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PIANETA TERRA: GALASSIA INTERNET E MUTAMENTI ANTROPOLOGICI."DEMOCRACIA REAL YA"!. IL TEMPO DELL’ESODO ....

IN SPAGNA, NELLA PIAZZA DEL NUOVO SOLE. Dopo il crollo della mente viaggio verso l’esternità. Una nota di Gaetano Mirabella - a c. di Federico La Sala

Dopo la rivoluzione che ha acceso nel nord Africa il desiderio di democrazia, adesso tocca a noi dirci la verità sulla falsa e malata democrazia in cui viviamo.
giovedì 26 maggio 2011 di Federico La Sala
[...] Questo è il tempo dell’esodo del sociale che è in fuga verso un luogo del sistema nervoso dove può interagire con i propri stati linguistici e mutare la rappresentazione delle sue stesse interazioni eidetiche-neuronali, il che significa paradossalmente che questo “viaggio”, è un viaggio linguistico verso una sorta di fine del linguaggio. La società sembra voler abbandonare il luogo dove c’era la mente e gli esseri umani si trovano alla mercè di forze che li attirano da (...)

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> IN SPAGNA, NELLA PIAZZA DEL NUOVO SOLE. ---- I giovani d’Europa si svegliano sul web e si mobilitano per chiedere lavoro e dignità (di Alessandro Oppes).

domenica 29 maggio 2011

Di piazza in piazza

I giovani d’Europa si svegliano sul web e si mobilitano per chiedere lavoro e dignità

di Alessandro Oppes (il Fatto, 29.05.2011)

Madrid. Due settimane. Quasi niente, ma anche un’eternità. Soprattutto se si pensa che lo straordinario spettacolo di un movimento nato dal nulla, capace di occupare in contemporanea decine di piazze schivando pesanti ostacoli legali, e di raccogliere in un baleno mezzo milione di simpatizzanti sui social network, è un fenomeno del tutto inedito nella storia d’Europa. Tanto da aver subito provocato - in quello che qualcuno vede già come l’inizio di un inarrestabile “effetto domino” - il primo significativo contagio nel Paese che è il vero “grande malato” del continente: le migliaia di “indigna-ti” greci che da giorni protestano sulla piazza Sintagma di Atene contro le durissime misure di austerità del governo Papandreou, hanno risposto a tempo di record all’appello che arrivava dalla Puerta del Sol. “Svegliatevi”, hanno detto loro gli amici spagnoli, ormai convinti che a Madrid “stiamo riscrivendo la storia”. Non ci hanno pensato due volte: una pagina su Face-book, una martellante campagna su Twitter, e anche la Grecia si è messa in moto, senza etichette partitiche, con la consegna irrinunciabile al pacifismo, e poche idee chiare capaci di convogliare nelle piazze la rabbia popolare.

Wiki-revoluciones, dal clic alla protesta

È L’EFFETTOmiracolosodelle wiki-revoluciones, come le ha battezzate il sociologo Manuel Castells. Rivolte digitali frutto di un lavoro collettivo, dove alla fine è impossibile attribuire il merito o la colpa di quello che sta accadendoaunsingoloindividuo,oa un gruppo ristretto di persone. Senza leader, a differenza della politicatradizionale,maconuna capacità di far circolare idee e proposte a un ritmo forsennato grazie a Internet. E poi basta un clic del mouse per far scattare il passaggio dal virtuale al reale. Dal computer alla piazza. Il problema, semmai, viene dopo. E in Spagna stanno cominciando a pensarci seriamente. Perché sta tutto qui il senso della sfida, tanto grande da provocare una sensazione di vertigine a chi ci si è trovato in mezzo.

Come consolidare e rendere produttiva un’energia che nessuno immaginava potesse esplodere con la forza che si è vista in questi quindici giorni? In altre parole: cosa vogliono fare da grandi i protagonisti del movimento “15M”? Ne discutono senza sosta, giorno e notte, in decine di assemblee, non più solo nelle grandi piazze dei centri storici (proprio ieri a Madrid hanno convocato 250 riunioni in tutti i quartieri della capitale e nei comuni vicini).

Dal nucleo iniziale che ha dato vita alla protesta del 15 maggio - Democracia Real Ya - diventato ormai solo una piccola parte di un meccanismo molto più vasto e complesso, era partita una proposta di programma in otto punti,nellaconvinzionechedaquella bozza si potesse arrivare a un consenso generale. Si andava dall’eliminazione dei privilegi della classe politica, con la pubblicazione obbligatoria dei patrimoni e l’ineleggibilità per gli imputati di corruzione, a una serie di misure contro la disoccupazione, tra cui il pensionamento a 65 anni, agevolazioni per le aziendeconminorepercentuale di contratti part time e proibizione dei licenziamenti collettivi nelle imprese in attivo.

Da una serie di misure per favorire il diritto alla casa, alla soppressione di posti inutili nella pubblica amministrazione. Dai provvedimenti fiscali (aumento delle imposte sulle grandi fortune, tassa sulle transazioni internazionali) a un controllo più rigido sul sistema bancario, con la nazionalizzazionedegliistitutiin difficoltà e la proibizione dei piani di salvataggio pubblici. E poi ancora: riforma della legge elettorale in senso proporzionale e referendum vincolanti su questioni di grande interesse.

Tra happening e rivoluzione

PROGRAMMA vastissimo, forse troppo, tanto che alla fine hanno deciso di limitarlo, almeno in partenza, a quattro punti essenziali:riformaelettorale,lotta contro la corruzione, separazione effettiva dei poteri, creazione di meccanismi di controllo della cittadinanza sulle decisionidellapolitica.Ilguaioèche, con le regole snervanti della democrazia strettamente assembleare che gli indignados si sono imposti, qualcuno comincia a dubitare che si possa arrivare a decisioni concrete. Ancora è presto per capire se ci troviamo di fronte a una versione riveduta e aggiornata del Maggio francese 1968 o, al contrario, a un grande e inconcludente happening. “Meno circo e più rivoluzione”, ammonisce un grande striscione affisso alla Puerta del Sol.

Ma lì, nel cuore della protesta, tra tende da campeggio e grandi stand, banchetti per la raccolta di firme e biblioteca, ufficio informazioni e capannelli dove chiunque prende in mano un megafono ed espone le proprie ragioni - al vecchio stile dello Speaker’s Corner londinese - si vede ormai un po’ di tutto. Compreso l’angolo “dell’amore e della spiritualità”, con sessioni di yoga e tai chi, massaggi orientali e momenti di riflessione. Con le telecamere dei grandi network puntate addosso - dalla Cnn alla Bbc ad Al Jazeera - i giovani della Spanish Revolution sentono il peso di una responsabilità forse troppo grande. Dimostrare che “costruire una democrazia migliore” è possibile. I migliori sociologi osservano, in parte smarriti, e cercano di capire.

Book bloc e nuovi poveri

C’È CHI, come Javier Elzo, specialista nel comportamento e nei valori della gioventù all’Università di Deusto, si chiede: “Cos’è rimasto dell’indignazione degli studenti francesi che lo scorso anno si ribellarono contro la riforma del sistema pensionistico?”. O, per citare un caso più recente, cosa resterà della mobilitazione dei book bloc britannici, in rivolta contro l’aumento delle tasse universitarie? In Portogallo, un movimento nato appena due mesi fa, “Geraçao a rasca” (generazione nei guai) sembra aver già esaurito la sua carica innovativa. Ma lo scontento per un modello economico che crea emarginati, precari e nuovi poveri, si è ormai esteso su scala continentale. E non è più limitato ai Paesi “fanalino di coda”. Persino la solida Germania scuote alle fondamenta la classe politica. Per il momento penalizzando alle urne i cristiano-democratici della cancelliera Angela Merkel, e premiandoiVerdicomenoneramai accaduto in passato. Il futuro dirà se il vento di Madrid, con le sue raffiche per ora irregolari ma ancora poderose, sarà capace di raggiungere l’intera Europa.


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