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Approfondimento

Ecco perché Monti non ha voluto la Patrimoniale

L’inchiesta spiega quanto risparmiano i ricchi con la tassazione prevista dal "Salva Italia"
domenica 11 dicembre 2011
Aperta la pagina, si può vedere il video.
Roma, 6 dicembre 2011. Perché il governo Monti non ha previsto la Patrimoniale? In questa inchiesta, conti alla mano, se ne spiegano le ragioni.
Il decreto Monti per salvare l’Italia non prevede la Patrimoniale, cioè la tassa sui grandi patrimoni. Alla vigilia della presentazione, si paventava l’ipotesi di chiedere ai ricchi, vale a dire a quelli che possiedono più di 1 milione di euro, il 5 per mille sul valore dei loro beni.
Così, Berlusconi, che (...)

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> Ecco perché Monti non ha voluto la Patrimoniale ---- Alla faccia dell’equità! La manovra del governo, ancora una volta, si presenta come una beffa!!!

giovedì 8 dicembre 2011

EQUITA’ E SACRIFICI

Alla faccia dell’equità! La manovra del governo, ancora una volta, si presenta come una beffa a danno dei ceti più tartassati: i lavoratori dipendenti, i pensionati e i giovani. Il professor Monti è stato richiesto a gran voce per risanare il debito di un paese sbrindellato dall’inerzia e dall’incapacità di classi dirigenti corrotte, conniventi e capaci di legiferare solo “Ad personam”.

Un nome di tale rilievo lasciava ben sperare, tuttavia i fatti hanno dimostrato il contrario. Chiedere ai cittadini di pagare più contributi per avere, alla fine e più vicini al “trapasso”, di meno è un’azione da “killer leggero”. L’affermazione può sembrare forte, ma tant’è. L’innalzamento dell’età pensionabile produrrà solo effetti finanziari, rendendo ancor più misera e difficile la vita dei contribuenti: un trentenne, impossibilitato ad accumulare contributi, che trovasse oggi un lavoro stabile potrebbe andare in pensione a 66 anni, con 36 anni di contributi, 6 in meno del previsto, ciò comporterà una decurtazione sulla sua pensione, già misera, pari al 2% per ogni anno mancante. Per arrivare ai 42 previsti e percepire, per intero, la pensione dovrebbe fino a fino a 72 anni e 9 mesi o pagare di tasca propria. A 72 anni quanto gli resterà ancora da vivere ? E cosa vogliamo dire di chi è rimasto senza lavoro oggi, a 45 o a 50 anni e in piena crisi, e a cui mancano ancora 20 anni di contributi ?

Il meccanismo contributivo potrebbe essere equo se ci fosse la possibilità di lavorare, ma non lo è affatto la modalità di realizzazione del passaggio dal vecchio al nuovo sistema. I tempi e i sacrifici devono essere diluiti e spalmati meglio e verso l’”alto”. Ciò che serve nell’immediato è una quantità enorme di denaro per risanare il debito, tuttavia si è ritenuto inopportuno attingere a capitoli corposi come le frequenze televisive, i tagli agli stipendi, ai vitalizi e ai rimborsi dei politici oltre al loro numero, l’abolizione dell’intero contributo per l’editoria, il signoraggio, una patrimoniale vera, l’aumento dell’irpef per i redditi superiori a sessantamila euro. Di buon esempio è stata la rinuncia di Monti allo stipendio e al vitalizio, facciano altrettanto gli altri affiliati della casta, almeno una tantum per il primo punto e in aeternum per il secondo.

Molti politici da quattro soldi esortano i cittadini a sostenere il sacrificio e cercano invano di attribuire la causa dello scompenso in eccesso sul capitolo pensioni alle generazioni precedenti e non ai governi passati. E’ la menzogna spudorata di una classe dirigente irresponsabile, preda del berlusconismo delirante, che tenta di spostare le colpe dalla politica alla società civile. E’ stata la politica a regalare pensioni da 50.000, 100.000 e oltre euro al mese e buoni uscita a sei zeri. Perché non prevedere forti tagli su questi capitoli ?

Lo slogan “Il vostro debito non lo paghiamo” è sacrosanto e chi lo espone o ne comunica il contenuto è ben consapevole del maldestro tentativo della politica di scaricarsi dal peso del danno fatto. Le generazioni passate e presenti sono innocenti. Le richieste di sacrifici del governo perdono il loro senso quando non si chiede ai responsabili del debito di risarcire il danno, quando si chiede ai cittadini di continuare a sostenere i benefici del Vaticano addossandosi una spesa di circa 4 miliardi di euro all’anno, e quando ci si accinge, in piena crisi, a spendere oltre 15 miliardi per 131 nuovi caccia stealth F35 ed altri miliardi ancora per sostenere la spesa militare.

Sconcertante è la ricapitalizzazione delle banche a spese dei contribuenti, ma come è possibile che il popolo debba mantenere le banche ? Imbarazzante è la deduzione di 10.000 euro per le aziende che assumono nuovo personale. Ogni azienda grava sui cittadini anche quando non assume: tutte le infrastrutture necessarie per farla funzionare (acqua, luce, gas, strade, ferrovie, servizi ecc.) le paghiamo tutti, tuttavia gli imprenditori non distribuiscono equamente i loro introiti, ma, in moltissimi casi e all’occorrenza, si limitano a sottopagare, sfruttare e dare il benservito ai lavoratori, spesso utilizzando denaro pubblico. La Fiat, le aziende edili, le numerosissime piccole imprese che producono in nero, sono un chiaro esempio.

La limitazione alla circolazione del contante per le quote superiori ai 1000 euro è poco più che un’arma spuntata. L’imposizione del pagamento tramite carta elettronica o assegno non garantisce il recupero dell’evasione per spese di importi inferiori, per esempio l’intervento dell’idraulico o dell’elettricista, la spesa per le scarpe, ma anche un’otturazione dal dentista. Questa innovazione è totalmente a vantaggio delle banche, perché costringe chiunque ad avere un conto corrente e una carta elettronica, con le relative spese. E’ pur vero che il costo per il cittadino sarà inizialmente pari a zero, ma quanto dureranno queste condizioni ? In Belgio, dove il contante ha un limite di 15000 euro, per regolarizzare le prestazioni svolte in ambito domestico, si utilizzano, fin dal 2004, i buoni-lavoro. Dalla data di introduzione ad oggi la loro crescita, in termini di adesione, è stata esponenziale e il risultato contro l’evasione fiscale notevole. In Italia nel 2003 la legge Biagi introdusse lo stesso strumento, stranamente da noi si è fatto di tutto per complicarne l’utilizzo: l’uso è diventato effettivo solo nel 2008, non sempre è facile reperire i buoni ed è necessario fare lunghe code e compilare molti moduli per utilizzarli, tutto nel classico stile burocratico italiano.

Una caratteristica che connota tutti i politici, ma in gran numero anche i professori universitari è lo scollamento dal mondo reale e il totale squilibrio verso una dimensione ideale, una sorta di schizofrenia che determina la totale incapacità di trovare soluzioni ex aequo et bono all’occorrenza. Entrambi, ogni tanto, farebbero bene ad oltrepassare la soglia dell’universo parallelo in cui vivono per recarsi nel mondo reale e fare esperienza della vita terrena, potrebbero imparare molte cose interessanti.

Antonio C.


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