di Corrado Augias la Repubblica” del 25 novembre 2011
Caro Augias,
l’incontro a Todi di varie componenti cattoliche ha avuto conseguenze, il nuovo
governo ne risente in modo evidente. Niente da eccepire sulla capacità di gestire l’emergenza;
qualche dubbio invece sul ticket da pagare alle gerarchie vaticane sui cosiddetti "valori non
negoziabili" che, stringi stringi, sono testamento biologico, aborto e Pacs. Non vedo come si possa
trovare un accordo: o si ribadisce il diritto individuale su inizio e fine vita fondato su una
definizione precisa su cosa sia o non sia la vita o si cade ineluttabilmente nel fatto che qualcuno si
arroga il diritto di decidere per gli altri su basi confessionali. Stesso discorso sul matrimonio: o è
un contratto, e quindi le parti contraenti sono due cittadini davanti a un pubblico ufficiale, o è un
sacramento, e allora parla la fede. O decide lo Stato o decide la Chiesa. In un caso c’è la cultura
laica che non impone a nessuno di divorziare, né di abortire, né di sposarsi con chi non si vuole e
nemmeno di decidere che il proprio tempo è finito. Dall’altro quella religiosa che invece impone a
tutti di "non" divorziare, di "non" abortire, di "non" sposare chi si vuole e di rimanere "in vita"
anche quando, ormai, di vita umana non c’è più niente. Dov’è il compromesso possibile?
Fabio Della Pergola f.dellapergola@gmail.com
Il punto infatti è delicatissimo e segna il confine tra uno Stato laico e uno Stato confessionale. Stato laico significa che le leggi devono rispondere a criteri di bene comune, il che esclude sia leggi studiate ad personam , di cui abbiamo fatto ripetuta e triste esperienza, sia leggi che riposino su un dogma di fede e dunque escludano o confliggano con la coscienza di chi a quella fede non appartiene.
Questo è il punto ripeto delicatissimo. Infatti è su questo punto che Romano Prodi, definendosi a suo tempo «cattolico adulto», perse l’appoggio della gerarchia vaticana. Mancato appoggio che gli è stato fatale così come lo è stato poche settimane fa, per diverse ragioni, a Berlusconi. Come ricordava domenica Eugenio Scalfari, «la gerarchia» vaticana «è un potere esterno rispetto allo Stato laico e democratico».
La Chiesa può esortare chi si dice suo fedele a non divorziare (con risultati peraltro non brillanti, come s’è visto) ma non può costringere i cittadini a non divorziare ostacolando il varo d’uno strumento legislativo che lo permetta. Può suggerire a chi crede certe norme per la fecondazione assistita, ma non può costringere un intero Paese dentro le maglie di un provvedimento ideologico (Legge 40/2004), infatti largamente disatteso, come ognun sa.
Dov’è il compromesso possibile? chiede il signor Della Pergola. È nella coscienza dei politici di fede cattolica ai quali, da cittadini, spetta l’onere di farsi carico anche della coscienza di chi cattolico non è.