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PER UNA SECONDA RIVOLUZIONE COPERNICANA, IN FILOSOFIA E PEDAGOGIA. DEWEY (in gran compagnia, ancor oggi) CONTRO LO SPIRITO CRITICO DELL’ILLUMINISMO ...

L’ATTIVISMO ACCECANTE DEL "FAR WEST" E IL "SAPERE AUDE" DELLA "CRITICA DELLA RAGION PURA": JOHN DEWEY SPARA A ZERO SU KANT, SCAMBIATO PER UN VECCHIO FILOSOFO "TOLEMAICO". Alcune sue pagine da "La ricerca della certezza" del 1929, con alcune note - di Federico La Sala

L’ASSASSINIO DI KANT, I CATTIVI MAESTRI E LA CATASTROFE DELL’EUROPA (COME DEGLI U.S.A.). “Come fu possibile la hitlerizzazione dell’Imperativo Categorico di Kant? E perché è ancora attuale oggi?” (Emil L. Fackenheim, Tiqqun. Riparare il mondo).
lunedì 16 maggio 2011
[...] Kant pretendeva di aver effetuato una rivoluzione
copernicana nel campo della filosofia, trattando il mondo, e la conoscenza che abbiamo di esso, dal punto di vista del soggetto conoscente. Alla maggioranza dei critici, questo tentativo di far ruotare il mondo conosciuto sul cardine dell’attività conoscitiva della mente sembra un ritorno a un sistema di tipo ultra-tolemaico.[...] Queste osservazioni non sono dirette particolarmente contro Kant, che in effetti, come si è già detto, (...)

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> L’ATTIVISMO ACCECANTE DEL "FAR WEST" E I L "SAPERE AUDE!" --- Dewey e il Ministero del Disturbo: la rivoluzione darwiniana e il suo impatto filosofico (di Andrea Parravicini)

venerdì 1 aprile 2016

      • Dewey e il Ministero del Disturbo: la rivoluzione darwiniana e il suo impatto filosofico
        -  di ANDREA PARRAVICINI *

[...]

Pensare e conoscere sono le attività che una particolare specie animale, Homo sapiens, pratica per controllare le proprie interazioni con l’ambiente in cui vive. L’impegno dell’intelligenza nel mondo, più che un contemplare lo stato attuale delle cose, consiste dunque nel saper prevedere e preparare ciò che avverrà nel futuro, far fronte alle nuove situazioni che stanno per accadere. Per questo pensare è un’invasione nel futuro che comporta anche grandi rischi, perché la decisione di imboccare questa o quella decisione può significare errore e catastrofe. In un mondo dominato da un’incertezza radicale e da una condizione di precarietà e fallibilità, l’intelligenza e le conoscenze sono dispositivi efficaci per la risoluzione dei problemi, mediante cui l’essere umano può orientarsi e far fronte alle difficoltà della vita.

In uno scenario filosofico di questo tipo, profondamente segnato dalla nuova prospettiva dell’evoluzione darwiniana, obiettivo di Dewey è quello di stabilire una solida interazione tra scienza, ricerca etica e politica, per fare in modo che il progresso scientifico venga ricompreso nel più ampio progetto di un progresso morale dell’umanità. Sulla scorta di questo progetto filosofico rinnovato, Dewey prende le distanze sia da coloro che assumono un atteggiamento entusiasta, elogiando in modo indiscriminato ma acritico l’impresa scientifica, sia da quelli che ne sottolineano esclusivamente i limiti e i difetti. Se pensiamo a come questi due atteggiamenti siano più che mai presenti nei dibattiti odierni, comprendiamo bene quale sia il valore di un pensiero anti-dogmatico, costruttivo e responsabile come quello proposto da Dewey, che invece di prendere acriticamente la parte di uno dei due schieramenti pro o contro la scienza e la tecnica, si preoccupa di porre il problema del loro uso, delle loro finalità e del loro ruolo in una società democratica. Dewey insiste sul fatto che le conoscenze scientifiche e i loro sviluppi tecnici debbano essere “posti al servizio della speranza e della fede democratica” mediante un impegno responsabile a “formare ed educare libere e aperte attitudini all’osservazione e alla comprensione”.

Scrive Dewey in Individualismo vecchio e nuovo (1930):

      • L’adozione generale dell’atteggiamento scientifico nelle questioni umane significherebbe nientemeno che un cambiamento rivoluzionario nella morale, nella religione, nella politica e nell’industria. Il fatto di averne limitato l’uso quasi esclusivamente ai problemi tecnici non vuole essere un rimprovero alla scienza, ma agli uomini che lo usano per fini privati e che combattono per scongiurare la sua applicazione sociale per paura degli effetti distruttivi che avrebbe sul loro potere e sui loro guadagni [...]. L’atteggiamento scientifico è sperimentale ed intrinsecamente comunicativo. Se fosse universalmente applicato, ci libererebbe dal pesante fardello che ci viene imposto dai dogmi e dalle norme estrinseche [...]. ‘Accettare’ la scienza è pericoloso soltanto per quelli che, per pigrizia o interesse personale, manterrebbero immutato l’ordine sociale esistente. Infatti l’atteggiamento scientifico richiede lealtà a tutto ciò che è scoperto e risolutezza nell’accogliere le nuove verità (J. Dewey, Individualismo vecchio e nuovo, Edizioni Diabasis, Parma 2013, pp.120-1).

Secondo l’insegnamento ancora profondamente attuale di Dewey, l’applicazione del metodo scientifico alle questioni morali e sociali è dunque un’istanza cruciale per promuovere lo sviluppo dell’intelligenza sociale e per prevenire lo sviluppo di un terreno di coltura per i poteri più arroganti o perversi. Il metodo scientifico deve allearsi all’impegno etico e filosofico per sviluppare, come scrive Rosa Calcaterra, “una società democratica che possa salvaguardare tanto gli interessi e le aspirazioni individuali quanto la coesione e il progresso della realtà sociale” (ivi, p.19).

Nessun dubbio che questa prospettiva, e in particolare l’esigenza di una ricostruzione della filosofia prospettata dal pensatore americano in tante sue opere, debba trovare realizzazione nello spirito della rivoluzione darwiniana. Come scrive Dewey a conclusione del suo saggio su Darwin, “Senza dubbio il più grande fattore solvente di vecchie questioni nel pensiero contemporaneo, il più grande agente precipitante di nuovi metodi, nuove intenzioni, nuovi problemi, è quello messo in atto dalla rivoluzione scientifica che ha trovato il suo punto culminante nell’Origine delle specie” (J. Dewey, The Influence of Darwin, cit., p.19)[2].

NOTE

[1] Si vedano ad es. M. Ridley, La regina rossa. Sesso ed evoluzione (1993), Instar Libri, Torino 2003; Id., Le origini della virtù (1997), Ibl Libri, Torino 2012; P. Rubin, La politica secondo Darwin (2002), Ibl Libri, Torino 2009; L. Arnhart, Darwinian Conservatism, Imprint Academic, Exeter 2005.

[2] Per una presentazione generale della figura e del pensiero di John Dewey si rimanda al testo di Alberto Granese, Introduzione a Dewey, Editore Laterza, Roma-Bari 1973 (6a ed.: 2005) provvisto di un’ampia bibliografia ragionata e di una storia della critica riguardante il filosofo americano. Per un’agile introduzione divulgativa e aggiornata del pensiero del filosofo e dei suoi rapporti con la più ampia corrente di pensiero pragmatista mi permetto di rimandare al mio testo uscito nelle edicole lo scorso 8 marzo per la collana “Scoprire la filosofia”, A. Parravicini, Dewey. Sperimentare il pensiero, Hachette Fascicoli, Milano 2016.

In rete ci sono parecchi siti dedicati al pensiero e alla figura di Dewey. Una lista pressoché completa dei siti più importanti si trova in http://dewey.pragmatism.org/], un sito contenente anche ampie informazioni bibliografiche sulla enorme produzione deweyana (di e su Dewey). La biblioteca elettronica di “Internet Archive” https://archive.org], contiene un gran numero di opere di Dewey digitalizzate e liberamente consultabili, mentre http://deweycenter.siu.edu/] rimanda al sito del “Center for Dewey Studies” della Southern Illinois University di Carbondale, che ha curato l’imponente progetto dei 37 volumi che compongono i Collected Works of John Dewey, e possiede oltre 22000 lettere indirizzate a, provenienti da, o su, John Dewey, e catalogate in una banca dati elettronica. Infine http://www.johndeweysociety.org/] ospita il sito della “John Dewey Society for the Study of Education and Culture”, uno spazio che mira alla costruzione e al sostegno di un network di studiosi della filosofia deweyana.

* MICROMEGA - LA MELA DI NEWTON, 28 marzo 2016


NOTA:

PER UNA SECONDA RIVOLUZIONE COPERNICANA, IN FILOSOFIA E PEDAGOGIA. DEWEY (in gran compagnia, ancor oggi) CONTRO LO SPIRITO CRITICO DELL’ILLUMINISMO ...

"LA RIVOLUZIONE COPERNICANA. Kant pretedeva di aver effettuato una rivoluzione copernicana nel campo della filosofia, trattando il mondo e la conoscenza che abbiamo di esso, dal punto di vista del soggetto conoscente. Alla maggioranza dei critici, questo tentativo di far ruotare il mondo conosciuto sul cardine dell’attività conoscitiva della mente sembra un ritorno a un sistema di tipo ultra-tolomaico" (cfr. J. Dewey, La ricerca della certezza, Firenze, La Nuova Italia, 1965, p. 297)

-  PER KANT. IL RICONOSCIMENTO DI ARTHUR S. EDDINGTON

-  FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA.

Federico La Sala


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