Inviare un messaggio

In risposta a:
LEZIONE DI ANTONIO GRAMSCI (1924). "Roma non è nuova a questi scenari polverosi. Ha visto Romolo, ha visto Cesare Augusto e ha visto, al suo tramonto, Romolo Augustolo".

CASO DE MATTEI: IL BARONE E L’INVERTITO. A VERGOGNA DELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA E ACCADEMICA ITALIANA, LAICA E CATTOLICA. Una nota di Marco D’Eramo - a c. di Federico La Sala

È così che discepoli di Galileo, scienziati evoluzionisti e baciapile oscurantisti vivono tutti insieme felici e contenti.
mercoledì 13 aprile 2011 di Federico La Sala
[...] chi da questa storia esce peggio è la comunità scientifica e accademica italiana. Più delle corbellerie omofobe di De Mattei, a colpire è il silenzio pavido degli scienziati. È la loro viltà. Abbiamo tanto sparlato degli accademici sovietici che subirono le assurde dottrine biologiche di Lyssenko senza fiatare, per paura di perdere il posto, per compromesso, per quieto vivere, perché magari nel frattempo Stalin lasciava lavorare veri scienziati come Pyotr Kapitza e Lev Landau [...] (...)

In risposta a:

> CASO DE MATTEI: IL BARONE E L’INVERTITO. ---- INTERVISTA A ROBERTO DE MATTEI. «Io ripropongo una cosmologia cristiana che fa capo alla stessa visione di Benedetto XVI» (a c. di Antonio Gnoli).

martedì 12 aprile 2011

Il fondamentalista non riluttante

De Mattei: Il paradiso terrestre è esistito davvero

intervista a Roberto De Mattei,

a cura di Antonio Gnoli (la Repubblica, 11 aprile 2011)

Confesso una certa curiosità mentale mentre mi avvio all’appuntamento col professor Roberto De Mattei, l’uomo che con le sue idee - professate in varie sedi e occasioni - ha vinto l’Oscar del ridicolo. Che linea tenere, che domande rivolgergli, in una parola che cosa ci si aspetta da un signore che, con tutti i distinguo, ha sostenuto tesi balzane e in ogni caso antiscientifiche, come il creazionismo, l’immutabilità delle specie, la datazione della Terra a soli 15-20 milioni di anni fa?

Se insieme al taccuino avessi con me un bel "tapirone d’oro", la questione potrebbe risolversi in pochi attimi. Ma in fondo, De Mattei non è un caso umano, è un affare più complicato: un uomo solo (o quasi) che sostiene certe idee. Non basta questo per farne un eroe della resistenza ottusa?

Il problema è che De Mattei non è un signore qualunque: egli è vicepresidente del Cnr, un incarico che lo pone ai vertici della struttura che in teoria dovrebbe guidare la ricerca scientifica in Italia. Ma al tempo stesso egli ha una rubrica su Radio Maria, dirige il periodico Le radici cristiane, insegna alla Nuova Università Europea che appartiene ai Legionari di Dio. Il suo ultimo libro (pubblicato da Lindau) è una rilettura molto polemica del Concilio Vaticano II. Sguazziamo in un bel pasticcio ideologico.

Da dove nascono le sue provocazioni?

«Dalla mia coerenza. E dai miei studi. Sono stato allievo di Augusto Del Noce e Armando Saitta. Ho insegnato come associato all’Università di Cassino. Oggi ho un incarico alla Nuova Università Europea dove insegno storia moderna e storia del cristianesimo. Purtroppo sono spesso dipinto in maniera caricaturale».

Lei è vicepresidente del Cnr, un grande ente scientifico, diciamo il corrispettivo del Max Planck. Come è avvenuta la sua nomina?

«Fu la Moratti, nel 2004 Ministro dell’Istruzione, a nominarmi».

Perché scelse lei?

«Il Cnr ha anche un settore minoritario dedicato alle scienze umane. Al cui interno cadono le mie competenze».

Si è mai chiesto se ci fossero studiosi più preparati di lei, più legittimati sotto il profilo dei titoli e delle idee?

«Ho scritto centinaia di articoli, decine di libri, partecipato a convegni internazionali».

Non ci sono echi significativi dei suoi lavori nella comunità scientifica.

«Non è questo il punto. La contestazione alla mia nomina, una vera e propria levata di scudi, si basava sul fatto che la mia cultura cattolica era negatrice di alcuni valori fondanti della democrazia occidentale. Non ho mai nascosto che la fede religiosa non sia solo una questione privata, ma vada testimoniata pubblicamente».

Ho di fronte un missionario e un martire.

«Penso che il cristianesimo non possa ridursi a una religione intimistica e individuale, ma debba proiettarsi nella vita pubblica».

E questo l’autorizza a dichiarare che lo tsunami in Giappone è stato un castigo divino?

«Parlavo a titolo personale da una radio cattolica e non in qualità di vicepresidente del Cnr. Ho svolto una riflessione sul grande mistero del male e ho detto che tutto ciò che accade ha un significato. Non si muove foglia che Dio non voglia, verità antica e perenne. Coloro che credono in Dio sanno che esiste una remunerazione, che per i cattolici sia chiama inferno. E come si legge nella dottrina di Sant’Agostino e Bossuet anche i popoli possono peccare e per questo essere puniti».

Terremoto in Giappone e all’Aquila, devastazioni, guerre, catastrofi, crisi. Per lei Dio è molto occupato in questo momento?

«Non direttamente. Se Egli permette questo male non intendo dire che sia l’autore del male, perché altrimenti cadremmo in una visione manichea. Non esiste un Dio del male. Egli è il sommo bene capace di trarre il bene dal male. Anche dalla catastrofe giapponese».

Il Giappone è a prevalenza scintoista.

«Non ho la pretesa di conoscere la ragione per cui Dio ha permesso che ciò accadesse. Ma so che una ragione c’è».

Un’affermazione così perentoria e ilare la mette in totale contrasto con la comunità scientifica.

«Mi mette in contrasto con lo scientismo. A cominciare da Galileo, lo stesso Newton, ma poi Spallanzani, Mercalli, Pasteur, Mendel, fino a Max Planck, sono stati grandi scienziati che hanno creduto all’esistenza di Dio e non hanno trovato un contrasto tra la loro fede e la scienza».

Ma nessuno di loro si è piegato ai metodi biblici per spiegare il mondo. Per lei la Bibbia è il testo di riferimento?

«Per un cattolico non può che essere così. Lei sa che fin dal Concilio di Trento...».

Non vada troppo indietro. Contro l’evoluzionismo lei è un assertore del disegno divino. E le prove le ricava tutte dalla Bibbia. Un po’ poco, no?

«Per un cattolico la Sacra Scrittura va letta non come libero esame razionalista, ma alla luce della tradizione e del magistero della Chiesa».

Con quali conseguenze?

«Che un cattolico deve credere, per esempio, nella storicità di quel passo della Genesi in cui si afferma che Adamo ed Eva sono la coppia originaria da cui è nato il genere umano».

Uno scienziato inorridirebbe.

«Respingo il poligenismo evoluzionista. Se un cattolico lo accettasse verrebbe a cadere l’idea di un peccato originale trasmesso da una coppia di progenitori a tutta l’umanità. La mia battaglia culturale non è solo contro il laicismo, ma si svolge soprattutto all’interno del mondo cattolico sottomesso al clima intellettuale dominante».

Insomma lei sostiene che Adamo ed Eva non sono figure simboliche ma reali?

«Il paradiso terrestre è una realtà storica non una metafora».

Non le viene il dubbio che la storia della Terra, la sua origine, si possa raccontare in maniera diversa?

«Io ripropongo una cosmologia cristiana che fa capo alla stessa visione di Benedetto XVI».

Lei sa che la grande rivoluzione scientifica del Seicento cambia nel profondo anche la cosmologia cristiana, come può non tenerne conto?

«Mi pare più grave voler interdire la possibilità a un cattolico di esporre pubblicamente le proprie visioni cosmologiche e metafisiche».

Fino al punto di affermare che la caduta dell’Impero Romano avvenne principalmente per colpa dei gay?

«In realtà in quell’occasione io feci mio il discorso del Papa che paragonava la crisi del mondo attuale alla decadenza dell’Impero Romano. La cui caduta, secondo me, più che alle invasioni barbariche va fatta risalire al relativismo morale e culturale che lo minavano dall’interno».

E i gay?

«Un ragionamento che ho ripreso da Salviano di Marsiglia. Coevo di Sant’Agostino».

Come è stata la sua infanzia?

«Tranquilla. Sono nato e vissuto a Roma. Provengo da una famiglia cattolica. Mio padre e mio nonno erano professori universitari. Sono sposato e ho cinque figli ormai grandi».

Come reagiscono alle sue intemerate?

«Sono tutti dei buoni cattolici. Ho il loro sostegno. Certo, ricevo da fuori molti insulti, ma anche gente che mi sostiene e mi incita ad andare avanti».

Ha mai immaginato di farsi prete?

«Non ho mai avuto questa vocazione, né crisi mistiche. Sono un’eco del XXI secolo di una tradizione che viene da lontano e che è radicata nel senso comune. Quelle che espongo non sono idee originali o particolari, perché se tali fossero vivrebbero lo spazio di una bufera mediatica. Al di là della mia persona queste idee affondano nelle radici della coscienza stessa dell’Occidente».

Lei è un cattolico integralista?

«Mi piacerebbe definirmi un cattolico tout court. Ma oggi è insufficiente. Sono un cattolico senza compromessi».


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: