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CALABRIA: RISCOSSA CIVILE E DEMOCRAZIA "REALE"!!! La ’ndrangheta non si sconfigge solo nelle aule dei Tribunali, ma anche con una politica culturale sul territorio che faccia terra bruciata del consenso di cui si alimenta.

LAMEZIA TERME DA’ IL VIA: IN COLLISIONE CON LA COLLUSIONE!!! «Trame. Festival dei libri sulle mafie» promosso dall’assessore alla Cultura, Tano Grasso, antesignano del movimento nazionale antiracket. Una nota di Giuseppe Oddo - a c. di Federico La Sala

Dal mercoledì 22 a domenica 26 giugno convergeranno da tutt’Italia nel centro storico lametino magistrati, giornalisti, studiosi, imprenditori, uomini di chiesa, tutti autori di libri sulla mafia, per suscitare un dibattito pubblico e denunciare le connivenze.
venerdì 24 giugno 2011 di Federico La Sala
[...] L’obiettivo è alto: provocare un effetto valanga che travolga il silenzio, la paura, la rassegnazione, l’assuefazione, quel modo di pensare diffuso, in Calabria come in Sicilia, che consente alla criminalità organizzata di radicarsi e mimetizzarsi nel tessuto sociale.
«Vogliamo far vedere - dice ancora Abbate - che esistono persone che fanno antimafia lontano dai riflettori, fornendo contributi concreti ed esempi individuali». Il messaggio, per coloro che vivono in una condizione di (...)

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> LAMEZIA TERME DA’ IL VIA: IN COLLISIONE CON LA COLLUSIONE!!! ---- IN ONORE DI TINA ANSELMI. Dalla P2 alla P4. il triste Paese dei poteri paralleli (di Nicola Tranfaglia)

mercoledì 22 giugno 2011


Dalla P2 alla P4. il triste Paese dei poteri paralleli

di Nicola Tranfaglia (l’Unità, 22.06.2011)

In un punto cruciale, che ricordo ancora, della relazione di maggioranza della Commissione d’inchiesta parlamentare sulla P2 presieduta da Tina Anselmi, pur con tutte le integrazioni che compongono l’enorme materiale in centoventi volumi (di cui quella chiamata oggi P4 non può costituire, ad avviso di storico, che l’ultima reincarnazione) si scrive che quella associazione fu «il punto culminante della strategia della tensione e della successiva emarginazione del Miceli e del Maletti, massimi responsabili dei servizi segreti in quel momento».

Un’affermazione di questo genere, fatta trent’anni fa al termine di una lunga inchiesta parlamentare seguita all’irruzione delle forze dell’ordine a Castiglion Fibocchi per iniziativa dei magistrati Turone e Colombo, rende giustizia o dovrebbe renderla a quegli italiani e sono tanti ormai crediamo che seguono oggi le cronache giudiziarie che hanno al centro il cosiddetto lobbista (ma, a differenza che negli Stati Uniti questa figura non esiste nell’ordinamento giuridico italiano) Luigi Bisignani. Quest’ultimo era quello che, non si sa perché, scriveva ad esempio la lettera dell’ex direttore generale della Rai Mauro Masi per licenziare il conduttore Michele Santoro e che incontrava ogni giorno ministri e alti dignitari dell’attuale governo e della maggioranza parlamentare guidata dall’onorevole Berlusconi.

Potremmo continuare per molte pagine su questo aspetto ma vale la pena sottolineare piuttosto che cosa significhi la grande familiarità con gran parte del potere politico ed economico e la sua capacità di spingere nomine e influire su quello che devono fare i vertici di enti, dipartimenti e imprese pubbliche e private nel nostro Paese.

Il che significa a mio avviso creare condizioni di facile sovvertimento delle procedure di legge, interferenze molto gravi nel funzionamento di poteri e di organi costituiti secondo le regole normali, costituire un potere parallelo e magari più efficace di quelli previsti dalla Costituzione repubblicana e dalle leggi dello Stato.

Insomma una volta, anche tra storici, si parlava, a torto o a ragione, di “doppio Stato” ma oggi il degrado della crisi italiana può spingere a considerare superate quelle espressioni e parlare piuttosto, in maniera più realistica, di commistione crescente e molto pericolosa di affari, politica ed economia. Di disordine politico e istituzionale dovremmo aggiungere che potrebbe spingere ancora di più nel baratro un Paese già afflitto da una grave crisi economica, sociale e morale. Di qui l’allarme che si è creato nell’opinione pubblica democratica che si trova di fronte a uno scandalo diverso dai tanti che emergono spesso, per disonestà dei singoli o di gruppi, e configura piuttosto un ennesimo attentato alla democrazia e alla vita politica e culturale


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