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STATO, CHIESA, E COSTITUZIONE: LA LEZIONE DI DANTE ("DUE SOLI" IN TERRA E IL TERZO - IL PRIMO - SEMPRE IN CIELO) E LE "CARISSIME" RICHIESTE DEL VECCHIO CATTOLICESIMO ROMANO.

I CATTOLICI, I LAICI, E IL TERRORISMO DEI "VALORI NON NEGOZIABILI": USCIRE DALLO STATO DI MINORITA’. Una nota di Marco Politi - a c. di Federico La Sala

A Madrid i democristiani spagnoli del Partito popolare riconquistano il potere. In Italia una nutrita pattuglia cattolica è approdata nei giorni scorsi al governo con grande visibilità. A prima vista sembra un effetto del revival della religione ...
mercoledì 23 novembre 2011 di Federico La Sala
[...] Certamente Cei e Vaticano sono decisi a dettare a Monti la linea di maggiori finanziamenti alle
scuole cattoliche e dell’adeguamento della legislazione in tema di testamento biologico,
fecondazione e pillole contraccettive e abortive alla dottrina dei valori non negoziabili. Così come è
avvenuto durante l’era Berlusconi. Pretese e sogni si mescolano. Il sentimento popolare va in realtà
da un’altra parte [...]
FUORI I SOLDI, SUBITO: IL DIO-VALORE ("CARITAS") DI RATZINGER LO VUOLE!!! La (...)

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> I CATTOLICI, I LAICI, E IL TERRORISMO DEI "VALORI NON NEGOZIABILI": USCIRE DALLO STATO DI MINORITA’. ---- Quei valori non negoziabili della Chiesa (di Corrado Augias).

venerdì 25 novembre 2011


Quei valori non negoziabili della Chiesa

di Corrado Augias la Repubblica” del 25 novembre 2011

Caro Augias,

l’incontro a Todi di varie componenti cattoliche ha avuto conseguenze, il nuovo governo ne risente in modo evidente. Niente da eccepire sulla capacità di gestire l’emergenza; qualche dubbio invece sul ticket da pagare alle gerarchie vaticane sui cosiddetti "valori non negoziabili" che, stringi stringi, sono testamento biologico, aborto e Pacs. Non vedo come si possa trovare un accordo: o si ribadisce il diritto individuale su inizio e fine vita fondato su una definizione precisa su cosa sia o non sia la vita o si cade ineluttabilmente nel fatto che qualcuno si arroga il diritto di decidere per gli altri su basi confessionali. Stesso discorso sul matrimonio: o è un contratto, e quindi le parti contraenti sono due cittadini davanti a un pubblico ufficiale, o è un sacramento, e allora parla la fede. O decide lo Stato o decide la Chiesa. In un caso c’è la cultura laica che non impone a nessuno di divorziare, né di abortire, né di sposarsi con chi non si vuole e nemmeno di decidere che il proprio tempo è finito. Dall’altro quella religiosa che invece impone a tutti di "non" divorziare, di "non" abortire, di "non" sposare chi si vuole e di rimanere "in vita" anche quando, ormai, di vita umana non c’è più niente. Dov’è il compromesso possibile?
-  Fabio Della Pergola f.dellapergola@gmail.com

Il punto infatti è delicatissimo e segna il confine tra uno Stato laico e uno Stato confessionale. Stato laico significa che le leggi devono rispondere a criteri di bene comune, il che esclude sia leggi studiate ad personam , di cui abbiamo fatto ripetuta e triste esperienza, sia leggi che riposino su un dogma di fede e dunque escludano o confliggano con la coscienza di chi a quella fede non appartiene.

Questo è il punto ripeto delicatissimo. Infatti è su questo punto che Romano Prodi, definendosi a suo tempo «cattolico adulto», perse l’appoggio della gerarchia vaticana. Mancato appoggio che gli è stato fatale così come lo è stato poche settimane fa, per diverse ragioni, a Berlusconi. Come ricordava domenica Eugenio Scalfari, «la gerarchia» vaticana «è un potere esterno rispetto allo Stato laico e democratico».

La Chiesa può esortare chi si dice suo fedele a non divorziare (con risultati peraltro non brillanti, come s’è visto) ma non può costringere i cittadini a non divorziare ostacolando il varo d’uno strumento legislativo che lo permetta. Può suggerire a chi crede certe norme per la fecondazione assistita, ma non può costringere un intero Paese dentro le maglie di un provvedimento ideologico (Legge 40/2004), infatti largamente disatteso, come ognun sa.

Dov’è il compromesso possibile? chiede il signor Della Pergola. È nella coscienza dei politici di fede cattolica ai quali, da cittadini, spetta l’onere di farsi carico anche della coscienza di chi cattolico non è.


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