OBBEDIENZA E LIBERTA’
di don Aldo Antonelli
«Alzati! Anch’io sono un uomo»! Sono le parole di Pietro ad un “fedele” che gli si era inginocchiato per omaggiarlo.
Potrà anche essere umanamente spiegabile il gesto della prostrazione. Potrà anche essere “spontaneo” genuflettere se stesso di fronte ad un altro. Spesso, comunque, non è disinteressato. Di sicuro non è Umano, né proprio della dignità della persona.
Benedire le persone perché sappiano stare in piedi, invece che educarle alle genuflessioni; questa è l’istanza prima dell’etica evangelica. Una comunità di fratelli e sorelle che sappiano guardarsi negli occhi con dignità, liberi da sospette riverenze e umilianti deferenze; questa è la chiesa del Risorto. Un papa che abbia il coraggio di dire, come Pietro: “Alzati! Anch’io sono un uomo!”. Questa la rivoluzionaria novità del vangelo del Magnificat.
C’è un cammino ancora lungo da compiere per una chiesa che dell’obbedienza come sottomissione ne ha fatto una virtù e che della libertà come emancipazione ha sempre nutrito sospetti e diffidenze.
Vi auguro buona domenica con questo pensiero di Dietrich Bonhoeffer:
«L’obbedienza sa cosa è bene,
e lo compie,
La libertà osa agire, e rimette a Dio il giudizio
su ciò che è bene e male.
L’obbedienza segue ciecamente,
la libertà ha gli occhi ben aperti.
L’obbedienza agisce senza domandare,
la libertà vuole sapere il perché.
L’obbedienza ha le mani legate, la libertà è creativa.
Nell’obbedienza l’uomo osserva i comandamenti di Dio,
nella libertà l’uomo crea comandamenti nuovi.
Nella responsabilità trovano realizzazione entrambe, l’obbedienza è libertà».