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"PREFACE TO PLATO"(Eric A. Havelock, 1963): "CULTURA ORALE E CIVILTA’ DELLA SCRITTURA. Da Omero a Platone".

RILEGGERE HAVELOCK PER RICOMPRENDERE (ANCORA E MEGLIO) PLATONE - E NOI. Una sintesi (in pdf) del suo importante lavoro - di Federico La Sala

(...) un contributo essenziale a meglio comprendere la mutazione mentale (Vernant) che diede origine a quell’intellettualismo astratto che i Greci chiamarono filosofia (...)
lunedì 19 settembre 2011 di Federico La Sala
La "Repubblica" di Platone - un documento fondamentale nella storia della cultura europea, non il manifesto di un’improbabile società utopica, ma il momento decisivo nellal otta contro la tradizione e la cultura orale, e in sieme il programma di un’epoca e di un tempo futuro (quelli stessi della storia dell’occidente, poi) [...] I percorsi critici della filosofia e dell’antropologia culturale, come le lotte di liberazione dei popoli di tradizione orale sopravvissuti ai vari imperialismi (da ricordare gli stessi indiani di America) sono del tutto fuori dall’ottica etno-logocentrica del lavoro - pur prezioso - di Havelock).

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> RILEGGERE HAVELOCK PER RICOMPRENDERE (ANCORA E MEGLIO) PLATONE - E NOI. --- "The Master and His Emissary, The Divided Brain and the Making of the Western World" (di Iain McGilchrist). Unaq rec. di Chiara Robbiano)

mercoledì 10 febbraio 2021

Due modi di vedere la realtà in precario equilibrio

      • Iain McGilchrist, The Master and His Emissary, The Divided Brain and the Making of the Western World, New Haven-London 2012 (prima stampa 2009).

di CHIARA ROBBIANO / Utrecht / *

A volte quando studiamo i presocratici, le nostre categorie mentali intralciano la comprensione delle antiche categorie. So che è impossibile lasciarsi alle spalle tali categorie (ce lo ha insegnato Gadamer, sulle spalle di alcuni giganti), ma esserne consapevoli è bello. E la neuroscienza può essere fonte di consapevolezza.

Poniamo, ad es. che i Presocratici avessero un gran rispetto per il modo di affrontare la realtà tipico dell’emisfero destro del cervello - che coglie l’unità e il tutto, che rende possibile l’immedesimarsi negli altri e il sentirsi parte di qualcosa di più grandi di noi (la natura, il cosmo). Se così fosse, sarebbe opportuno cercare di non proiettare sui loro scritti valori che, sebbene a noi sembrino assoluti e universali, possono invece rivelarsi tipici dell’emisfero sinistro del cervello - che separa e distingue e che guarda la vita che scorre dalla necessaria distanza che occorre per poter essere oggettivi. Quest’atteggia-mento dell’emisfero sinistro pare domini la visione del mondo tipica della nostra cultura occidentale.

Ritengo che The Master and his Emissary, The Divided Brain and the Making of the Western World [Il maestro e l’ambasciatore. Il cervello diviso e la formazione del mondo occidentale] scritto da Iain McGilchrist, psichiatra e filosofo, possa essere fonte d’ispirazione per gli studiosi di presocratici. È un libro che mette insieme studi psichiatrici sui due emisferi del cervello con un’interpretazione dell’origine della cultura occidentale in Grecia e delle sue evoluzioni fino ai giorni nostri. McGilchrist si occupa della divisione del cervello in due emisferi che risulta in due modi diversi di affrontare il mondo.

Nella prima parte del libro McGilchrist affronta la differenza di approccio dei due emisferi, e nella seconda parte quest’analisi preliminare viene usata per gettar luce sull’o-rigine e le sorti del pensiero occidentale. Un’ampia sessione della seconda parte del libro è dedicata al mondo greco antico e una parte di questa alla Grecia arcaica.Quello che a volte si legge è che la nascita della civiltà greca ha portato con sé molte capacità spesso associate all’emisfero sinistro: ad es. l’inizio della filosofia analitica, la codificazione delle leggi, la formalizzazione in varie sfere della conoscenza, il fissare tramite la scrittura ciò che è mutevole, lo sviluppo di mappe. Quello che spesso non è stato notato è che la nascita della civiltà greca ha visto anche l’acquisizione di capacità legate all’emisfero destro. McGilchrist suggerisce che il buon vecchio miracolo greco può avere a che fare con un contemporaneo sviluppo dei due emisferi che hanno permesso ai greci arcaici di approfittare della tensione causata da questi due modi di vedere e di stare al mondo. Infatti l’evoluzione dei lobi frontali di entrambi gli emisferi, che ha reso possibile creare una certa distanza dalla vita che scorre, si è rivelata fondamentale per lo sviluppo della filosofia; questa evoluzione si è manifestata, da una parte come capacità dell’emisfero sinistro di sviluppare una ‘oggettiva’ rappresentazione della realtà; dall’altra come capacità dell’emisfero destro di sviluppare empatia verso gli altri, collegata ad un certo tipo di autocoscienza che vede l’essere individuo come inseparabile dal tutto in cui vive1.

McGilchrist mostra come a un certo punto della storia della filosofia occidentale-di cui riscontra avvisaglie già in Parmenide, e poi in Platone - alcune delle profonde 1 intuizioni della filosofia presocratica legate alla visione d’insieme dell’emisfero destro, come il senso di solidarietà coll’universo e la consapevolezza dell’arbitrarietà dei confini posti dalle nostre categorie, siano andate perdute, e i filosofi occidentali abbiano preferito la certezza e la stabilità offerta dal tipo di conoscenza proveniente dall’emisfero sinistro.

Prima di affrontare la relazione tra la visione dell’emisfero destro e la filosofia dei presocratici, mi soffermerò su alcuni aspetti del diverso approccio alla realtà dei due emisferi, seguendo i suggerimenti della prima parte di “The Master and his Emissary”.

Il titolo, ci dice McGilchrist, è preso da una storia scritta da Nietzsche che parla di un saggio maestro spirituale (il master del titolo) che era anche a capo di una felice e prosperosa comunità. Questa comunità cresceva e il maestro delegava l’amministrazione delle parti più distanti a numerosi fidati ambasciatori/funzionari - essendo saggio, il maestro capiva che non avrebbe mai potuto governare una comunità così vasta da solo; inoltre, una volta affidato un compito a un fidato funzionario, non si preoccupava di esser messo al corrente dei dettagli della zona governata da questi. Un giorno però il suo più importante ambasciatore (l’emissary del titolo) decise di approfittare della sua posizione per arricchirsi; riteneva una debolezza del maestro il fatto che lui fosse così disinteressato; un giorno spodestò il maestro, divenne un tiranno e dopo poco l’intera comunità andò in rovina (p. 14). McGilchrist legge questa storia come un’illustrazione di quello che sta succedendo nel nostro cervello e nella nostra cultura, in cui l’emisfero sinistro, o l’ambasciatore, invece di collaborare con l’emisfero destro, ovvero il maestro, lotta per spodestarlo.

In che modo vedono (e formano) la realtà i due emisferi? Nella prima parte del libro (Part One: The Divided Brain), dopo aver presentato la fisiologia del cervello nel breve Capitolo 1, “Asymmetry and the Brain” McGilchrist confronta gli approcci dei due emisfe-ri nel Capitolo 2, “What do the two hemispheres ‘do’?”.

Ecco alcuni dei modi di vedere la realtà dell’emisfero destro (dx) e sinistro (sin) a confronto:

      • Nuovo (dx) invece di conosciuto (sin). L’emisfero destro, quello che è nel presente, sempre all’erta e pronto a ricevere segnali dall’esterno, registra ciò che è nuovo; l’emisfero sinistro si occupa di ciò che già conosce; il che lo rende efficiente in situazioni prevedibili, ma poco flessibile a riconoscere qualcosa di inaspettato 2.
      • Il tutto (dx) invece della parte (sin). L’emisfero destro vede il tutto, prima che l’emisfe-ro sinistro frammenti il tutto in parti discrete3.Contesto (dx) invece di astrazione (sin). L’emisfero destro vede ogni cosa nel suo contesto. Anche un’interpretazione di un testo che non sia letterale o esplicita, ma che richieda attenzione al contesto o a chiavi di lettura implicite, dipende dall’emisfero destro. L’emisfero sinistro cerca di seguire la logica interna di una situazione, anche se questa ci conduce a conclusioni contrarie alla nostra esperienza. Questa capacità di astrazione è fondamentale in filosofia4.
      • Individui (dx) invece di categorie (sin). L’emisfero destro è specializzato nel ricono-scimento di individui, cioè qualcosa di unico; il sinistro riconosce categorie, tipi di cose5.
      • Animato (dx) invece d’ inanimato (sin). L’emisfero destro è interessato ad individui vivi con cui può avere empatia; l’emisfero sinistro è interessato ad oggetti inanimati, meccanismi, strumenti, ciò che può essere utile6.
      • Il corpo come parte della nostra identità (dx), invece di oggetto nel mondo (sin). L’emisfero destro vede il corpo come ciò con cui ci identifichiamo, il nostro tramite col mondo, il sinistro vede il corpo come una cosa tra le altre cose, una cosa separata da ‘noi’7.

Il Capitolo 3 “Language, Truth and Music” e il Capitolo 4 “The nature of the two worlds” affrontano temi filosofici come la conoscenza, il linguaggio, la metafora, e il paradosso, mettendo in luce come aspetti diversi di questi fenomeni emergano a seconda dell’emisfero con cui li si guarda. Ognuno di questi approcci è coerente in se stesso, mentre è incompatibile con l’altro. Accennerò alle due interpretazioni della conoscenza e del paradosso. Due tipi di conoscenza. McGilchrist si sofferma sul diverso significato del verbo “to know” a seconda di quale emisfero dica “I know this” [La differenza conoscere (cognoscere, connaitre, kennen)/sapere (sapere, savoir, wissen) non è presente in inglese, solo ‘to know’, p. 96.] Quando parliamo di conoscenza ci riferiamo a volte ad un contatto diretto tra noi e una persona: questo tipo di conoscenza/incontro non si può facilmente tradurre in parole; se vi racconto com’ è una persona non vi offrirò lo stesso tipo di conoscenza che consisterebbe nel farvela conoscere, cioè incontrare (p. 95). Invece l’altro tipo di conoscenza non ha questa qualità dell’incontro diretto e può essere trasmessa ad altri senza perdita d’informazione. Io so e vi dico che è nata nel 1980, che ha i capelli castani, è alta 1.65 e abita a Parigi. Questo tipo d’informazioni è lo stesso che si possono dare per ciò che è vivente e ciò che non lo è: anche di un armadio si può dire è alto 2 m, è di legno di ciliegio e si trova nel garage ad un certo indirizzo. E’ il tipo di sapere scientifico, non cambia da persona a persona o da momento a momento, è fisso.

Eraclito (a cui torneremo presto) capiva la differenza (Capitolo 4 “The nature of the two worlds”): la vera conoscenza non è quella che accumula mattoncino su mattoncino, quella basata sul principio di divisione che porta chiarezza e stabilità nell’oggetto di conoscenza, una volta separato dagli altri oggetti e categorizzato e misurato: quella è solo polumathiê, ovvero approccio dell’emisfero sinistro, che spezzetta e non sa unire. Eraclito sa che il tutto non è la somma delle parti, ma un processo continuo e non frammentato: Eraclito accoglie la prospettiva dell’emisfero destro, che sa incontrare il tutto nel fenomeno in cui s’imbatte. Eraclito sa riconoscere la realtà come un processo nel quale le “cose” vengono separate ed etichettate per fini pratici - non lo disturba il fatto che le etichette poste sulle cose siano da una parte giuste e sensate e dall’altra false e parziali. Eraclito non è disturbato dal paradosso: lui sa che il nostro modo usuale di vedere le cose e parlarne non è adeguato a cogliere la natura della realtà.

Paradosso. La consapevolezza del fatto che le nostre etichette e i nostri concetti (radicati nell’emisfero sinistro) sono utili ma inadeguati a catturare la realtà è ancora molto 7 viva e tangibile per Zenone. Il paradosso (radicato nell’emisfero destro) va contro l’opinione comune (para-doxon), governata dall’emisfero sinistro, ed esprime la consapevolezza (propria del destro) dei limiti del nostro linguaggio e pensiero8.

Per Platone invece il paradosso è qualcosa d’inquietante - poiché è visto alla luce della legge del tertium non datur che è considerata come una legge del pensiero che deve essere anche una legge della realtà. Mentre l’emisfero destro ammette di buon grado che i nostri concetti, e il nostro modo ordinario di pensare non è adeguato alla natura della realtà, McGilchrist descrive così la reazione dell’emisfero sinistro al paradosso: se il movimento non si lascia descrivere in termini non-contraddittori, allora non è reale. Così è successo quando i filosofi greci non hanno più capito il paradosso di Zenone e lo hanno interpretato come fa l’emisfero sinistro: contrariamente a ciò che ci dice il buon senso, la freccia non si muove, Achille non può superare la tartaruga; la realtà non è come sembra - la logica ci deve mostrare com’è la realtà: se la logica non può spiegare il movi-mento, non è la logica inadeguata, bensì il movimento non è reale9 (p. 140).

Nel Capitolo 5 “The Primacy of the Right hemisphere” McGilchrist spiega che la visio-ne dell’emisfero destro dovrebbe prevalere poiché è l’unica che può pervenire a una sinte-si delle due visioni. E nel Capitolo 6, “The triumph of the left hemisphere” spiega come si sia potuta affermare la tendenza usurpatrice dell’emisfero sinistro.

I valori dell’emisfero sinistro sono chiarezza e stabilità che servono a poter predire e controllare il mondo una volta lo si è ridotto a questi termini - l’attrattività di questo approccio è ovvia; ma per ottenere questo tipo di conoscenza il tutto deve essere frammentato in parti, l’implicito reso esplicito, le metafore bandite, il mondo sostituito da una rappresentazione statica e coerente; è il mondo della fisica Newtoniana, della visione atomistica della realtà che ha caratterizzato il pensiero occidentale in un certo senso da Democrito a Niels Bohr. E’ una visione del mondo che ha prevalso per un certo periodo, 8 ma che deve essere reintegrata in una visione più grande che restituisca la consapevolezza che tale rappresentazione, pur essendo utile, non riflette la realtà - perciò l’ambasciatore dovrebbe fare il suo dovere e non usurpare il titolo di maestro10.

Nella seconda parte del libro (Part two: How the brain has shaped our world) McGil-christ affronta vari cambiamenti nella storia della cultura occidentali e li mette in rela-zione al prevalere della visione di uno dei due emisferi. Affronterò in questa sede solo il Capitolo 8 “The Ancient World”.Nella storia della filosofia greca McGilchrist vede nel periodo dei presocratici un equilibrio dei mondi (o del modo di vedere) dei due emisferi, combinato alla consapevolezza del primato del destro; seguito poi da uno spostamento verso sinistra e quindi da una permanente vittoria dell’emisfero sinistro e rigetto delle intuizioni del destro.

McGilchrist affronta i presocratici in cui riscontra un tentativo di conciliazione della fondamentale unità del mondo con la sua ovvia diversità. In questa sede affronta il tipo di monismo rispettoso della pluralità dei Milesi (p. 267-268) che non avrebbero ridotto la pluralità all’unità, ma avrebbero provato a rendere conto della possibilità della diversità all’interno di un sistema unitario11.

Ad es., Anassimandro coglie la necessaria relazione - sia produttiva che distruttiva - tra opposti che agiscono su un principio, e interpreta tale relazione che unisce gli opposti come un processo piuttosto che un’entità12.

McGilchrist si sofferma a lungo su Eraclito. Eraclito è consapevole che gli strumenti che siamo inclinati a usare per investigare la natura non sono adatti. Il buon senso e le 10 opinioni che ci guidano nella quotidianità ci traggono in inganno quando si tratta di capire come funziona la realtà. Dobbiamo essere pronti a lasciar andare le nostre aspettative ed essere totalmente aperti, in modo da poter cogliere ciò che la natura ci dice, invece di forzarla nei quadri delle nostre categorie e punti di vista (provenienti dall’emisfero sinistro). Dobbiamo aspettarci l’inaspettato, che è inesplorato ed impervio. L’inaspettato, il nuovo, è terreno dell’emisfero destro. La realtà non è chiara e lineare come la vorrebbe l’emisfero sinistro; ha una logica che si può capire se non si pensa di poterla ridurre a proposizioni chiare e distinte. La natura parla a chi la sta ad ascoltare senza preconcetti, parla come un oracolo. Per questo Eraclito (Kahn) deve parlare in un modo oscuro che deve assomigliare alla natura piuttosto che descriverla. Parlare della natura in linguag-gio lineare, sarebbe come tradirla. La natura non si lascia rappresentare fedelmente, ma si lascia evocare tramite paradossi, metafore ed immagini. L’emisfero destro, che ama i paradossi, le metafore, gli spunti incomprensibili se non visti alla luce del contesto, è quello che la può capire.

Se le apparenze ingannano e non si lasciano descrivere in modo coerente, la ricetta di Eraclito non è quella di allontanarsi da esse verso un mondo astratto in cui la complessità del reale venga appianata e semplificata. La sua ricetta è di tornare alla nostra esperienza, cercare di incontrare veramente le cose, invece di ascoltare le opinioni nostre e di altri a proposito delle cose (è l’emisfero destro che predilige l’esperienza diretta piuttosto che le teorie). Ovviamente non basta guardare le cose per capirne la natura, bisogna guardarle in modo intelligente, in un modo che ci consenta di vederle veramente e di capire l’unione degli opposti. L’intelligenza (dell’emisfero destro) è ciò che ci permette di trascendere la nostra prospettiva di soggetto per cui la natura è un oggetto, e di essere consapevole di come il contesto cambi il valore degli enunciati ed il significato delle parole; l’intelligenza ci permette di cogliere l’armonia comune al tutto.

Così Eraclito crea una filosofia consapevole del fatto che l’emisfero destro debba avere l’ultima parola13.

McGilchrist interpreta invece la filosofia di Parmenide come sintomatica dello spostamento verso ‘sinistra’ che si vede riflesso poi in Socrate e Platone e i filosofi venuti dopo di loro. Ovviamente McGilchrist è consapevole della grandezza di Platone riflessa per esempio nel suo ampio uso del mito in cui certi contenuti devono rimanere impliciti - ma questo è un altro discorso. Quello che a lui preme sottolineare è che già nel periodo classico della filosofia greca, e sicuramente a partire da Teofrasto, lo stile di Eraclito veniva interpretato come segno di malattia mentale.

McGilchrist (purtroppo) abbraccia l’interpretazione di Parmenide secondo la quale Parmenide considera il mondo dei fenomeni come un’illusione e ritiene che le leggi della logica debbano avere l’ultima parola, anche se portano a conclusioni contrarie al buon senso. Secondo McGilchrist con Parmenide l’emisfero sinistro ha prevalso e ha lasciato in eredità a Platone e a gran parte della filosofia occidentale il pregiudizio secondo cui non si possono conoscere le cose che cambiano. ‘Conoscere’ qui è ovviamente interpretato come lo interpreta l’emisfero sinistro, cioè una conoscenza teorica, astratta, sistematica di entità lontane dall’esperienza, esprimibile in un linguaggio lineare privo di metafore e paradossi14.

Così la filosofia occidentale è diventata e rimasta per un lungo periodo un prodotto dell’emisfero sinistro: molto analitica, richiede un modo di pensare astratto e decontestualizzato, preferisce il generale rispetto al particolare ed ha un approccio alla verità lineare; pensa che la verità sia conoscibile per mezzo della ragione, e che la testimonianza dei sensi e il mondo della nostra esperienza ci ingannino.

E pensare che, all’inizio della civiltà greca, nel periodo d’oro dei nostri presocratici, i due emisferi erano in equilibrio (e l’ambasciatore non era ancora divenuto tiranno).

E chissà che questo modello non ci aiuti ad interpretare certe posizioni dei presocrati-ci che difficilmente si lasciano interpretare come teorie completamente consone ai detta-mi dell’emisfero sinistro, cioè statiche, lineari ed esaustive della realtà, visto che i presocratici nutrivano rispetto per la visione olistica, fluida e contestuale dell’emisfero destro.

*

FONTE: PEITHO / EXAMINA ANTIQUA 1 ( 4 ) / 2013 (RIPRESA PARZIALE, SENZA LE NOTE).


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