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CRISI NUCLEARE. All’indomani della pubblicazione del rapporto dell’Aiea sul nucleare iraniano, uno scenario (reale) da brividi.

IRAN E ISRAELE: ALLARME ROSSO. CON LA SUA INVINCIBILE ARMADA VOLANTE, ISRAELE E’ PRONTA AD ATTACCARE TEHERAN. Un breve resoconto di U. De Giovannangeli - a c. di Federico La Sala.

Di fronte all’acuirsi della crisi tra Israele e Iran, si moltiplicano gli sforzi internazionali per una svolta diplomatica. L’Europa chiede un rafforzamento delle sanzioni. Tel Aviv le accetta solo se saranno «paralizzanti».
domenica 18 novembre 2012 di Federico La Sala
[...] «Se saremo attaccati risponderemo con i missili all’aggressione», avverte il generale Mohammed Ali Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione. I vettori iraniani possono trasportare sia testate convenzionali che chimiche o batteriologiche e addirittura nucleari. Se venissero utilizzate armi di distruzione di massa la risposta israeliana non si farebbe attendere grazie ai missili balistici Jericho II e Jericho III. Non solo: le testate nucleari miniaturizzate a bordo dei (...)

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> IRAN E ISRAELE: ALLARME ROSSO. --- Niet di Mosca a nuove sanzioni. Londra e Parigi chiedono “misure senza precedenti”. Netanyahu: fermiamo Teheran (di Maurizio Molinari).

giovedì 10 novembre 2011


-  DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL RAPPORTO DELL’AIEA SUL PROGRAMMA NUCLEARE DELLA REPUBBLICA ISLAMICA

-  Iran, niet di Mosca a nuove sanzioni

-  Londra e Parigi chiedono “misure senza precedenti”. Netanyahu: fermiamo Teheran

-  di Maurizio Molinari

-  CORRISPONDENTE DA NEW YORK *

La Russia si oppone alle nuove sanzioni Onu all’Iran invocate da Francia e Gran Bretagna mentre Teheran assicura che non farà passi indietro sul proprio programma nucleare. All’indomani della pubblicazione, da parte dell’Agenzia atomica dell’Onu (Aiea), del rapporto che accusa l’Iran di volersi dotare di armi atomiche lo scontro diplomatico verte attorno alla possibilità che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvi sanzioni più rigide contro Teheran.

d invocarle sono Parigi e Londra che, in un comunicato congiunto, parlano della necessità di «nuove e forti sanzioni», esprimendo «profonda preoccupazione per la dimensione militare del programma nucleare iraniano». Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, compie il passo formale della richiesta di convocazione del Consiglio di Sicurezza, ritenendo necessarie «misure senza precedenti» davanti alla perdurante volontà iraniana di «ostacolare le indagini dell’Aiea». A sostenere l’iniziativa anglofrancese c’è l’Amministrazione Obama, che sta studiando imprecisate «forme di pressione supplementare» ed è al tempo stesso impegnata in serrati negoziati con la Cina per convincerla a rompere i rapporti militari con Teheran.

Ma sulla strada di una possibile nuova risoluzione Onu contro il programma nucleare iraniano c’è la Russia. È il viceministro degli Esteri, Gennady Gatilov, a far sapere che «non sosterremo un inasprimento delle sanzioni», perché, se ciò dovesse avvenire, «verrebbe interpretato dalla comunità internazionale come uno strumento per favorire un cambio di regime a Teheran». E, secondo la diplomazia russa, il rapporto dell’Aiea non cambia nulla perché «non ci sono elementi fondamentalmente nuovi», ma soltanto «fatti conosciuti, ai quali viene data un’interpretazione politicizzata».

Dopo aver vissuto con fastidio l’intervento Nato in Libia e aver opposto il veto - assieme alla Cina - a sanzioni contro la Siria di Bashar Assad, il Cremlino ribadisce così di non condividere l’approccio di europei e americani alle crisi in atto nello scacchiere di Nordafrica e Medio Oriente. Se la strada dell’Onu dovesse restare bloccata, Ue e Usa potrebbero scegliere di adottare ulteriori sanzioni nazionali, come dimostrano le notizie che trapelano da Bruxelles e Berlino sulle discussioni fra i partner europei per definire in fretta «misure più rigide».

Da Teheran a parlare è il presidente, Mahmud Ahmadinejad, il quale assicura che «non cambieremo di uno iota il programma nucleare e non arretreremo di un centimetro», sebbene l’ambasciatore iraniano all’Aiea, Alì Ashgar Soltaniyeh, assicuri: «Siamo pronti a collaborare al fine di dimostrare che il rapporto pubblicato è fondato su bugie». Il vicecapo di Stato Maggiore, generale Massoud Jasayeri, si rivolge invece a Israele ammonendolo a non condurre blitz militari «perché se ciò dovesse avvenire noi reagiremo e vi sarà la distruzione di Israele». In particolare Jasayeri identifica un possibile obiettivo: «La centrale nucleare israeliana di Dimona è il sito più accessibile cui possiamo mirare e abbiamo capacità importanti per colpirlo».

Da Gerusalemme il premier israeliano, Benjamin Nethanyau, ha diffuso una nota in cui plaude al rapporto dell’Aiea chiedendo alla comunità internazionale di «fermare la corsa dell’Iran alle armi nucleari che mettono in pericolo la pace nel mondo e in Medio Oriente».

* La Stampa, 10/11/2011


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