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PIANETA TERRA. EUROPA - CURARE LA DEMOCRAZIA ....

DEMOCRAZIA REALE SUBITO: "DEMOCRACIA REAL YA"!!! NOTIZIE DALLA SPAGNA. Alcuni articoli sulla situazione - a c. di Federico La Sala

SPAGNA. La protesta degli «indignados» si è estesa un po’ in tutto il paese. Sul banco degli accusati c’è tutta la classe politica, di destra e di sinistra.
domenica 22 maggio 2011 di Federico La Sala
[...] La protesta degli «indignados» si è estesa un po’ in tutto il paese. I partiti stanno a guardare colti di sorpresa alla vigilia di un voto che nelle previsioni dovrebbe cambiare lo scenario a favore del centro-destra, oggi all’opposizione. Il principale obiettivo della protesta sociale è il premier socialista Zapatero, al governo dal 2004, colpevole - secondo gli «indignati» - di non aver saputo reagire ad una crisi che in Spagna per l’anno in corso prevede una crescita irrisoria del (...)

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> NOTIZIE DALLA SPAGNA. ---- GLI INDIGNATI RUBANO LA SCENA AI PARTITI. Trentaquattro milioni di cittadini sono chiamati alle urne per elezioni regionali e comunali Nelle piazze continua la pacifica rivolta giovanile contro il sistema politico nel suo insieme.

domenica 22 maggio 2011


-  Trentaquattro milioni di cittadini sono chiamati alle urne per elezioni regionali e comunali
-  Nelle piazze continua la pacifica rivolta giovanile contro il sistema politico nel suo insieme

-  Spagna al voto, gli indignati rubano la scena ai partiti

-  Trentaquattro milioni di spagnoli chiamati alle urne oggi per le amministrative.
-  Da una settimana attenzione concentrata sulla contestazione giovanile.
-  Indignati in piazza anche nel giorno di silenzio elettorale.

-  di Claudia Cucchierato (l’Unità, 22.05.2011)

«Se non ci lasciano sognare, non li lasciamo dormire». Scritto a pennarello su un lenzuolo 9x2m e issato all’ingresso sud-ovest della Plaça Catalunya di Barcellona, è questo il motto che definisce le intenzioni degli «indignati» riuniti in più di 160 piazze di Spagna. In effetti, non è un rumore assordante quello che fanno, bensì un rumore di fondo, costante, come un fischio nelle orecchie dei quasi 100.000 tra sindaci, consiglieri, presidenti regionali, deputati e procuratori che usciranno eletti dagli scrutini di questa notte.

SPUNTI PER IL DIBATTITO

Nella giornata dedicata alla riflessione, subito prima delle elezioni che si svolgono oggi in 8.116 comuni e 13 regioni spagnole, le piazze hanno registrato il tutto esaurito. L’urlo muto, che alla mezzanotte di venerdì ha inaugurato il silenzio imposto da una legge criticata nella cosiddetta «era digitale», ha fatto il giro del mondo. Molto più loquace di qualsiasi parola o dichiarazione dei candidati, la riflessione silenziosa e pacifica degli «indignati» monopolizza da una settimana il dibattito politico nel paese iberico. Ma cosa chiedono? Difficile dirlo. Un po’ di tutto in realtà. Ogni proposta è accettata, ogni spunto per il dibattito accolto, depositato nell’apposita urna di cartone e sviscerato in lunghe discussioni dove la parola si prende alzando la mano e il grado di approvazione si misura con una specie di applausometro artigianale.

Tutti gli striscioni e i cartelli che facevano riferimento alle votazioni sono stati staccati dalle piazze, per evitare di dare scuse alla Giunta Elettorale per sciogliere i raduni, come imporrebbe la legge. Ne rimaneva solo uno ieri in Plaça Catalunya, penzolante in un cestino: «Non li votare, loro non lo farebbero». Più di 34 milioni di spagnoli sono chiamati alle urne e il voto in bianco, secondo tutte le inchieste e i sondaggi in circolazione, potrebbe essere molto più alto che in qualsiasi altra tornata amministrativa precedente.

CAMBIAMENTI STRUTTURALI Ma non è da imputare esclusivamente alle mobilitazioni nate dalla manifestazione del 15 maggio. Non è sulle elezioni che vogliono essere decisivi gli «indignati». Vogliono cambiamenti strutturali, dibattono giorno e notte su argomenti trasversali come l’acqua pubblica, la sanità, l’educazione, il diritto alla casa e al lavoro. Hanno raccolto centinaia di migliaia di firme contro gli sfratti coatti. Applicano la formula della partecipazione diretta, chiedono referendum per l’approvazione delle leggi più importanti, per bypassare la centralizzazione del potere.

I partiti in lizza per le elezioni li guardano da sette giorni con un misto di timore e rispetto. I conservatori del Partito Popolare cercano di minimizzare il movimento, adducendo ipotetiche connivenze con la sinistra. Di fatto, Izquierda Unida è stata l’unica formazione a presentare ricorso contro il veto ai presidi imposta dalla Giunta Elettorale. Dall’altra parte, il Partito Socialista, attualmente al governo, si trova di fronte a un dilemma ben più delicato. Sa che non può far finta di nulla, né nascondersi dietro un «non dipende da noi».

Le previsioni di voto lo danno perdente anche in comuni storicamente di sinistra come Siviglia e Barcellona. Eppure, cavalcare l’onda rivoluzionaria potrebbe essere per il Psoe controproducente. È per questo che il Ministro degli Interni e vicepremier Alfredo Pérez Rubalcaba ha deciso di non sciogliere i raduni. Primo tra tutti quello che nella Puerta del Sol di Madrid conta da una settimana una media di 30.000 persone permanentemente connesse con Facebook e Twitter


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