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> GUARIRE LA NOSTRA TERRA --- 30esimo anniversario di Cernobil. Quest’anno le lancette dell’«orologio dell’apocalisse» si sono fermate a tre minuti dalla mezzanotte dell’umanità (di M. Gorbaciov)..

martedì 26 aprile 2016

Così Cernobil ha cambiato la nostra vita

di MIKHAIL GORBACIOV (La Stampa, 26/04/2016)

Quasi 70 anni fa un gruppo di scienziati del Progetto Manhattan, dopo aver constatato il potere distruttivo del nucleare, progettò quello che venne chiamato il Doomsday Clock. Un meccanismo concepito per avvisare il mondo della minaccia di un’imminente catastrofe globale. Quest’anno le lancette dell’«orologio dell’apocalisse» si sono fermate a tre minuti dalla mezzanotte dell’umanità.

La stessa posizione in cui si trovavano al culmine della Guerra Fredda. Perché? A livello globale, il numero di testate nucleari ha ripreso a crescere; oltre trenta Paesi sono in possesso di armi nucleari o possono disporne rapidamente; la Corea del Nord manda pericolosi segnali; il furto da parte dell’Isis non è una cosa priva di fondamento. A tutto questo si aggiungono i rischi e gli impatti di una futura Cernobil o Fukushima; gli incidenti all’interno dei siti di stoccaggio o quelli legati alla lavorazione e al trasporto dei materiali nucleari; i cambiamenti climatici, che interessano tutti gli organismi viventi.

Quest’anno ricorre il 30esimo anniversario della catastrofe di Cernobil: il peggior disastro con cui il genere umano si sia mai dovuto confrontare, legato all’incapacità di scienziati e ingegneri di prevedere come problemi apparentemente piccoli possano tramutarsi in disastri di scala quasi inimmaginabile.

A mio parere Cernobil rimane uno dei più tragici incidenti del nostro tempo. Dal momento in cui venni informato telefonicamente - alle 5 del mattino di quel fatidico 26 aprile 1986 - che un incendio era divampato nel Reattore 4 della centrale nucleare di Cernobil, la mia vita non è stata più la stessa. Sebbene in quel momento non si conoscesse la reale entità del disastro, fu subito evidente che stava accadendo qualcosa di orribile.

Le questioni sollevate da Cernobil e ribadite da Fukushima sono oggi più attuali che mai, e sono ancora senza risposta. Come possiamo essere sicuri che le nazioni che possiedono energia nucleare per scopi civili o militari si atterranno alle necessarie misure e norme di protezione? Come possiamo ridurre il rischio che grava sulle generazioni future? Non sarà che stiamo evitando di dare le risposte a queste domande quando tronchiamo il dibattito invocando ragioni di «sicurezza nazionale» o il nostro bisogno illimitato di energia?

Contrariamente a quanto affermano i sostenitori dell’energia nucleare, secondo cui ci sono stati solo due incidenti importanti, se si quantifica la gravità degli incidenti includendo sia la perdita di vite umane sia significativi danni alle strutture, emerge un quadro molto diverso.

Dal 1952 si sono verificati in tutto il mondo almeno 99 incidenti nucleari, che rientrano in questa definizione, con danni che ammontano a oltre 20,5 miliardi di dollari. Vale a dire più di un incidente nucleare ogni anno e danni per 330 milioni di dollari. Tutto questo dimostra che esistono molti rischi non gestiti o regolamentati in modo inadeguato, una cosa che è a dir poco preoccupante, data la gravità dei danni che anche un singolo incidente può provocare.

È fondamentale che qualsiasi discussione sull’energia nucleare venga affrontata sotto tutti i punti di vista e nella sua complessità. Gli impianti nucleari non rappresentano solo un problema di sicurezza, di ambiente o di energia. Ma tutte queste cose insieme. E come Green Cross International sostiene da anni, si tratta di aspetti del medesimo problema che vanno dibattuti nel loro complesso.


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