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CRITICA DELLA CONOSCENZA E DELLA RAGIONE MEDICA: "ABBI IL CORAGGIO DI AS-SAGGIARE".

C. F. SAMUEL HAHNEMANN: "AUDE SÀPERE". LA RIVOLUZIONE COPERNICANA IN MEDICINA. Alcune indicazioni per una rilettura dell’Organon dell’arte del guarire - di Federico La Sala

(... ) come il cammino di Hahnemann incroci (per vie ancora non conosciute, tutte ancora da esplorare) l’orizzonte critico kantiano (...)
venerdì 10 aprile 2015
[...] “Aude Sàpere”. Senza la comprensione di questa cifra specifica, un’indicazione all’apparenza sorprendente e straniante, si corre il rischio (come è successo e succede ancora) di guardare il dito e non la luna e di collocare Hahnemann (1755-1843) culturalmente e filosoficamente prima di Kant e della sua rivoluzione copernicana, all’interno della tradizione della “metafisica razionale”, “della medicina razionale”, come fanno Harris L. Coulter e (...)

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> C. F. SAMUEL HAHNEMANN. ... L’ACCESSO ALL’ARTE MEDICA E I CRITERI DI SELEZIONE. Quando smetteremo di usare i quiz per misurare la preparazione e l’intelligenza? (di Umberto Galimberti).

sabato 22 ottobre 2011

Lettere

L’accesso all’arte medica e i criteri di selezione

Quando smetteremo di usare i quiz per misurare la preparazione e l’intelligenza?

Risponde Umberto Galimberti *

-  Quest’anno ho fatto il test di ammissione a medicina. Premettendo che diventare un medico è sempre stato il mio sogno, purtroppo oggi questo desiderio si è scontrato con 3.400 ragazzi e 100 domande da risolvere in circa due ore. La professione medica mi ha sempre affascinato, e, pur essendo conscia dei pro e dei contro che comporta, l’ho sempre vista come qualcosa di altamente nobile e non disgiungibile dall’arte, dalla letteratura, dalla musica e soprattutto dall’empatia, dal "sentire insieme".
-  A mio avviso il sistema di reclutamento adottato è inutile e inefficace, in grado solo di decelerare e rendere più macchinoso e stressante l’accesso alle facoltà. Chi non entra al primo anno decide di riprovare l’anno dopo, sperando che un anno di biologia, farmacia, chimica o biotecnologia riesca a dare gli strumenti adatti per affrontare la prova.
-  Perché invece di un test a crocette che non valuta oggettivamente le competenze del candidato, fare un colloquio orale o fare un test che indaghi le motivazioni, le cause e gli ideali profondi che muovono e sostengono il ragazzo (cose che, a mio modesto parere, valgono di più del sapere rispondere a seguito di quale avvenimento morì Anita Garibaldi).
-  Vedo coetanei demotivati, demoralizzati, che perdono la fiducia nel sistema italiano ancora prima di avere messo piede all’università. Il costo per sostenere ogni test alle università pubbliche si aggira sui 50 euro. Per non parlare delle università private (150 euro a Milano) e i corsi preparatori ai test di ammissione (4mila euro). Ogni anno che passa il numero dei candidati aumenta. La corsa al posto fisso in anni di crisi si fa sempre più accanita: la scelta di medicina è dunque dettata da una necessità interiore o dal mero business?

-  Lettera firmata

Proprio in questi giorni leggo che, a causa del pensionamento di un numero significativo di medici, avremo nel prossimo futuro una carenza di operatori sanitari come già sta avvenendo in Inghilterra. Ciò nonostante la professione medica è ambita da un numero eccessivo di aspiranti mossi dalle più disparate motivazioni (non tutte nobili), per cui un criterio selettivo si rende necessario. Abbiamo scelto il peggiore, costruito su test a domande singole o multiple sui più svariati argomenti, pochi dei quali attinenti alla verifica di una propensione per le discipline scientifiche e sperimentali.

La procedura potrebbe essere corretta con delle prove scritte attinenti le materie studiate nelle scuole secondarie superiori come fisica e chimica, superate le quali si accede a un colloquio in cui si verificano le motivazioni e la personalità del candidato, perché l’arte medica richiede, oltre a una seria preparazione scientifica, anche una disposizione umana alla cura, di cui spesso i pazienti lamentano la mancanza. L’inconveniente di questo metodo, comunque più serio degli attuali test di accesso, consiste nel fatto che esaminare 3.400 ragazzi richiede tempo, spazio e un gran numero di esaminatori di cui la nostra organizzazione sanitaria non dispone. Un’altra procedura potrebbe essere quella di consentire a tutti i candidati l’accesso, salvo poi una verifica dopo due anni, con selezione di coloro che hanno riportato le migliori valutazioni in termini di esami sostenuti e di risultati raggiunti. Questo metodo, che in assoluto sarebbe il migliore, ha come suo inconveniente il fatto che le nostre strutture universitarie e ospedaliere non sono in grado di ospitare per due anni un numero così elevato di studenti.

Detto questo, il metodo selettivo a quiz resta comunque il peggiore perché verifica solo (quando ci riesce) l’intelligenza binaria dei candidati chiamati a dire solo "vero" o "falso", quando invece la medicina di oggi, che nella cura impiega opportunamente i protocolli collaudati, sta sempre più spostando l’attenzione sulle condizioni particolari relative all’insorgenza e al decorso della malattia che sono diversi da individuo a individuo. Qui l’intelligenza binaria testata dai quiz non serve proprio a niente.

Occorre un’intelligenza complessa che sappia valutare molti fattori che diversamente si presentano e si combinano nei singoli individui. In ogni caso la difficoltà di adottare criteri di selezione più idonei, sul tipo di quelli sopraindicati, non autorizza a proseguire con la scorciatoia dei quiz, il cui valore selettivo non differisce molto da un’estrazione a sorte.

* la Repubblica/D, 22.10.2011


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