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CRISI NUCLEARE. All’indomani della pubblicazione del rapporto dell’Aiea sul nucleare iraniano, uno scenario (reale) da brividi.

IRAN E ISRAELE: ALLARME ROSSO. CON LA SUA INVINCIBILE ARMADA VOLANTE, ISRAELE E’ PRONTA AD ATTACCARE TEHERAN. Un breve resoconto di U. De Giovannangeli - a c. di Federico La Sala.

Di fronte all’acuirsi della crisi tra Israele e Iran, si moltiplicano gli sforzi internazionali per una svolta diplomatica. L’Europa chiede un rafforzamento delle sanzioni. Tel Aviv le accetta solo se saranno «paralizzanti».
domenica 18 novembre 2012 di Federico La Sala
[...] «Se saremo attaccati risponderemo con i missili all’aggressione», avverte il generale Mohammed Ali Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione. I vettori iraniani possono trasportare sia testate convenzionali che chimiche o batteriologiche e addirittura nucleari. Se venissero utilizzate armi di distruzione di massa la risposta israeliana non si farebbe attendere grazie ai missili balistici Jericho II e Jericho III. Non solo: le testate nucleari miniaturizzate a bordo dei (...)

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> ISRAELE E’ PRONTA AD ATTACCARE TEHERAN. --- Rinvio sull’Iran in cambio di armi, l’accordo segreto Netanyahu-Obama (di Francesco Battistini)

venerdì 9 marzo 2012

Rinvio sull’Iran in cambio di armi, l’accordo segreto Netanyahu-Obama

di Francesco Battistini (Corriere della Sera, 09.03.2012)

Armarsi di pazienza. A tornare sui retroscena del lunedì scorso alla Casa Bianca, dove Netanyahu è andato per sapere se ci sarà semaforo verde a un attacco sull’Iran, una cosa si capisce: più che il rosso, Obama ha fatto scattare il giallo. Il premier israeliano lo considera un mezzo successo, ma forse è l’incasso minimo. Non potendo indovinare se Barack sarà rieletto, non potendolo convincere dell’inevitabilità d’uno strike preventivo, s’accontenta per ora d’averlo costretto a un segreto accordo armi-in-cambio-di-pazienza: se a Gerusalemme accettano di non bombardare prima del 2013, il presidente che verrà s’impegna a garantire gli eventuali rifornimenti in volo e soprattutto le Big Blue, le più potenti delle bombe antibunker, le sole capaci di colpire i siti atomici che gli iraniani hanno scavato nelle montagne.

La guerra s’è allontanata? Bibi è tornato dall’America con un dossier arricchito delle foto satellitari che, un giorno, potrebbero mostrare al mondo la «pistola fumante»: gli ayatollah stavolta hanno fatto un errore, dice Israele, e per la prima volta un occhio elettronico avrebbe scattato da lassù immagini d’attrezzature militari che, col nucleare civile, c’entrano punto.

Per fortuna, l’autismo politico dei leader israeliani deve fare i conti con altri fattori. Uno è il parere dei loro governati, che nei sondaggi sono per la maggioranza contrari a blitz senza il consenso americano. Un altro, più cogente, è la situazione siriana: nessuno vuole aprire un fronte con l’Iran, finché la piccola Volpe di Damasco non finisce in pellicceria e le sue armi biologiche non finiscono in mani sicure. Per paura del dopo Assad, Netanyahu il temporeggiatore sta cercando un’intesa perfino col turco Erdogan, l’unico leader occidentale che detesta forse più di Obama.

Questo weekend, Bibi passeggerà inquieto nella sua villa di Cesarea, le finestrate sugli scavi, l’occhio a cascare dove fu trovata una celebre lapide col nome di Ponzio Pilato. Gli pruderanno le mani, di certo. E dovrà tenerle in tasca. Ma non vorrà passare alla storia come il premier che se le lavò.


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