La condanna di Pannella: “Le icone di altri fedeli non si possono esporre”
«Si sono manifestati una sorta di feticismo e il ritorno del tradizionalismo»
di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 19.03.2011)
I credenti non dovrebbero rallegrarsi per questa sentenza». Il crocifisso può restare appeso nelle aule delle scuole pubbliche italiane e il leader dei Radicali, Marco Pannella critica l’«impapocchiamento» di Strasburgo secondo cui la presenza in classe di questo simbolo non lede il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni e il diritto degli alunni alla libertà di pensiero, di coscienza o di religione.
Perché non condivide la sentenza?
«Mi sembra evidente che anche in questo campo siamo ormai passati da una patria europea alla vecchia Europa delle vecchie patrie tradizionali e tradizionaliste. Ciò detto, vorrei far notare che la corte di Strasburgo parte dall’affermazione che non sono provate l’importanza e la funzione dell’esposizione di un importante simbolo di una importante religione su adolescenti e giovani. Quindi credo che ci sia legittimamente da chiedersi perché mai una delle suddette patrie (per conto dell’ideale patria vaticana) abbia sollevato scandalo e rabbiosa opposizione alla precedente sentenza che nel 2009 disponeva la rimozione del crocifisso dalle aule. Mi chiedo sinceramente se un autentico credente cristiano possa essere davvero fiero o felice del fatto che si riconosce a Cesare la possibilità di imporre a tutti i suoi sudditi il massimo simbolo della propria fede con la motivazione che in realtà quel simbolo non comporta alcun effetto su una parte di coloro ai quali è rivolto».
Per il fronte pro-crocifisso è una vittoria a tutto campo?
«La Corte afferma di non aver trovato prove che la presenza di un simbolo religioso in una classe scolastica possa influenzare gli alunni. In sostanza quel che resta è una volta ancora il fatto che si riconosce a Cesare il diritto di imporre (o altrimenti vietare) il simbolo del mistero della fede. Non c’è di che rallegrarsi per i giovani che credono in Gesù Cristo. A patto che i credenti provino (sia pure non più in questa inappellabile sede) che in effetti “Cristo o suoi equivalenti simbolici o storici” debbano ancora manifestarsi nella storia umana poiché per la loro religione il preannunciato avvento sulla terra di Dio non si è ancora manifestato e preghino di conseguenza».
Il crocifisso, definito simbolo passivo, provoca indottrinamento oppure no?
«Si sostiene che la presenza del crocifisso pur conferendo alla religione maggioritaria una visibilità preponderante nell’ambiente scolastico non sia sufficiente a indicare che sia in atto un processo di indottrinamento. E che nel curriculum didattico non esiste un corso obbligatorio di religione cristiana e che l’ambiente scolastico italiano è aperto ad altre religioni. Altri giudicheranno il valore dell’impapocchiamento che connota questo pronunciamento».
Cosa non la convince?
«La corte europea finge di ritenere che concretamente esista nella scuola pubblica italiana il diritto o la facoltà di esibire altri simboli religiosi, per esempio la “Menorah” ebraica. E ciò a prescindere dal fatto che per la stessa Onu vadano riconosciuti pari diritti a religiosità teiste o non teiste. D’altra parte mi si consenta con gravità una battuta: non è questa l’unica manifestazione di una sorte di grave feticismo che attualmente ha per oggetto embrioni o zigoti». [GIA. GAL.]