Abraham Yehoshua, La scena perduta Einaudi, 372 pagine, 21 euro
di Avraham Balaban, Ha’aretz *
La scena perduta è una specie di carrellata rivolta al passato, un libro in cui Yehoshua guarda indietro alla sua carriera e ripercorre le trasformazioni e le tensioni stilistiche che l’hanno caratterizzata. È la lenta meditazione di un autore maturo, che torna ai suoi esordi letterari e riflette sulla sua eredità artistica. Yehoshua ha incentrato la storia intorno a un anziano regista israeliano di nome Yair Moses. Il regista va in Spagna dove gli hanno dedicato una retrospettiva: viaggia per tre giorni insieme a Ruth, attrice protagonista della maggior parte dei suoi film. Quando torna in Israele, Moses visita i luoghi in cui ha girato i suoi primi film.
Nel corso di questa retrospettiva interiore, Moses ricorda una grande discussione che ha avuto con il suo sceneggiatore Shaul Trigano. L’ultimo film a cui hanno lavorato insieme sarebbe dovuto finire con una scena in cui la protagonista, dopo aver lasciato suo figlio in adozione, incontra un mendicante e lo allatta al seno. Ruth, che interpretava la donna, si rifiutò di girare la scena, e Moses difese la sua scelta.
In Spagna Moses vede Caritas romana, un quadro in cui una giovane ragazza allatta l’anziano padre. Scopre così che si tratta di un motivo artistico con una lunga tradizione, e che la sceneggiatura di Trigano toccava un’antica verità umana. Decide allora di trasformare la retrospettiva in un atto di espiazione e riconciliazione. Incontra lo sceneggiatore, che chiede però un prezzo per la riconciliazione: vuole girare la scena con Moses stesso nei panni del padre affamato allattato dalla figlia.
Come nelle più raffinate opere di Yehoshua, abbiamo qui una scena carica di significati, in cui le suggestioni psicologiche, sociali ed estetiche si intrecciano indissolubilmente. L’eroe di Yehoshua, la cui paura delle donne si rivela nel suo desiderio di baciare i loro piedi, al cospetto del seno femminile diventa allo stesso tempo un uomo e un lattante. La Caritas romana è un’allegoria delle tensioni tra ebrei ashkenaziti e sefarditi. Ma lascia anche trapelare il desiderio di Yehoshua di riconciliarsi con la sua eredità familiare, e quello di un anziano autore che vuole riavvicinarsi alla prima sorgente del suo lavoro creativo.-
Avraham Balaban, Ha’aretz
* 3 dicembre 2011 - http://www.internazionale.it/news/libri/2011/12/03/i-libri-della-settimana-52/