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CRISI NUCLEARE. All’indomani della pubblicazione del rapporto dell’Aiea sul nucleare iraniano, uno scenario (reale) da brividi.

IRAN E ISRAELE: ALLARME ROSSO. CON LA SUA INVINCIBILE ARMADA VOLANTE, ISRAELE E’ PRONTA AD ATTACCARE TEHERAN. Un breve resoconto di U. De Giovannangeli - a c. di Federico La Sala.

Di fronte all’acuirsi della crisi tra Israele e Iran, si moltiplicano gli sforzi internazionali per una svolta diplomatica. L’Europa chiede un rafforzamento delle sanzioni. Tel Aviv le accetta solo se saranno «paralizzanti».
domenica 18 novembre 2012 di Federico La Sala
[...] «Se saremo attaccati risponderemo con i missili all’aggressione», avverte il generale Mohammed Ali Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione. I vettori iraniani possono trasportare sia testate convenzionali che chimiche o batteriologiche e addirittura nucleari. Se venissero utilizzate armi di distruzione di massa la risposta israeliana non si farebbe attendere grazie ai missili balistici Jericho II e Jericho III. Non solo: le testate nucleari miniaturizzate a bordo dei (...)

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> IRAN E ISRAELE: ALLARME ROSSO. --- LA DISINFORMAZIONE SUL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO ha raggiunto negli ultimi mesi il limite di guardia (di Pino Arlacchi - Nucleare iraniano. Non c’è solo la via militare)..

lunedì 29 ottobre 2012

Nucleare iraniano. Non c’è solo la via militare

di Pino Arlacchi *

LA DISINFORMAZIONE SUL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO ha raggiunto negli ultimi mesi il limite di guardia. Il partito della guerra contro l’Iran è più attivo che mai sia negli Usa che in Israele e in Europa. Poiché ogni guerra si basa su una menzogna più o meno grande, è importante che l’opinione pubblica conosca i tratti essenziali della bugia che sta venendo confezionata allo scopo di ripetere, dieci anni dopo, il disastro della guerra contro l’Irak.

Molti sono convinti che il governo iraniano abbia imboccato la strada della costruzione della bomba atomica e che l’unico modo per fermarlo sia quello di sanzionarlo a tutto spiano, isolarlo, minacciarlo di un attacco militare, colpirlo con le uccisioni mirate di scienziati e con la guerra informatica. Secondo questo modo di pensare, altri metodi sono destinati a fallire, perché gli ayatollah non hanno intenzione di trattare sul serio e vogliono solo guadagnare tempo per consentire ai loro tecnici di progredire verso la fabbricazione della bomba.

Da tre anni il governo americano, con l’assenso totale della Ue, propaganda questa visione delle cose. Adottata senza fiatare dai media occidentali, essa tace sulla posizione iraniana e minimizza o nasconde le informazioni sulle proposte di soluzione alternative.

Eppure queste proposte sono sul tappeto. Due anni fa, l’Iran dette il suo consenso ad un piano della Turchia e del Brasile secondo cui questi paesi avrebbero ricevuto dall’Iran materiale atomico da arricchire entro i limiti dell’uso civile, e l’avrebbero restituito all’Iran stesso. Ma Obama, dopo avere aderito alla proposta, fece un indecoroso dietro-front dopo che a Washington si era scatenata la lobby israeliana. La Ue non disse neppure una parola e quando ho chiesto conto in pubblico di questo comportamento alla signora Ashton ho ricevuto una risposta vaga.

L’anno scorso la Russia ha avanzato un piano che imponeva restrizioni sull’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran accompagnate da ispezioni più penetranti dell’Agenzia nucleare di Vienna. L’Iran era disposto a discutere il progetto ma non se ne fece nulla perché la priorità dell’amministrazione Obama era l’intensificazione delle pressioni internazionali su Teheran per arrivare a nuove sanzioni. Non si ha notizia della posizione europea sulla proposta. Si sa solo che la Ue ha adottato le sanzioni volute dagli Usa.

Il risultato è che gli oltranzisti iraniani hanno avuto facile gioco nel proseguire lungo la strada dell’arricchimento sospetto dell’uranio, arrivato oggi al 20%. Ogni nuovo accordo diplomatico è perciò da adesso in poi obbligato ad introdurre un monitoraggio ancora più intrusivo, dotato di un sistema di allerta precoce piazzato dentro l’establishment nucleare iraniano.

Questo ulteriore requisito è fondamentale, perché introduce un punto di rottura superato il quale l’Iran sa che scatteranno sanzioni più dure e anche attacchi militari. Ma un accordo che introduca questo requisito deve anche contenere una lista di passi ben precisi che l’Iran deve compiere per ottenere la cancellazione delle sanzioni. È ciò che l’Onu fece con l’Irak dopo la prima guerra del Golfo, e l’accordo funzionò finchè gli Usa non decisero che il loro vero obiettivo era il cambiamento di regime.

L’Iran ha più volte offerto in questi anni di ospitare un regime di ispezioni intrusive, più profonde di quelle attuate di norma dall’Agenzia atomica dell’Onu. Mousavian, il capo dei negoziatori fino a poco tempo fa, aveva suggerito un tetto di arricchimento pari al 5% ed aveva accettato di non stoccare sul suolo iraniano l’uranio arricchito in eccesso. In cambio, gli Stati Uniti ed i loro alleati avrebbero dovuto riconoscere il diritto dell’Iran alla tecnologia di arricchimento diritto che è uno dei cardini del Trattato di non proliferazione e smantellare gradualmente le sanzioni.

Qualcuno dei lettori ha mai sentito anche vagamente parlare di questa storia? Non se ne è mai saputo niente perché gli Stati Uniti e la Ue hanno testardamente rifiutato negli ultimi tre anni di cercare una soluzione negoziata con l’Iran. I negoziati falliti della primavera e dell’estate scorsa illustrano come se l’Occidente non ha da offrire alcunché, ma è ostaggio del partito dello scontro armato, dopo le elezioni presidenziali americane il mondo rischia di ritrovarsi di nuovo nella nebbia della guerra.

* l’Unità, 29.10.2012


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