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MICHELANGELO E IL SOGNO DEI CARMELITANI SCALZI (Teresa d’Avila e Giovanni della Croce): A CONTURSI TERME, IN EREDITA’, L’ULTIMO MESSAGGIO DELL’ECUMENISMO RINASCIMENTALE (1613) - RECUPERATO CON I LAVORI DI RESTAURO, DOPO IL TERREMOTO DEL 1980

DON MARIANO ARCIERO, ILDEGARDA DI BINGEN, E UNA "CAPPELLA SISTINA" IN ROVINA. Al cardinale Angelo Amato, all’arcivescovo di Salerno Luigi Moretti, l’invito a un sollecito interessamento. Una nota di Federico La Sala

SALERNO. Contursi Terme si appresta a vivere un momento di grande solennità (... ) il prossimo 24 giugno 2012, dell’illustre concittadino don Mariano Arciero.... a celebrare la beatificazione sarà il delegato dal Papa, cardinale Angelo Amato, prefetto per la congregazione per le cause dei Santi
domenica 24 giugno 2012
[...] CHIEDO A VOI ILLUSTRISSIMI - come già alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Salerno e Avellino (si cfr. allegato), UN INTERVENTO URGENTE PER FERMARE IL DEGRADO E RESTITUIRE AL SUO SPLENDORE LA RITROVATA “CAPPELLA SISTINA”, LA CHIESA DELLA “MADONNA DEL CARMINE”, UN PATRIMONIO STORICO E VITALE PER L’INTERA COMUNITA’ CONTURSANA, ITALIANA ED EUROPEA [...]
RINASCIMENTO ITALIANO, OGGI: LA SCOPERTA DI UNA CAPPELLA (...)

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>ILDEGARDA DI BINGEN, E UNA "CAPPELLA SISTINA" IN ROVINA. ---- Ildegarda di Bingen: i retroscena di una promozione tardiva (di Karin Helelr)

lunedì 23 aprile 2012

Ildegarda di Bingen: i retroscena di una promozione tardiva

di Karin Heller*

in “www.comitedelajupe.fr” del 19 aprile 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

L’annuncio romano della prossima canonizzazione e proclamazione come “Dottore della Chiesa” di Ildegarda di Bingen (1098-1179) ha fatto fare un sussulto ai media attorno a Natale. Ci si può rallegrare di questo riconoscimento da parte delle autorità romane otto secoli dopo la morte della “Sibilla del Reno”. Quanto al significato di questa promozione tardiva, occorre innanzitutto andare a ricercarla nelle due udienze pubbliche tenute da Benedetto XVI il 1° e l’8 settembre 2010, dedicate alla persona e alla vita di Ildegarda. Il Papa vi delinea il ritratto della “santa” ben inquadrato dalla “Mulieris dignitatem” e dedicato all’esaltazione del “genio femminile” secondo il punto di vista vaticano.

Le donne del XXI secolo, cristiane e cattoliche favorevoli ad un dialogo con il mondo dello spirito delle aperture teologiche create dal Vaticano II, non si lasceranno ingannare. La trasposizione dell’immagine di una donna vissuta tra l’XI e il XII secolo sulla donna di oggi non può limitarsi a qualche osservazione esaltante sui doni eccezionali di Ildegarda in quanto badessa, compositrice, filosofa, farmacista, “consigliera” dei grandi del suo tempo ed ecologista anzitempo. In attesa del discorso ufficiale di questa promozione tardiva, cerchiamo di scoprire un volto di Ildegarda più vicino alla realtà storica.

Ildegarda vive alla fine di un’età in cui i “monasteri doppi” offrono un accesso agli studi superiori indistintamente agli uomini e alle donne che vivono secondo la regola di san Benedetto. Queste “pari opportunità” si radicano nella convinzione profonda di una uguaglianza tra i sessi messa in pratica dal cristianesimo del primo millennio. Dopo Ildegarda, al contrario, si apre un’epoca che esclude tutte le donne dalle nascenti università, una delle quali, quella di Parigi, fu tra le più famose.

L’esclusione delle donne dalla vita universitaria è essenzialmente dovuta alla legge del celibato ecclesiastico promossa dalle riforme gregoriane (secoli XI - XIII). Bisognava a tutti i costi separare il clero dalle donne per garantire la castità del clero, condizione ineliminabile per celebrare la messa e toccare il corpo e il sangue (sacri) di Cristo. Il destino di Abelardo e di Eloisa è una dimostrazione perfetta dell’incompatibilità di una vita di studio nel quadro aperto di una scuola cattedrale o di una università che accogliesse uomini e donne. Mentre i monasteri garantivano un ambiente relativamente sicuro per mantenere una condotta casta per gli uomini e per le donne, non era più così con l’istituzione di scuole dipendenti da una cattedrale.

Ildegarda è ancora una testimone di ciò che può produrre uno scambio intellettuale praticato tra uomini e donne per il progresso della vita umana alla luce del Vangelo di Cristo. Con la loro decisione di escludere le donne dal dibattito intellettuale pubblico, le autorità ecclesiastiche hanno causato un’interruzione brutale ad uno sviluppo molto promettente. Hanno privato la Chiesa e l’umanità di un progresso nelle scienze umane, teologiche e spirituali per il millennio successivo.

Eloisa è un perfetto esempio di questa evoluzione che culminerà nella riduzione di tutte le badesse allo stato laico. Sarà testimone e protagonista dell’aspra battaglia che opporrà la Scuola di Laon ad Abelardo, sostenuto da altri teologi della sua epoca. Quella scuola aveva prodotto dei Glossalia ordinaria che stabilivano l’esclusione delle donne dall’ordinazione diaconale. Tale ordinazione ancora conferita alle badesse faceva di loro membri del clero. Abelardo ed Eloisa persero questa battaglia. In seguito, ogni traccia scritta che facesse riferimento a donne ordinate del primo millennio è stata sradicata, minimizzata, degradata. Così prevalse la convinzione che un’ordinazione delle donne non avesse mai avuto luogo nella Chiesa fin dai tempi di Gesù Cristo. Una volta entrata nei documenti compilati dalle riforme gregoriane tale constatazione, non restava altro che fare un “copia e incolla” da un secolo all’altro. Al contempo, il sacerdozio maschile è stato a tal punto esaltato da farne uno stato metafisico speciale, che innalza l’individuo maschio ordinato al di sopra di tutte le altre categorie umane, e dotato di un sigillo indelebile.

Inoltre, fino al tempo di Ildegarda, la chiusura monastica era considerata uno spazio proibito a ciò che veniva dall’esterno e non come un luogo da cui non si dovesse uscire. Dopo Ildegarda, è diventata una prigione volontaria per donne, o un rifugio proibito agli uomini maschi, dove le donne potevano ancora dare libero corso, in qualche modo, alle loro aspirazioni di creatività intellettuale e sociale.

Ildegarda si concepisce ancora in un mondo in cui può parlare a testa alta direttamente al Papa, all’imperatore di Germania, al vescovo di Magonza, di Colonia, di Würzburg, di Treviri o di Bamberga. Predica dall’alto della cattedra nelle loro cattedrali poiché, essendo badessa, era anche diaconessa. Nelle sue prediche, prive di qualsiasi untuosità ecclesiastica e di ogni timore di restare “politically correct”, sviluppa una solida teologia dell’Incarnazione di fronte agli errori dualisti del catarismo e fustiga il clero avido di ricchezze e onori.

* Karin Heller, Dottore in Teologia (Roma); Dottore in Storia delle Religioni e Antropologia religiosa (Sorbona, Parigi IV); Professore di Teologia, Whitworth University, Spokane, WA, U.S.A.


Ildegarda di Bingen e l’uguaglianza uomo-donna

di Karin Heller*

in “www.comitedelajupe.fr” del 20 aprile 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Dopo un primo articolo che mostrava quanto le donne del primo millennio godessero nella Chiesa di una posizione rispettata, ecco ciò che si diceva nel secoli XI e XII sulle “nature” femminile e maschile. Il dibattito non era meno vivo di quanto lo sia oggi!

Per Ildegarda, la visione della relazione uomo-donna era ancorata in una complementarietà, basata su una uguaglianza tra i sessi. Esprime il suo pensiero utilizzando un linguaggio preso da Aristotele e da Platone ma al contempo prendendo le distanze da loro. Spiega l’essere umano con l’aiuto dei quattro elementi delle natura (fuoco, acqua, aria, terra). Aristotele oppone gli uomini alle donne, rende l’uomo superiore alla donna e associa l’uomo al fuoco e al vento, e la donna all’acqua e alla terra. Ildegarda, invece, associa l’uomo al fuoco e alla terra e la donna all’aria e all’acqua. Così, stabilisce un equilibrio tra elementi leggeri e pesanti, inferiori e superiori, che funziona a favore dei due sessi.

Basata sulla sua lettura dei racconti della Genesi 1 e 2, si oppone ancora ad Aristotele che pretende la sottomissione della donna all’uomo, a causa del fatto che la donna non controlla le sue emozioni. Di nuovo, Ildegarda rompe con questa visione bipolare, opponendovi l’argomento seguente: la donna, essendo creata a partire dalla carne dell’uomo e non dalla terra, gode di maggiore stabilità dell’uomo. Quindi, non solo è in grado di controllare le sue emozioni, ma lo fa a partire da una posizione che la favorisce rispetto all’uomo maschio. Infine, alla convinzione bipolare aristotelica del rispetto imposto alla donna da parte dell’uomo, oppone il rispetto che la donna stessa ispira grazie alla pratica delle virtù al seguito di Cristo.

Ildegarda ha sviluppato una stupefacente analisi dell’interazione tra fattori psicologici e biologici negli uomini e nelle donne. Vedeva in un uomo la cui sessualità era fatta di fuoco e di vento, il carattere equilibrato e la fertilità moderata, un uomo che non cercava il possesso di una donna, ma l’unione con una donna in quanto persona integrale. Questo tipo d’uomo sarebbe stato un buon marito o un buon servo di Dio impegnato nel celibato. Ugualmente, vedeva una donna i cui muscoli avevano una struttura di terra e il cui sangue era mescolato ad aria una persona che ama la compagnia di un uomo senza averne bisogno. Ildegarda riconosceva in questo tipo di donna una persona “molto fertile”, fatta per il matrimonio, ma adatta anche a sopportare una vita di castità.

Per Ildegarda l’uomo di grande perfezione doveva essere in relazione con una donna, o nel matrimonio o in una relazione di amicizia spirituale. Senza alcun dubbio, Ildegarda avrebbe espresso delle riserve su un celibato ecclesiastico imposto ad ogni tipo di uomo o una vita religiosa a ogni tipo di donna. Sapeva troppo bene che gli uomini e le donne non erano uguali davanti a “madre natura”.

Nel campo delle virtù, Ildegarda adotta un atteggiamento piuttosto platonico che riconosce ai due sessi la capacità di esercitare le stesse virtù. Sia Platone che Ildegarda non consideravano il silenzio o l’obbedienza come virtù particolarmente femminili e il prendere la parola in pubblico o il comandare come riservati ai soli maschi. In due occasioni, Ildegarda rifiutò di piegarsi alle ingiunzioni del suo Padre Abate e del suo vescovo.

Ha rotto con la tradizione dei monasteri doppi e istituito dei monasteri dove solo le donne erano al comando. La virtù della donna sta nel costruire e nel parlare allo stesso titolo dell’uomo. Queste attività non sono segno di abolizione della differenza uomo-donna. Ildegarda non avrebbe adottato la teoria dell’indifferenza dei sessi, poiché, sulla scia di San Paolo, sa che “ciò che è debole nel mondo, Dio lo ha scelto per confondere i saggi” (1Co 1,27).

Tra gli storici è aperto il dibattito per sapere se Ildegarda stessa sia andata a Parigi nel 1174 o se il suo legatario letterario Bruno di Strasburgo se ne sia incaricato. In entrambi i casi, lo scopo di tale viaggio era l’inserimento delle opere di Ildegarda nel curriculum degli studi teologici. Ahimè, non furono le opere di Ildegarda ad essere scelte dalle autorità ecclesiastiche per arricchire il curriculum accademico, ma quelle di Aristotele la cui lettura fu resa obbligatoria nel 1255. La ricerca della verità come opera comune degli uomini e delle donne era decisamente finita e la vittoria della bipolarità sessuale aristotelica era garantita per i successivi mille anni. Ildegarda e le sue opere sono cadute nell’oblio, il che le ha probabilmente salvate da una distruzione completa o parziale da parte di un clero che si pensava “definitivamente” al di sopra delle donne!

Certo, ci rallegriamo della promozione tardiva di Ildegarda a rango di “dottore della Chiesa” dalle stesse autorità che l’hanno condannata al silenzio per tanti secoli. Nel corso delle prossime festività, quale immagine di Ildegarda sarà presentata ai cattolici? Da parte mia, crederò alla sincerità di tale promozione solo se una donna della tempra di Ildegarda sarà invitata in Vaticano per predicarvi un ritiro di Quaresima!

* Karin Heller, Dottore in Teologia (Roma); Dottore in Storia delle Religioni e Antropologia religiosa (Sorbona, Parigi IV); Professore di Teologia, Whitworth University, Spokane, WA, U.S.A.

Breve bibliografia che ha ispirato l’articolo:

-  1. Sr. Prudence Allen, The Concept of Woman. The Aristotelian Revolution, 750 BC- AD1250, Eerdmans, Grand Rapids, 1985, 292-315. 468-473.
-  2. Barbara Newman, Sister of Wisdom. St. Hildegard’s Theology of the Feminine, University of California Press, Berkeley-Los Angeles, 1987.
-  3. Gary Macy, The Hidden History of Women’s Ordination. Female Clergy in the Medieval West. Oxford University Press, 2008.
-  4. Régine Pernoud, Hildegarde von Bingen. Conscience inspirée du XIIe siècle, Editions du Rocher, 1994.
-  5. DVD Vision: From the Life of Hildegard von Bingen, diretto da Margarethe von Trotta, interprete Barbara Sukowa, 2010.


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