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ABITARE LA TERRA. In cammino verso l’Eden, il paradiso terrestre, o verso l’inferno terrestre? Il tema della casa nell’immaginario statunitense ....

AMERICAN DREAM. La crisi del sogno americano. Un saggio (con un’analisi del romanzo di Robert Marasco, "Burnt Offerings") di Mariantonietta Rasulo - a c. di Federico La Sala

“L’intero destino dell’America è contenuto nel primo puritano che sbarcò in America...” Sono queste le parole che Alexis de Tocqueville scrisse durante il suo celebre viaggio negli Stati Uniti
mercoledì 14 settembre 2011 di Federico La Sala
Il mito del Sogno Americano ha permesso la creazione di una società che aspira alla perfezione e che trova nel suburb, il quartiere residenziale, la sua realizzazione più significativa. Per questo osserveremo da vicino la cittadina di Levittown (Long Island), la prima forma di suburb costruita con l’intento di realizzare un nuovo ideale di vita familiare tale da rendere la casa un luogo sacro dal valore inestimabile. La metafora architettonica di Levittown, mutuata dal modello puritano, servirà alla nostra analisi per individuare il simbolo maggiormente tangibile dell’American Dream: la proprietà, la casa come possesso e sfoggio di benessere. (...) il romanzo Burnt Offerings, rappresenta uno dei più significativi esempi di trasposizione della Haunted House Formula come metafora dei problemi sociali ed economici dell’America degli anni Settanta

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> AMERICAN DREAM. La crisi del sogno americano. -- Presidenziali americane. L’incognita Hillary. La segretezza più grave della polmonite (David Axelrod)

martedì 13 settembre 2016


L’incognita Hillary: campagna sospesa *

Hillary Clinton costretta a sospendere la campagna elettorale per le Presidenziali americane. Niente viaggio in California previsto proprio in questi giorni. E la polmonite della candidata democratica entra prepotentemente nella corsa per la Casa Bianca. Senza escludere colpi di scena e l’ipotesi di trovare un nuovo candidato democratico. E ci sono indiscrezioni di altri componenti dello staff di Hillary che sarebbero stati colpiti dalla stessa patologia. Anche il rivale Donald Trump è intervenuto. Annunciando che presto darà conto sulle sue condizioni di salute: «Io sto bene. Ho appena fatto gli esami e quando avrò l’esito lo farò sapere».


La segretezza più grave della polmonite

di Massimo Gaggi *

«Gli antibiotici curano la polmonite. Ma non so quale possa essere la cura per l’ossessione della segretezza che affligge Hillary Clinton creandole problemi che si sarebbe potuta risparmiare». Difficile essere più nitidi e concisi di David Axelrod, lo stratega elettorale di Obama.

David Axelrod analizza il macigno che è caduto sulla campagna del candidato democratico alla Casa Bianca.

C’è la notizia della nuova malattia, certo, che rafforza i timori sulla fragilità della salute della ex first lady. La polmonite dopo i problemi alla vista, la trombosi e la commozione cerebrale di quattro anni fa, i «non ricordo» durante le testimonianze davanti al Congresso. La patologia polmonare potrebbe essere, in sé, un problema minore: può essere risolta con pochi giorni di cure, anche se lei deve averla trascurata a lungo, visti gli attacchi di tosse che la perseguitano da giorni, e anche se gli anziani recuperano più lentamente. E lei dovrà affrontare tra meno di due settimane il dibattito più importante di tutta la campagna elettorale col suo avversario, Donald Trump.

Il quale, dopo averla spesso insolentita ironizzando proprio sulle sue precarie condizioni di salute, ha improvvisamente assunto, su questo, un atteggiamento più composto (le ha anche augurato una pronta guarigione), consapevole che insistere ora sarebbe, per lui, controproducente: sono più che sufficienti, per mettere in cattiva luce la Clinton, il goffo tentativo della sua campagna di nascondere la realtà, l’irritazione del pool di giornalisti che segue la candidata per essere stato lasciato all’oscuro (se non addirittura depistato) e, infine, la tardiva ammissione che Hillary è affetta da una polmonite.

La campagna più sorprendente (e per certi versi inquietante) della recente storia americana diventa ancora più incerta con questo sviluppo che certamente indebolisce la candidatura della Clinton, ancora in testa nella maggior parte dei sondaggi ma con un margine di vantaggio su Trump che si assottiglia sempre più. In campo democratico nessuno ipotizza apertamente l’emergere di una candidatura alternativa anche perché la Clinton non ha certamente alcuna intenzione di tirarsi indietro, come dimostra il fatto che per tre giorni ha continuato a fare campagna anche con la polmonite.

Ma nel partito è sicuramente iniziata una riflessione informale sul da farsi qualora la situazione dovesse precipitare. Per i problemi di salute della Clinton o anche per quella «October surprise» che molti continuano a temere, tra rivelazioni di Wikileaks e inchiesta dell’Fbi sulle email «segrete» che è ancora aperta, con le ultime migliaia di messaggi, scoperti solo di recente, setacciati proprio in queste settimane. I democratici la difendono a spada tratta, sostenendo che, ferma restando l’importanza della trasparenza, il primo candidato donna della storia viene sottoposto a un esame molto più severo di Trump che fin qui sul suo stato di salute ha rivelato ancora meno della Clinton, nonostante sia più vecchio di lei: una brevissima ed enfatica lettera di un gastroenterologo per assicurare che il miliardario sta benissimo. E, visto che di trasparenza si parla, l’occasione torna buona per ricordare che Trump continua a rifiutarsi di mostrare anche le sue dichiarazioni dei redditi.

Insomma: sembra avere da nascondere più lui della Clinton. Ma «The Donald» non si è fatto cogliere in contropiede: ha subito detto che si è appena sottoposto a controlli medici accurati: appena riceverà i risultati dei test, li renderà noti. Continua, invece, il silenzio sulle tasse. Ad essere chiuso in un angolo, però, oggi non è Trump, che ha recuperato dopo i passi falsi di luglio, ma il suo avversario democratico. Coi continui tentativi di nascondere i fatti - dai pasticci fatti con le email e coi finanziamenti della Fondazione Clinton fino a una banale malattia - la Clinton alimenta quell’irritazione dell’opinione pubblica nei confronti dei politici tradizionali considerati cinici e bugiardi, che sta cambiando in profondità l’umore degli elettori anche in America.


«Hillary ha la forza per farcela»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE * NEW YORK Hillary Clinton sta cercando di recuperare fisicamente e politicamente, dopo aver rivelato all’America, con tre giorni di ritardo, di essersi ammalata di polmonite. A sorpresa Donald Trump glissa e preferisce attaccare la concorrente su altri temi. Mentre il presidente Barack Obama le dà la carica: «Hillary ha la forza per farcela».

Già domenica sera Clinton ha annullato il viaggio a San Francisco e Los Angeles previsto per ieri e oggi. La candidata democratica, 68 anni, parteciperà ai comizi in teleconferenza dalla sua casa di Chappaqua, nello Stato di New York. Due giorni di stop parziale, prima di riprendere la campagna.

Intanto il suo staff prova a respingere l’accusa di aver intenzionalmente nascosto quali fossero le reali condizioni di salute dell’ex segretario di Stato. Solo domenica 11 settembre, alle 17.30 ora degli Stati Uniti, i collaboratori di Hillary hanno diffuso la nota del medico di fiducia, Lisa Bardack: «Ha la polmonite, deve prendere gli antibiotici e stare a riposo». La diagnosi, però, risale a venerdì 9 settembre. «Avremmo potuto fare di meglio», scrive su Twitter Jennifer Palmieri, responsabile per la comunicazione, «ma è un dato di fatto che il pubblico sappia più di Hillary Rodham Clinton che di qualsiasi altro candidato della storia». Brian Fallon, portavoce dello staff, ha annunciato, invece, «che non ci sono altri problemi di salute, al di là della polmonite». In settimana lo staff «fornirà un quadro completo di informazioni mediche», mentre si è diffusa la notizia che almeno sei collaboratori di Hillary siano stati colpiti dalla stessa infezione.

Anche Trump, così ha detto, presenterà nei prossimi giorni «i risultati di una serie di esami clinici»: «Credo saranno molto buoni, perché mi sento veramente in forma», ha aggiunto. Il tycoon newyorkese, spiazzando molti osservatori, in mattinata è stato lieve sulla malattia di Hillary, nonostante l’iniziativa condotta nei mesi scorsi dai media conservatori che lo appoggiano. «Spero che guarisca e torni presto in gara. Non credo che il partito democratico la sostituirà. La vedremo al dibattito presidenziale fra due settimane». Qualche ora dopo Trump, parlando a Baltimora, è stato durissimo. Venerdì scorso Hillary aveva sostenuto che «metà degli elettori di Trump fanno parte del cestino dei miserabili; sono xenofobi, razzisti, omofobi, sessisti, islamofobi».

Il candidato repubblicano l’ha tacciata di «arroganza»: «Non si possono classificare e offendere così gli americani».

G. Sar.

* Corriere della Sera, 13.09.2016


Sul tema, nel sito, si cfr.:


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