Usa 2012, Romney appoggia Netanyahu: se attaccaste Iran capirei
Ma Obama svela piano B e fa ombra a candidato repubblicano
di Aldo Baquis *
GERUSALEMME - La schermaglia fra i due candidati alle presidenziali Usa si e’ spostata oggi a Gerusalemme dove il repubblicano Mitt Romney ha evocato a piu’ riprese la ’’minaccia nucleare iraniana’’ e non ha lesinato espressioni di sostegno allo Stato ebraico. ’’Se Israele dovesse agire per conto proprio per impedire che l’Iran venga a dotarsi di quelle capacita’, il Governatore (Romney) rispetterebbe quella decisione’’ ha detto il suo consigliere Dan Senor.
Ma anche il democratico Barack Obama ha fatto avvertire a Gerusalemme in maniera eloquente la propria presenza. In mattinata con un titolo vistoso di Haaretz - probabilmente ispirato da Washington - secondo cui il suo consigliere per la sicurezza nazionale Dan Donilon avrebbe illustrato a Netanyahu, in dettaglio, i progetti elaborati dagli Usa per attaccare le infrastrutture nucleari in Iran se le altre strade fallissero.
In precedenza Obama aveva firmato nuove intese di cooperazione militare che nel ministero israeliano della difesa vengono descritte come ’’una pietra miliare’’ nei rapporti bilaterali. Includono: lauti finanziamenti per il progetto di difesa aerea ’Iron Dome’; cooperazione nella intercettazione di missili; sostegno alle attese israeliane di un maggiore coinvolgimento nella Nato; manovre congiunte, e altro ancora.
Questioni che saranno discusse nei prossimi giorni a Tel Aviv dal segretario alla difesa Leon Panetta. Da Washington, Obama ha giocato cosi’ di anticipo, mandando a dire all’elettorato ebraico in Usa che quando si tratta di cooperazione strategica con Israele, difficilmente Romney potrebbe fare meglio di lui. In Israele Romney ha toccato con mano la complessita’ della scena politica locale. Pochi minuti dopo che Netanyahu gli aveva fatto notare che finora le sanzioni internazionali all’Iran ’’non hanno provocato nemmeno un rallentamento infinitesimale’’ ai suoi progetti atomici, il presidente Shimon Peres e il capo della opposizione Sahul Mofaz (Kadima) gli hanno detto che invece proprio la strada delle sanzioni e delle pressioni internazionali va percorsa fino in fondo. Romney ha ribadito che e’ ’’inaccettabile’’ che il regime degli ayatollah si doti di armi atomiche e che occorre fare tutto il necessario per impedirlo. Come ultima scelta: anche il ricorso alla forza. Un testo non molto dissimile, nella sostanza, da quelli di Obama.
Per Romney, secondo alcuni opinionisti, la tappa di Gerusalemme era peraltro un’occasione per darsi una patina di uomo di Stato internazionale, con l’aggiunta di una importante ’photo opportunity’: il tutto nella sensazione che la sua immagine a un palmo dalla pietre millenarie del Muro del Pianto potrebbe giungere utile per convincere del suo rapporto intimo con la Citta’ Santa una porzione dell’elettorato ebraico e i cristiani evangelici.
Domani incontrera’ 50 uomini d’affari statunitensi che si sono impegnati a finanziare la sua campagna elettorale. Avrebbe potuto riceverli negli Stati Uniti ma e’ il contesto che conta: l’Hotel King David, di fronte alle mura della Citta’ Vecchia di Gerusalemme. Quindi Romney volera’ verso la Polonia, per lanciare da la’ segnali ulteriori di amicizia: questa volta all’elettorato cattolico statunitense.