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INVALIDARE i "Quiz Invalsi, una schedatura illegale". Gli studenti:"Così boicotteremo i test ministeriali". Le prove verranno consegnate in bianco. E molti genitori terranno i figli a casa

INVALSI: OBBEDIRE E TACERE!!! COME SPEZZARE DEFINITIVAMENTE LA SCHIENA DRITTA A PROFESSORI E A STUDENTI. Notizie da Roma e da Firenze - a c. di Federico La Sala

La Scuola torna sulle barricate, e questa volta tocca al test Invalsi, la prova scritta di matematica e italiano, più un Questionario dello studente (con domande sulla sua famiglia e le sue condizioni di vita)
lunedì 16 maggio 2011 di Federico La Sala
ROMA. «Le scuole dove si segnalano iniziative contro le prove Invalsi sono Giulio Cesare, Socrate, Virgilio, Cavour, Albertelli, Orazio, Giordano Bruno, Aristotele, Visconti, Ripetta, Pinturicchio, Margherita di Savoia, Aristofane Augusto, Russell, Kant, Lombardo Radice, Pasteur» informa il collettivo Senza Tregua, che ribadisce «l’invito agli insegnanti a non discriminare gli studenti che sceglieranno di rifiutare i test».
FIRENZE. [...] dopo mesi di battage sindacale - Cobas e Cgil lo (...)

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> INVALSI: OBBEDIRE E TACERE!!! ---Valutazione in salsa italiana. Infuria la polemica sui quiz (di caterina Perniconi) - «Un prof su dieci li rifiuta» (di Lorenzo Salvia).

martedì 10 maggio 2011


-  Scuola, parte male il test Invalsi
-  Valutazione in salsa italiana
-  Infuria la polemica sui quiz per gli studenti
-  Il direttore dell’istituto si dimette, dipendenti in agitazione

di Caterina Perniconi (il Fatto, 10.05.2011)

Cominciano oggi nelle scuole italiane i test Invalsi. Un milione e centomila alunni della primaria, 570 mila studenti delle medie e 530 mila ragazzi delle superiori saranno sottoposti nei prossimi tre giorni ai quiz elaborati dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo. L’intenzione è quella di equiparare l’Italia agli altri paesi europei, che sono dotati di strutture per l’analisi dello stato di salute dei loro sistemi d’istruzione.

MA INTORNO ai test Invalsi si sono scatenate numerose polemiche. L’ultima è quella dei dipendenti dell’istituto di ricerca, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, che dopo le dimissioni del presidente Piero Ci-pollone, economista proveniente dall’ufficio studi della Banca d’Italia, volato a Washington per andare a occupare uno dei 24 posti di direttore esecutivo alla Banca Mondiale, hanno denunciato “una situazione di forte criticità economica e di incertezza di governo”. Infatti i dipendenti stabili dell’Invalsi sono solo 22, più del doppio i precari con contratti in scadenza.

Le controversie, però, non sono soltanto interne. Dato lo scarso numero di dipendenti, i test nelle scuole saranno somministrati e corretti dagli insegnanti. Ma in regime di totale volontariato: la verifica, infatti, non rientra nelle loro mansioni e non sarà retribuita.

Chiusa la partentesi “difficoltà finanziarie”, le polemiche non sono però esaurite. I Cobas stanno boicottando le prove da molti mesi: “Il Miur - ha dichiarato il portavoce Piero Bernocchi - e i presidi-padroni proveranno con minacce, imbrogli e blandizie a far svolgere nelle scuole gli ignobili, grotteschi e distruttivi quiz Invalsi, che insultano la scuola pubblica, ogni didattica di qualità, la professionalità dei docenti e qualsiasi serio apprendimento da parte degli studenti”.

La contestazione dei sindacati è relativa alle modalità di svolgimento delle prove, che prevedono un mero esercizio di compilazione di test che risultano più vicini ad una schedatura dei risultati che ad una valutazione. Il Miur è corso ai ripari con una nota che prevede che ogni decisione sui quiz Invalsi “deve essere deliberata dal Collegio dei docenti”, ma da queste scelte naturalmente emergeranno istituti “buoni” e istituti “cattivi”. Eppure molte scuole, a partire dalla Capitale, boicotteranno l’iniziativa.

“Il criterio di un serio sistema di valutazione - spiega Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil - non può essere solo quello dell’apprendimento finale. Serve un organo indipendente, non un ente finanziato dal Ministero stesso per valutare il funzionamento del sistema, come nei paesi anglosassoni. I test di questi giorni sono improvvisati, i docenti non sono preparati a farli e i ragazzi a riceverli. Un investimento di risorse sproporzionato al risultato che verrà ottenuto”. Tra l’altro, le classi campione saranno quelle dove le prove verranno distribuite e corrette dai tecnici dell’Istituto. Quindi un numero molto limitato.

I RAGAZZI sono chiamati ad affrontare una prova di italiano e una di matematica della durata di 90 minuti ciascuna per le secondarie, 45 per le primarie. “Il tempo per risolvere i quesiti è pochissimo - spiegano un gruppo di genitori di una scuola elementare del Veneto - facciamo fatica anche noi in 40 secondi a dare le risposte. É inevitabile che i bambini dovranno essere aiutati dalle maestre che altrimenti rischiano di vedere declassata la loro scuola”. Dopo i test gli alunni sono chiamati a riempire un questionario in cui sono chiamati a parlare della loro giornata, del tessuto sociale in cui vivono, di quanto tempo dedicano allo studio e quanto allo sport, se fanno altre attività, se nelle loro case ci sono dei libri, se sono stati vittime di episodi di bullismo e di emarginazione. Proprio su quest’ultimo questionario l’Italia dei valori ha presentato un’interrogazione “per le gravi lesioni della privacy che comportano i test Invalsi”. Del resto, se in futuro le scuole dovessero ricevere i finanziamenti rispetto a questo genere di prove, è chiaro che gli istituti nelle zone svantaggiate del paese, o quelli che hanno molti iscritti stranieri, saranno inevitabilmente penalizzate.


Via ai test Invalsi nei licei «Un prof su dieci li rifiuta»

di Lorenzo Salvia (Corriere della Sera, 10.05.2011)

ROMA - I Cobas promettono battaglia e il loro leader storico, Piero Bernocchi, dice che «è contrario il 10-15%degli insegnanti» . Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ribatte che a «contestare è solo una parte marginale dei docenti» . E rilancia, confermando che il sistema sarà «esteso dal prossimo anno agli esami di maturità» ed «allargato ad altre materie con l’inglese per l’esame di terza media e le scienze alle elementari» . Si avvicina l’estate e nella scuola comincia la stagione degli esami.

Si parte oggi con la settimana dei test Invalsi, prove uguali in tutte le scuole d’Italia che hanno l’obiettivo di misurare la preparazione degli studenti in italiano e matematica a prescindere dal variabilissimo metro di giudizio dei loro insegnanti. Per la prima volta i test riguardano anche le superiori, al debutto proprio oggi con le seconde classi. E sempre per la prima volta, dopo anni di mugugni più o meno sotterranei, è scontro aperto sull’opportunità delle prove. Ci sono genitori e insegnanti che accusano i test di essere troppo difficili, specie quelli per i bambini delle elementari. Ma il nodo è tutto politico e riguarda la delicata questione degli stipendi.

Dice Bernocchi, il leader dei Cobas: «Le prove saranno utilizzate per classificare le scuole, i docenti, gli studenti, e per differenziare le buste paga degli insegnanti» . Una lettura che il ministro Gelmini respinge: «La valutazione non serve per punire o premiare gli insegnanti. Ma per migliorare il livello degli studenti, come si fa in tutti i sistemi avanzati» . Proprio per questo i tecnici del ministro dell’Istruzione e dello stesso Invalsi stanno mettendo a punto i nuovi test che dovrebbero arrivare già il prossimo anno: quello per l’esame di maturità che riguarderà italiano e matematica pesando anche sull’ingresso nelle facoltà a numero chiuso, quello d’inglese per l’esame di terza media e quello di scienze per la quinta elementare.

I Cobas dicono che con i test Invalsi i «docenti sono stati costretti in modo umiliante a trasformarsi in addestratori da quiz, con pratiche da scuola-guida per la patente» . Qualche eccesso c’è stato, in Italia come all’estero. Ma anche la variabilità del metro giudizio degli insegnanti è un dato di fatto.

La Calabria ha il record di 100 e lode alla maturità ma poi i suoi studenti sono agli ultimi posti nella classifiche internazionali, che usano test standard molto simili a quelli Invalsi. Cosa succederà oggi nelle scuole italiane? Dal punto di vista disciplinare gli insegnanti che si rifiutano di distribuire le prove non rischiano nulla. Ma sono gli stessi Cobas a dire che «non tutti gli insegnanti contrari alla fine parteciperanno al boicottaggio, anche perché i presidi stanno facendo forti pressioni» .


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