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VIAGGIO IN ISRAELE. Il presidente Napolitano accolto da Shimon Peres

CURARE LA DEMOCRAZIA: NAPOLITANO IN ISRAELE, ALL’UNIVERSITA’ DI TEL AVIV. "E’ per me di grande significato che sia una istituzione israeliana a riconoscere e premiare il mio impegno" - a c. di Federico La Sala

PREMIO "DAN DAVID". Il capo dello Stato insignito dell’onorificenza all’Università di Tel Aviv, presente Shimon Peres. "La democrazia non può considerarsi compiuta e vitale una volta per tutte, neppure in Italia. Richiede cure, verifiche critiche, riforme. Responsabilità a cui non mi sottraggo"
domenica 22 maggio 2011 di Federico La Sala
[...] "Il rafforzamento dei valori e delle istituzioni democratiche in Italia e in Europa è stato l’impegno di una vita - ha ricordato il capo dello Stato -, avendo io speso 43 anni come membro del Parlamento italiano, per dieci legislature, e come membro del Parlamento europeo, in due legislature". Una responsabilità "che ancora mi spetta esercitare e a cui non mi sottraggo - ha aggiunto Napolitano - operando e pensando per l’ulteriore marcia della democrazia" [...]
ANTONIO GRAMSCI, (...)

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> CURARE LA DEMOCRAZIA ---- AL "DIVAN" ORCHESTRA, il presidente Napolitano ha «girato» l’intero ammontare del premio Dan David, un milione di dollari, ricevuto in Israele (di Enrico Girardi - Le note del «ciclone» Baremboim. Quando la musica lascia il segno).

domenica 22 maggio 2011

«l’Orchestra fu fondata per un’intuizione comune dell’israeliano Barenboim e del palestinese Said»

Le note del «ciclone» Baremboim. Quando la musica lascia il segno

di Enrico Girardi (Corriere della Sera, 22.05.2011)

Ogni volta che Barenboim arriva in Italia, è come se un ciclone si abbattesse sulla nostra vita culturale. Questa settimana ha riunito di nuovo i ragazzi arabi, palestinesi e israeliani dell’Orchestra del Divano, li ha portati a suonare presso le massime istituzioni musicali del Paese (Scala e Santa Cecilia), ha provato con loro pezzi nuovi da eseguire a Vienna, ha registrato con loro la bellissima puntata di «Che tempo che fa» andata in onda ieri sera, ha ricevuto dal presidente Napolitano (che ha «girato» l’intero ammontare del premio Dan David, un milione di dollari, appena ricevuto in Israele) un significativo sostegno materiale per coinvolgere nell’esperienza del Divano altri musicisti giovanissimi, ha raccontato quale significato rivesta l’aver portato un gruppo di musicisti europei a suonare Mozart a Gaza. Ma cosa significa tutto questo fare, fare, fare? O si tratta di quella forma di horror vacui che atterrisce decine e decine di artisti che han bisogno di far parlare di sé tutti i giorni per non sentirsi finiti; oppure si tratta di una passione feroce che si alimenta di continuo.

E la risposta al quesito la danno non solo gli esiti artistici delle esecuzioni del Divano ma gli occhi, gli sguardi, le espressioni che abbiamo visto ieri sera sui volti dei ragazzi ospiti da Fazio. Volti aperti, belli, intelligenti, consapevoli che soddisfare un’attitudine alla musica e insieme recare al mondo un messaggio così forte di speranza, di condivisione, di solidarietà- sia pure nella diversità delle proprie opinioni politiche e religiose - è un privilegio impagabile.

Il Divano è stato fondato nel 1999 per un’intuizione comune dell’israeliano Barenboim e del palestinese Said. Ma è ormai chiaro a tutti che questi 12 anni di vita hanno trasformato l’iniziativa in qualcosa di molto più prezioso di quanto i fondatori osassero probabilmente sperare: un segno permanente di civiltà che non cambierà il mondo ma che ha già cambiato il cuore di quanti, a qualunque titolo, hanno avuto a che fare con questi ragazzi. Anche da semplici telespettatori.


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