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MICHELANGELO E IL SOGNO DEI CARMELITANI SCALZI (Teresa d’Avila e Giovanni della Croce): A CONTURSI TERME, IN EREDITA’, L’ULTIMO MESSAGGIO DELL’ECUMENISMO RINASCIMENTALE (1613) - RECUPERATO CON I LAVORI DI RESTAURO, DOPO IL TERREMOTO DEL 1980

DON MARIANO ARCIERO, ILDEGARDA DI BINGEN, E UNA "CAPPELLA SISTINA" IN ROVINA. Al cardinale Angelo Amato, all’arcivescovo di Salerno Luigi Moretti, l’invito a un sollecito interessamento. Una nota di Federico La Sala

SALERNO. Contursi Terme si appresta a vivere un momento di grande solennità (... ) il prossimo 24 giugno 2012, dell’illustre concittadino don Mariano Arciero.... a celebrare la beatificazione sarà il delegato dal Papa, cardinale Angelo Amato, prefetto per la congregazione per le cause dei Santi
domenica 24 giugno 2012
[...] CHIEDO A VOI ILLUSTRISSIMI - come già alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Salerno e Avellino (si cfr. allegato), UN INTERVENTO URGENTE PER FERMARE IL DEGRADO E RESTITUIRE AL SUO SPLENDORE LA RITROVATA “CAPPELLA SISTINA”, LA CHIESA DELLA “MADONNA DEL CARMINE”, UN PATRIMONIO STORICO E VITALE PER L’INTERA COMUNITA’ CONTURSANA, ITALIANA ED EUROPEA [...]
RINASCIMENTO ITALIANO, OGGI: LA SCOPERTA DI UNA CAPPELLA (...)

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>UNA "CAPPELLA SISTINA" IN ROVINA. --- DANTE E IL PROBLEMA DEI "PRINCIPI CRISTIANI CORROTTI". A CONTURSI TERME (SA), IL 18 GIUGNO, LA LETTURA DEL CANTO XIX DEL "PARADISO".

giovedì 3 giugno 2021

Recital Itinerante:

La Divina Commedia in 100 borghi:


SCHEDA

LA DIVINA COMMEDIA *

Paradiso, Canto XIX

Argomento

      • Ancora nel VI Cielo di Giove. L’aquila risolve un vecchio dubbio di Dante circa l’imperscrutabilità della giustizia divina. Il problema della salvezza. Rassegna dei principi cristiani corrotti. È il mattino di giovedì 14 aprile (o 31 marzo) del 1300.

L’aquila inizia a parlare (1-21)

      • L’aquila si staglia di fronte a Dante con le ali aperte, formata da migliaia di spiriti giusti che fruiscono della visione divina e ognuno di essi sembra un rubino che scintilla colpito dai raggi del sole. A un tratto le anime iniziano a parlare come se fossero una sola, cosa straordinaria che Dante si accinge a descrivere: è come se a parlare fosse l’aquila col suo becco, dicendo ’io’ e ’mio’ anziché ’noi’ e ’nostro’. L’aquila dichiara che quegli spiriti sono stati giusti e pii sulla Terra, dunque ora sono innalzati alla gloria del Paradiso, mentre nel mondo hanno lasciato un buon esempio che anche i malvagi riconoscono, pur non seguendolo. Il suono che proviene da quell’immagine pare a Dante il calore prodotto da molte braci.

Dante manifesta un antico dubbio (22-33)

      • Dante si rivolge agli spiriti che formano l’aquila e che gli sembrano dei fiori che emanano un solo profumo, chiedendo che pongano fine a un antico diguno che ha suscitato la sua fame per molto tempo, non avendo trovato un cibo adeguato sulla Terra (chiede che gli chiariscano un dubbio). Dante sa che la giustizia divina si riflette nella gerarchia angelica dei Troni, tuttavia è certo che quegli spiriti la conoscono senza veli. Egli è pronto ad ascoltare la loro risposta, poiché essi conoscono già la sua domanda.

Imperscrutabilità della giustizia divina (34-66)

      • L’aquila sembra un falcone al quale sia stato tolto il cappuccio, quando inizia a muovere la testa e a sbattere le ali, mentre le anime intonano un canto che solo i beati possono comprendere. L’aquila inizia a dire che Dio, quando ha creato l’Universo, non ha impresso il suo valore ovunque in modo tale che il suo Verbo non restasse infinitamente superiore alla capacità di comprensione umana. Ne è prova il fatto che Lucifero, la più alta di ogni creatura, si ribellò per la sua superbia e per non aver atteso la Grazia divina; dunque qualunque essere a lui inferiore non può certo comprendere a pieno quel bene infinito che è Dio. La visione umana, prosegue l’aquila, che è solo uno dei raggi della mente divina, non è in grado per sua natura di comprendere il primo principio (Dio) che è al di là della sua portata. Perciò l’occhio umano non può internarsi nella giustizia divina, proprio come non si può distinguere il fondo dell’oceano in alto mare. Solo la luce che deriva direttamente da Dio è tale da non essere mai offuscata, mentre ogni conoscenza umana è limitata e imperfetta a causa dei sensi, e può addirittura portare a credenze errate.

Il problema della salvezza (67-99)

      • Dante a questo punto è in grado di comprendere ciò che suscitava i suoi dubbi, quando si poneva il problema di chi nasce in luoghi lontani dove non si sente mai parlare di Cristo, e vive un’esistenza virtuosa senza commettere alcun peccato. Costui muore non battezzato e privo di fede, quindi non può ottenere la salvezza: come può questo conciliarsi con la giustizia divina? L’aquila spiega che Dante, in quanto uomo, non può certo ergersi a giudice di una questione tanto profonda, né pretendere di vedere con la sua vista limitata una verità che dista mille miglia: si potrebbe dubitare su questo problema solo se non ci fosse la Scrittura a dichiarare le verità di fede. La volontà di Dio è di per sé buona e non si è mai allontanata da se stessa, dunque tutto ciò che è conforme ad essa è naturalmente giusto: nessun bene creato attira a sé la volontà divina, ma è questa a crearlo tramite la Grazia. Al termine del suo discorso l’aquila inizia a volteggiare intorno a Dante come una cicogna che ha appena sfamato i piccoli, mentre il poeta la guarda ammirato. L’aquila intona un canto e dice che Dante non lo può comprendere, esattamente come l’uomo non può comprendere la giustizia divina.

La predestinazione: eletti e reprobi (100-111)

      • L’aquila riprende la sua posizione e torna simile al simbolo dell’Impero romano, quindi ricomincia a parlare e dichiara che nessuno è mai asceso al Paradiso senza aver creduto in Cristo venturo o venuto. Molti sulla Terra hanno sempre il nome di Cristo sulle labbra, e tuttavia il Giorno del Giudizio saranno a Lui molto meno vicini di quegli uomini che non l’hanno mai conosciuto e sono morti senza battesimo; e un Etiope, morto senza la fede, potrà condannare quei falsi cristiani nel momento in cui il giudizio divino separerà in eterno le anime fra eletti, destinati alla salvezza, e reprobi, destinati alla dannazione.

Rassegna dei principi cristiani corrotti (112-148)

* Fonte- Weebly: La Divina Commedia. Paradiso, Canto XIX (ripresa parziale).


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