“Lea”, il racconto senza retorica della donna che sfidò la ‘Ndrangheta
di Silvia Gernini (l’Unità, 12 novembre 2015)
Un omaggio alla donna che ha sfidato la ‘Ndrangheta: Lea è il film per la tv firmato da Marco Tullio Giordana che racconta la storia di Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa nel 2009. La fiction, presentata al Festival dei Beni confiscati alle mafie e ieri all’apertura del Roma Fiction Fest, andrà in onda il prossimo 18 novembre su Rai1 a pochi giorni dall’anniversario dell’assassinio avvenuto a Milano il 24 novembre.
Donna decisa e coraggiosa, Lea è la sorella di un capocosca di Petilia Policastro, nel crotonese, e compagna di uno degli uomini fidati del clan il quale gestisce lo spaccio e l’usura a Milano. Stanca di vivere e di crescere sua figlia Denise in un ambiente violento e criminale, la donna lascia il marito che nel frattempo è finito in prigione e decide di rivelare i suoi traffici alla giustizia. Da quel giorno inizia un altro inferno: il cambio di identità, i continui spostamenti da una città all’altra, le minacce sempre più violente fino al tragico finale. “Lea e Denise non sono perdenti, ma esempi e bandiere per la gente - ha precisato, però, Giordana - sono più forti di chi voleva annientarle perché hanno ribaltato la loro sorte”.
A firmare la sceneggiatura lo stesso Giordana insieme a Monica Zappelli, autrice, sempre con lui, anche de I cento passi. Storie simili, quella di Lea e di Peppino Impastato: persone comuni che con la loro forza riescono a opporsi a un intero sistema e capaci di scuotere un’intera comunità. “Nella storia di Lea Garofalo - ha spiegato il regista - ci sono due aspetti straordinari: la sua forza di ribellarsi e l’intelligenza, che la accomunano a Peppino Impastato. Vorrei che questo film riuscisse a raccontare questa forza e l’esempio che Lea ha saputo dare a sua figlia e l’esempio che Denise ha saputo e continua a dare a tante donne - ha aggiunto - nella loro stessa situazione”. Per questo motivo, il film tv prodotto da Rai e Bibi Film sarà anche messo a disposizione di Libera, l’associazione contro le mafie guidata da Don Ciotti per portare la storia e il messaggio veicolato dal film nelle scuole italiane.
Una regia asciutta, semplice, diretta: Giordana lascia ai suoi personaggi e ai suoi interpreti (prima fra tutti Vanessa Scalera) il compito di dare forza all’opera senza mai cedere alla retorica e all’agiografia: “Non ho modificato nulla di questa storia straordinaria non ho aggiunto niente, non abbiamo toccato niente, perché la storia era già colma di colpi di scena così com’era” ha detto il regista che non ha potuto incontrare Denise. La ragazza è infatti nel programma di protezione testimoni, ma Giordana sa che lei “è contenta che sia stato io, il regista de I cento passi, a raccontare questa storia, perché Lea amava molto il mio film e glielo aveva fatto vedere da ragazzina”.