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Manifestazione Fiom a Roma: le bolle di Marchionne

sabato 22 ottobre 2011 di Emiliano Morrone
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> Manifestazione Fiom a Roma -- Camusso: «Marchionne bugiardo, governo complice». La prima a prendere la parola è Silvia, lavoratrice Irisbus di Valle Ufita (di Massimo Franchi - Roma torna aperta. Operai in corteo per lavoro e diritti).

sabato 22 ottobre 2011

A sei giorni dagli scontri di San Giovanni, la Fiom riempie pacificamente piazza del Popolo Camusso: «Marchionne bugiardo, governo complice». Landini: «Noi parte migliore del Paese»

-  Roma torna aperta
-  Operai in corteo per lavoro e diritti

Diecimila operai di Fiat e Fincantieri manifestano con un «corteo» a Villa Borghese. Gli operai sfilano con le forze dell’ordine “inutilizzate”. Polemiche per le parole del prefetto Pecoraro

di Massimo Franchi (l’Unità, 22.10.11)

Il «primo corteo ambientalmente sostenibile» (Landini dixit) riporta una manifestazione a Roma a sei giorni dallo scempio di piazza San Giovanni. Nonostante le ordinanze e i divieti, l’orgoglio operaio attraversa pacificamente Villa Borghese. Da Porta Pinciana, dove parcheggiano un centinaio di pullman da tutta la penisola, ci si incammina verso piazza del Popolo scortati da poca Polizia. Il grosso delle forze dell’ordine sono a piazzale Flaminio con i blindati presenti in forza ma inutilizzati. Diecimila operai riempiono piazza del Popolo. Nessun incidente (se non la contestazione di un esagitato a Nichi Vendola in un bar vicino alla piazza), solo tanta rabbia e tanta dignità.

Sul palco di piazza del Popolo per tre ore sono stati progatonisti i lavoratori. Per ogni stabilimento dei gruppi Fiat (più componentistica e settore bus) e Fincantieri un operaio ha spiegato la situazione e la sua storia. Da Monfalcone a Termini Imerese, dall’Iveco di Brescia alla Fma di Pratola Serra, dalla Bredamenarinibus di Bologna alla Fincantieri di Castellamare di Stabia, l’Italia è ancora un paese pieno di fabbriche. Nonostante Marchionne e Bono abbiano aumentato la cassa integrazione ovunque e messo a rischio migliaia di posti di lavoro.

La prima a prendere la parola è Silvia, lavoratrice Irisbus di Valle Ufita, azienda chiusa dalla Fiat ad ottobre, che da 107 giorni è in sciopero e in presidio permanente. «Noi donne siamo solo il 10 % dei 00 lavoratori perché siamo entrate solo come categoria protetta, ma in questa lotta siamo diventate protagoniste e vogliamo continuare a lavorare. Marchionne non ci può lasciare in mezzo a una strada».

Sotto il palco tanti esponenti politici, dal leader di Sel Nichi Vendola a Paolo Ferrero di Rifondazione, dal responsabile Economia del Pd Stefano Fassina al capogruppo in commissione Lavoro Cesare Damiano. Rimangono ad ascoltare interessati, scambiano abbracci con Landini e Camusso. A parlare invece viene invitato un ospite inatteso. L’intervento del professore Stefano Rodotà viene molto applaudito dalla piazza: «Dovrebbe esserci un sentimento di gratitudine per la Fiom. Oggi non sta difendendo solo i diritti dei lavoratori, ma i diritti di tutti. Il diritto al lavoro, fondamento di una Costituzione ormai messa oggi giorno in discussione, un diritto al lavoro messo in pericolo dall’articolo 8 della manovra. E ancora di più il diritto a manifestare. Perché in questo è compreso quello a tenere i cortei e oggi è stato negato».

Poi è toccato a Maurizio Landini. Il segretario generale dei metallurgici Cgil ha criticato duramente le parole del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro: «Dire che noi non dovevamo manifestare perché eravamo in piazza anche sabato è offensivo. Noi, che non abbiamo bisogno di patenti, continueremo a manifestare per cacciare questo gorveno e per riportare la democrazia nelle fabbriche. I miei predecessori mi hanno insegnato che bisogna resistere un minuto in più del tuo padrone e noi lo faremo sapendo che abbiamo un consenso sempre più largo. Siamo la parte migliore di questo paese e per questa ragione continueremo a lottare», conclude Landini.

CAMUSSO RICONQUISTA LA PIAZZA

A chiudere la manifestazione è stata Susanna Camusso, salita sul palco con la felpa rossa della Fiom. Quando il segretario della Cgil ha preso la parola una sparuta minoranza della piazza l’ha fischiata (il gruppo “Operai contro” della Ferrari di Maranello). Ma durante il discorso e alla fine ci sono stati solo applausi. Per Camusso il piano "Fabbrica Italia" ha portato «solo alla chiusura di tre stabilimenti e a nessuna soluzione per gli altri. Marchionne farebbe bene a tacere o a non dire bugie, come quando ha detto che in nessun paese al mondo lui spiega quali modelli produrrà. È falso perché lo ha fatto in Serbia, in Brasile e con Obama. E il governo è stato suo complice. Noi continueremo a manifestare, venerdì prossimo lo faremo qui con i pensionati e il 3 dicembre ci riprenderemo piazza San Giovanni per mettere al centro la questione del lavoro».


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