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OPERAZIONE SANT’AMBROGIO. MAMMALUCCHI A MILANO: "MAMMASANTISSIMA"!!! «Chi fa tali cose non ha esatta idea né della impotenza della croce né della onnipotenza di Dio né delle leggi proprie della potenza mondana» (Von Balthasar)

MILANO, IL CARDINALE SCOLA, E IL CATTOLICESIMO DEL "MENTITORE": CONTRO IL CONCILIO, IL GIOCO DELLA "COMMUNIO". Noi non siamo più sotto un pedagogo, voi siete tutti uno nell’Uomo Supremo di Papa Ratzinger. Un’analisi di Giancarlo Zizola, con note - a c. di Federico La Sala

(...) Il maestro di Scola, Von Balthasar, era molto netto (...). Diceva che «al cristiano è vietato il ricorso ai mezzi d’azione specificamente mondani per un preteso incremento del regno di Dio in terra». Criticava l’integralismo di gruppi di «mammalucchi cristiani che aspirano a conquistare il mondo» (...)
sabato 2 luglio 2011 di Federico La Sala
[...] Paradossalmente la Chiesa italiana era più ricca sotto Pio XII di grandi figure episcopali, un certo Roncalli a Venezia, Montini a Milano, Fossati a Torino, Siri a Genova, Lercaro a Bologna, Dalla Costa a Firenze, Ruffini a Palermo: saranno i grandi protagonisti del Concilio Vaticano II [...]
“(...) noi non siamo più sotto un pedagogo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (...)

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> MILANO, IL CARDINALE SCOLA, E IL CATTOLICESIMO DEL "MENTITORE" --- Lettera di cattolici milanesi, sugli episcopati di Martini e Tettamanzi.

venerdì 8 giugno 2012

Lettera di cattolici milanesi (sugli episcopati di Martini e Tettamanzi)

di cattolici milanesi (del 25 maggio 2012) *

Il 6 maggio 2012 il quotidiano "Il fatto quotidiano" ha pubblicato (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/06/comunione-liberazione-cerchio-magico-intornobenedetto/ 219915/) una lettera riservata (del marzo 2011) di don Julián Carrón, attuale Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, a mons. Giuseppe Bertello, nell’ambito delle consultazioni della Santa Sede riguardo la nomina del nuovo vescovo per la diocesi di Milano. Non ci risulta che i contenuti di questa lettera siano stati smentiti dal diretto interessato.

Mentre lasciamo alla coscienza del reverendo Carrón di riflettere sulla veridicità e sulla appropriatezza dei vari punti della sua lettera, alcuni dei quali molto opinabili, vorremmo rimarcare due passaggi della lettera stessa, quello in cui si scrive di una "crisi profonda della fede del popolo di Dio, in particolare di quella tradizione ambrosiana caratterizzata sempre da una profonda unità tra fede e vita... Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito a una rottura di questa tradizione" , rottura che avrebbe promosso una "frattura caratteristica della modernità tra sapere e credere", riducendo "l’esperienza cristiana a...intimismo e moralismo", e quello in cui si sottolinea "l’urgenza di una scelta di discontinuità significativa rispetto alla impostazione degli ultimi trent’anni". Ora, è assolutamente chiaro che con la cifra di "trent’anni" si fa esplicito riferimento agli interi episcopati di Carlo Maria Martini e di Dionigi Tettamanzi (l’ingresso del card. Martini in diocesi avviene nel 1980, la lettera è del 2011).

Vorremmo testimoniare, in quanto fedeli di questa diocesi, che quanto scritto dal reverendo Carrón non corrisponde a quanto abbiamo vissuto di persona e abbiamo visto coi nostri occhi. Ricordiamo pochi fatti a titolo di esempio: quanto al ministero del card. Martini, la Scuola della parola, che ha insegnato a migliaia di fedeli di tutte le età a coniugare ascolto della Scrittura e fedeltà al Vangelo nella vita di ogni giorno, e che ha suscitato l’ammirazione e lo stupore di molte persone lontane dalla fede. E poi la Cattedra dei non credenti, che ci ha insegnato ad approfondire la nostra poca fede di fronte a questioni cruciali e brucianti - per noi e per tutti - di quella modernità in cui siamo pur chiamati a vivere. Altro che "frattura tra sapere e credere"! Altro che "intimismo e moralismo"!

Per quanto riguarda il card. Tettamanzi, vorremmo ricordare il suo ministero di carità che lo ha guidato a istituire il Fondo famiglia-lavoro, e la sua difesa dei più poveri tra i suoi fedeli, che lo ha esposto alle critiche ingiuriose di una parte politica. Vorremmo chiedere al reverendo Carrón: in che cosa la difesa dei poveri per fedeltà al Vangelo rompe la "tradizione ambrosiana"?

La nostra esperienza - e il parere di credenti e non credenti con cui siamo a contatto nella vita di ogni giorno - è che il ministero di questi due nostri pastori abbia rappresentato un lungo e indimenticabile tesoro di grazia, alla ricerca di una coerente realizzazione delle scelte del Concilio nel difficile contesto della contemporaneità. Forse il reverendo Carrón - che non ci risulta essere vissuto sempre a Milano negli ultimi trent’anni - si è fidato troppo di qualcuno che non aveva occhi per vedere e orecchie per sentire l’annuncio evangelico dei nostri vescovi.

Un gruppo di fedeli della diocesi di Milano


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