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GOVERNO MONTI DI "IMPEGNO NAZIONALE": LA COSTITUZIONE, LE REGOLE DEL GIOCO, E I GIOCHI TRUCCATI DEI FURBASTRI CHE HANNO FATTO DI "FORZA ITALIA" E "POPOLO DELLA LIBERTA’" UN LOGO E UN PARTITO DEI PROPRI INTERESSI ... .

MONTI AL SENATO: TENTATIVO DIFFICILISSIMO. Il testo integrale del discorso, per la fiducia - a c. di Federico La Sala

I margini di successo sono tanto più ridotti, come ha rilevato il Presidente della Repubblica, dopo anni di contrapposizione e di scontri nella politica nazionale.
venerdì 18 novembre 2011 di Federico La Sala
[...] Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate attraverso l’azione quotidiana di ciascuno di noi dignità, credibilità e autorevolezza.
Da parte mia, da parte nostra, vi sarà sempre una chiara difesa del ruolo di entrambe le Camere quali protagoniste del pubblico dibattito [...]
NAPOLITANO (FORZA ITALIA), BERLUSCONI ("FORZA ITALIA"), E IL CLIMA (...)

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>GOVERNO MONTI --- ALLA CAMERA 556 SI’ E 61 CONTRARI. MONTI INCASSA LA FIDUCIA. Appello ai partiti "Non dite più stacchiamo spina". "Offensive le accuse sui poteri forti".

venerdì 18 novembre 2011


-  IL NUOVO GOVERNO

Monti incassa la fiducia della Camera: "Durerò poco, ora decisioni sgadevoli"

A Montecitorio 556 sì al governo. Il premier: "Offensive le accuse sui poteri forti". Appello ai partiti "Non dite più stacchiamo spina". Martedì la missione a Bruxelles: incontri con Sarkozy e la Merkel *

ROMA «Qui oggi non vi chiedo una fiducia cieca, ma una fiducia vigilante». Mario Monti incassa il sostegno alle forze politiche per aiutarlo a prendere le «decisioni non facili o non gradevoli» che presto arriveranno.

Il conteggio alla Camera è di 556 sì e 61 contrari (59 leghisti più altri due deputtai). Una maggioranza "bulgara" dunque anche a Montecitorio, dopo i 281 sì e 25 no registrati a palazzo Madama. Anche il dubbioso Di Pietro dà il via libera «per il bene del Paese».

Il compito «è quasi impossibile, ma ce la faremo» dice il premier chiudendo la discussione alla Camera. Con un appello alle forze politiche a «deporre le armi» e a non usare più le parole «staccare la spina», dice Monti rivolgendosi ai partiti. Bossi non è d’accordo: «Durerà finché la gente non si incazza».

L’obiettivo del Professore è comunque di arrivare alla fine della legislatura per completare il programma di emergenza alla cui realizzazione è stato chiamato. Un discorso pacato quello di Monti, ma senza sconti per nessuno: Monti risponde piccato a chi lo accusa di essere piegato ai «poteri forti», si dice «indignato» per le accuse «troppo facili» della società civile alla politica, invita gli italiani a non dare la colpa della crisi «agli altri».

Il premier vuole che l’Italia torni ad essere ascoltata in Europa: annuncia un prossimo incontro a tre con Nicolas Sarkozy e Angela Merkel e promette che questo tipo di colloqui diventeranno stabili: «il contributo dell’Italia , d’ora in poi, sarà permanente». L’intervento di Monti parte con due ringraziamenti: a Berlusconi (che però- come anticipato da La Stampa.it- non è in aula ad ascoltarlo), del quale il premier dice di aver «apprezzato il senso di responsabilità istituzionale», e a Gianni Letta, una persona «che so molto rispettata da tutti», venuto ad ascoltarlo in tribuna sia al Senato sia alla Camera.

Esauriti i convenevoli, Monti prende di petto i punti più controversi dell’esordio del suo governo. A cominciare dalla durata della sua esperienza a Palazzo Chigi. «Continuate pure a chiamarmi professore, anche perchè l’altro titolo, presidente, durerà poco». Poco quanto? Monti ribadisce che il governo è ovviamente legato alla fiducia che gli sarà accordata ma precisa con chiarezza che il suo obiettivo è quello di «proiettare la squadra di governo sulla prospettiva da qui alle elezioni», cioè fino al 2013.

L’unica arma che Monti ha per convincere i partiti a sostenerli, è quella del crollo di fiducia che sperimenterebbero se si tirassero indietro: «la fiducia in noi è anche una fiducia verso di voi» e farla mancare «avrebbe conseguenze sulla fiducia dei cittadini verso la politica». L’ammonimento è rivolto a quanti (specie nel Pdl) minacciano di «staccare la spina» al governo in un futuro più o meno prossimo. Un’espressione che il professore non ama, e lo fa capire con una battuta: «Vi prego, non usatela più, noi non siamo un apparecchio elettrico. E anche se fosse, non saprei quale apparecchio dovremmo essere, se un rasoio o un polmone artificiale...».

Con l’occasione, Monti si toglie qualche sassolino dalla scarpa. A chi ha espresso dubbi sulla sua sudditanza ai «poteri forti» e a chi ha posto la questione del conflitto di interessi del ministro Passera, Monti replica con tono duro e risentito: «Permettetemi di reagire in modo molto chiaro e netto, non tanto per me quanto per i colleghi di governo, sulla questione conflitto d’interessi, poteri forti e altre espressioni di pura fantasia che considero offensive». Poi ricorda quando, da commissario europeo alla concorrenza, bloccò la fusione tra i supergiganti Usa General Electric e Honeywell, «nonostante fosse intervenuto il presidente degli Stati Uniti». L’Economist, ricorda il professore, «scrisse che per il mondo degli affari Mario Monti era il Saddam Hussein del business».

Monti invita a concentrarsi sulle emergenze. Il momento impone unità: per questo Monti promette di agire «con umiltà e determinazione» per favorire «una deposizione delle armi delle forze politiche fin qui contrapposte che possa favorire l’assunzione di decisioni non facili e non gradevoli». Infine, un’assicurazione per la Lega: «Non c’è nessuna contraddizione tra quanto già deciso sul federalismo fiscale, del quale il governo intende seguire da vicino il processo di attuazione, e la coesione territoriale».

* La Stampa, 18/11/2011


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