Benedetto XVI il rivoluzionario
di Jacques de Guillebon
in “www.temoignagechretien.fr” del 20 luglio 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)
Due santi saranno presto nominati dottori della Chiesa da parte del papa. Chi sono? Una suora che descrisse dettagliatamente la natura fisiologica dell’orgasmo femminile, un predicatore che criticava i ricchi cattolici antisemiti spagnoli.
Questo vecchio papa tedesco, teologo autore di 250 libri, continua a stupirci e a prendere di sorpresa i pochi commentatori ancora interessati, in un mondo polarizzato dall’islam e dalla crisi del capitalismo, alla vita del cristianesimo e specificamente a quella della Chiesa cattolica. Mentre con una mano cerca di ottenere, anche dolorosamente, il consenso della banda dei lefebvriani, e di imporre una interpretazione del grande Concilio, quello del Vaticano II, con l’altra traccia delle prospettive rivoluzionarie incredibilmente ampie.
Una rivoluzione nascosta, è vero. Ma di cui bisogna spiare i simboli poco appariscenti. Ad esempio, mentre nessuno se lo aspettava, decide che san Giovanni d’Avila e sant’Ildegarda di Bingen saranno proclamati 34° e 35° dottore della Chiesa nel novembre prossimo. Due santi oggi universalmente riconosciuti, ma che alla loro epoca furono sottoposti ad angherie e perseguitati più di quanto si possa pensare.
Della badessa benedettina tedesca del XII secolo conosciamo ora la scienza quasi universale, quella che le permise di produrre sia trattati medici che compendi musicali. Si dimentica a volte che fu di gran lunga la prima a scoprire la circolazione sanguigna e che non disdegnò di descrivere nei minimi particolari la natura fisiologica dell’orgasmo femminile, lei, la suora, la mistica sposa di Dio. Si dimentica anche talvolta che, contro il furore del suo vescovo, contrariato da una tale libertà di parola, in particolare da parte di una donna, fu un papa a prenderla sotto la sua protezione e a permetterle di proseguire le sue eccezionali ricerche.
pregiudizi
Anche Giovanni d’Avila, tre secoli dopo, nell’epoca della grandeur spagnola, diede la testimonianza della possibilità di quaere deum secondo la ragione. L’oratore immenso, che convertiva con il solo suono della sua voce sia le folle che i grandi, sia gli umili che gli intellettuali vanitosi, il san Giovanni Bocca d’Oro occidentale che sognava di convertire le Indie di Colombo e che fu trattenuto sul suolo delle penisola iberica dalle sue ascendenze in parte ebraiche all’epoca sinistra della moda della limpieza del sangre, fu anch’egli preda dei gelosi, dei funzionari della Chiesa locale, che gli intentarono dei processi per eresia.
Ne uscì vittorioso e più grande, sia al suo tempo che davanti alla storia. Uno dei suoi biografi esprime in questi termini la misura del suo anticonformismo modellato sulla parola di Cristo: “È certo che il predicatore delle Beatitudini, profondamente evangelico, si scontrava con i pregiudizi di allora o con certe resistenze che sono di sempre, ad esempio quando biasimava l’odio o il disprezzo che alcuni dei suoi penitenti confessavano di avere per gli ebrei i i musulmani. [...] È anche certo che il beato fu vittima di una colpevole macchinazione: ricchi offesi e confratelli gelosi tentarono di fargli espiare la sua sollecitudine per i poveri o i suoi successi di predicatore”.
Benedetto XVI, papa sociale, aggiunge una pietra preziosa al suo scrigno: la nomina di Monsignor Gerhard Müller, discepolo del grande teologo della liberazione Gustavo Gutierrez, a capo della più potente Congregazione romana, quella della Dottrina della fede. I vecchi conservatori liberali e gli spregiatori progressisti del Panzerkardinal sono posti di fronte alla loro malafede. E la Chiesa militante milita.