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L’ARCA DELL’ALLEANZA, IL MESSAGGIO EVANGELICO, E L’APOCALISSE (= RIVELAZIONE). Due soli in Terra e il Sole del Giusto Amore (“Karitas seu recta dilectio”) in cielo...

GIOACCHINO DA FIORE, DANTE, E LA "GRANDE RUOTA DEL CARRO" DI EZECHIELE - LA "CHARITAS". Alcune pagine dalla «Concordia Novi ac Veteris Testamenti» e dalla "Monarchia", con note - a c. di Federico La Sala

(...) come la cupidigia, per quanto piccola sia, offusca l’abito della giustizia, così la carità, cioè il retto amore, lo rende più forte e più illuminato. Perciò, la persona che è capace di raggiungere il più alto grado di retto amore può attingere il massimo livello di giustizia (...)
domenica 1 gennaio 2012
"Per illustrare la struttura della concordia [dei due Testamenti, fls], Gioacchino utilizza frequentemente due immagini mutuate dal patrimonio simbolico della Scrittura: i due cherubini che si guardano in faccia sopra il coperchio dell’arca ("I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio", Es. 25,20) e le ruote del carro della famosa "visione di Ezechiele" (...)

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> GIOACCHINO DA FIORE, DANTE, E LA "GRANDE RUOTA DEL CARRO" DI EZECHIELE - LA "CHARITAS". --- LA "ROMANITAS" DI SAN PAOLO NON E’ LA "ROMANITAS" DI DANTE ALIGHIERI.

lunedì 19 giugno 2023

STORIA ANTROPOLOGIA CATTOLICESIMO E "DISAGIO DELLA CIVILTÀ" (S. FREUD, 1929): #DANTE2021.

      • Una nota a margine di un’intervista al teologo Elmar Salmann di Andrea Monda e Roberto Cetera *:

DIVINA COMMEDIA. Remi Brague - ricorda Elmar Salmann (nella sua intervista*) - «ne "Il futuro dell’Occidente" auspica un ritorno alla #Romanitas» .... ma della sollecitazione di #DanteAlighieri (e di Immanuel #Kant) di aprire il discorso su "quella #Roma onde #Cristo è romano" (Pd., XXXII, 102) ancora non se ne parla (#NICEA2025).

      • "Interessante da questo punto di vista la proposta di Remi Brague che ne Il futuro dell’Occidente auspica un ritorno alla Romanitas. I Romani sono stati straordinari nel saper assumere nazioni, tradizioni, religioni, filosofie; assumevano e trasformavano. Così che pure Paolo poteva dirsi cittadino romano, e, pur essendo un rabbino fariseo, poteva appellarsi all’imperatore. È lo spazio “dell’uno accanto all’altro”, che fu la vera formula vincente dei romani, assai più delle conquiste militari. In questo senso credo dovremmo recuperare la Romanitas: l’ospitalità come gesto di debolezza feconda. L’ospitalità come gesto di disarmo. Sicuramente un gesto che è sfidato dalla precarietà, e per questo deve essere corroborato dalla preghiera, dal coraggio. Ci vuole più coraggio ad ospitare che a respingere. Il rifiuto è espressione di debolezza" (Elmar Salmann).

Forse, è bene #ricordare, mi sia lecito, la lezione magistrale di #KarlBrandi che, a conclusione della sua "lettura" della figura di "#CarloV" (1935), rievoca la figura (con le seguenti testuali parole) del "gran cancelliere Mercurino di Gattinara, il cui ideale imperiale non era stato diverso dal sogno imperiale di #Dante; e aveva espresso la fede in un ordinamento del mondo retto dall’Impero e dal Papato, ciascuno nella sua sfera, l’uno e l’altro pienamente e sovranamente responsabili verso l’intera umanità" ( (Einaudi, Torino 2001) ); e, ancora, che Ernst H. #Kantorowicz, nel suo lavoro su "I due corpi del re" (1957), intitola e dedica l’intero ultimo capitolo a "La regalità antropocentrica: Dante" (Einaudi, Torino 2012).

* Cfr. "La teologia sapienziale alla prova della modernità. La tragedia dell’uomo democratico", su L’Osservatore Romano del 14 maggio 2023.

Federico La Sala


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