditori senza scrupoli, mafia e favoritismi. Ogni giorno ci impegniamo per cambiare questo Paese, partendo dalle scuole, dalle università e dai luoghi della formazione ed è per questo che per noi 150 anni di unità non sono una questione da poter liquidare con dibattiti sterili, sulla chiusura o apertura delle scuole e dei luoghi di lavoro il 17 marzo, su populiste questioni sulle differenze economiche e culturali tra Nord e Sud.

Crediamo che 150 anni di unità vogliano dire 150 anni di diritti e di democrazia. Siamo quegli studenti che leggono, discutono e conoscono la Costituzione Italiana, che si emozionano quando sentono parlare i padri costituenti e i partigiani che hanno liberato e costruito un paese democratico. Gli stessi studenti che rabbrividiscono quando la Costituzione viene vista dai partiti e dalle forze politiche come qualcosa da osannare o calpestare a seconda dello schieramento. Crediamo che la Costituzione sia ciò che dovrebbe garantire le nostre libertà, i nostri diritti, la nostra democrazia.

Assistiamo invece ad un Paese che va alla deriva, guidato da chi vede le leggi come uno strumento per garantire se stessi. Vogliamo scendere in piazza il 12 marzo come studenti, come giovani, ma soprattutto come cittadini di questo Paese per difendere i diritti, i doveri, i principi e i valori che la nostra Costituzione sancisce e che vorremmo vedere realizzati e non attaccati, smantellati, aggirati.

Scendiamo in piazza perché crediamo e vogliamo difendere la scuola e l’università pubblica, come valore fondante della nostra democrazia, come garanzia di libertà e parità per tutti. Scendiamo in piazza perché troppi ad oggi sono i diritti negati, i princìpi non rispettati. L’Italia è un Paese che dovrebbe garantire l’accesso ai saperi e il diritto allo studio per tutti e tutte, come sancito dall’articolo 34 della Costituzione. Invece viviamo un’Italia abbandonata sé stessa, dove i giovani non hanno un futuro e dove la formazione è considerata una spesa e non una risorsa.


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