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MEDICINA E ILLUMINISMO KANTIANO. L’OMEOPATIA E IL CORAGGIO DI SERVIRSI DELLA PROPRIA INTELLIGENZA ("SAPERE AUDE!": KANT, 1784). "ORGANON DELL’ARTE DEL GUARIRE": "AUDE SAPERE" (HAHNEMANN, 1819).

C. F. SAMUEL HAHNEMANN: CRITICA DELLA RAGIONE MEDICA. LINEE-GUIDA PER DIVENTARE MEDICI RESPONSABILI (SENZA VIRGOLETTE). Alcune sue pagine (del 1825) tutte da rimeditare - a c. di Federico La Sala

La migliore occasione per esercitare e perfezionare la nostra capacità di osservazione è fornita dall’istituire esperimenti con farmaci su noi stessi.
mercoledì 28 maggio 2014
"Era angosciante per me procedere sempre al buio, senz’altra luce se non quella che si poteva ricavare dai libri, quando dovevo guarire i malati [...] Non potevo curare coscienziosamente le nuove e ignote affezioni morbose dei miei fratelli malati con quei farmaci sconosciuti [...] Diventare in tal modo l’assassino o il torturatore dei miei fratelli era per me un’idea tanto terribile e opprimente che, subito dopo il mio matrimonio, rinunciai all’esercizio della professione medica e mi (...)

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> C. F. SAMUEL HAHNEMANN. LINEE-GUIDA PER DIVENTARE MEDICI RESPONSABILI --- Il buon rapporto tra medico e paziente fa bene alla salute di tutt’e due.

domenica 25 ottobre 2015

Scoperte

Il buon rapporto tra medico e paziente fa bene alla salute di tutt’e due

di Sergio Harari *

Secondo una recente indagine della Società Italiana di Medicina Interna, avere un rapporto empatico con i pazienti riduce di 4 volte il rischio di ricovero per il malato e aumenta fino al 40% le sue possibilità di tenere sotto controllo i valori di colesterolo e glicemia, riducendo anche il pericolo di burnout (forma di stress delle professioni d’aiuto) per il medico. Le parole che noi medici diciamo toccano sensibilità profonde, soprattutto quando le rivolgiamo a chi è in attesa di speranze; le espressioni cambiano significato a seconda dell’intonazione della voce o della profondità dello sguardo.

Eugenio Borgna, neuropsichiatra di fama, scrive nel libro Parlarsi. La comunicazione perduta (Einaudi): «Come posso conoscere, o meglio come posso intuire, quello che le mie parole comunicano a chi mi ascolta, a chi vorrei aiutare nella sua tristezza e nella sua angoscia, nella sua inquietudine e nella sua disperazione?».

Peraltro la medicina è un racconto, che comincia con la narrazione dei pazienti della loro malattia e continua con le storie descritte dai medici, come spiega Siddartha Mukhrjee in L’imperatore del male (Neri Pozza), premio Pulitzer, che è stato definito la biografia del cancro.

In un sondaggio online, svolto tempo fa dall’associazione Peripato con il «Corriere», solo il 35,1% degli oltre 2 mila partecipanti era soddisfatto del tempo dedicato dal loro medico al colloquio, 32,7% lo era solo in parte e 32,2% non lo era per nulla. Forse, poi, oltre al tempo materiale, sempre più difficile a trovarsi, conta la capacità di sintonizzarsi con il tempo interiore dell’altro. Creare quella relazione umana che permetta al paziente di sentirsi accolto nelle sue paure e nelle sue fragilità è il difficile compito che hanno le parole del medico.

* Corriere della Sera - La Lettura, 25.10.2015


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