Inviare un messaggio

In risposta a:
Editorial

Auguri Benedetto! Compie 85 anni il pontefice della Chiesa cattolica. Il messaggio della Voce

L’ispirazione di Gioacchino da Fiore
martedì 17 aprile 2012 di Emiliano Morrone
Federico La Sala, il filosofo dei moniti permanenti, avversario del "nuovo realismo", instancabile dispensatore di consigli pubblici disinteressati, apologeta del web 1.0, amico della complessità e seguace dell’approccio multidisciplinare alla conoscenza, mi segnala che oggi è il compleanno del pontefice Benedetto XVI.
Me lo hanno ricordato pure i tg e la tv in generale, ho qualche difficoltà a rimembrare ogni ricorrenza.
Ora, trattandosi del compleanno del papa, il papa di noi tutti (...)

In risposta a:

> Auguri Benedetto! ---- «Caro Joe, ricordi quando eri progressista?». "Ad fontes"! Il teologo statunitense Leonard Swidler, un ex collega scrive a Ratzinger (di Ludovica Eugenio)

lunedì 16 aprile 2012

«Caro Joe, ricordi quando eri progressista?». Un ex collega scrive a Ratzinger

di Ludovica Eugenio (Adista - Notizie, n. 15, 21 aprile 2012)

«Caro Joe»: così inizia una lettera aperta a Benedetto XVI scritta dal teologo statunitense Leonard Swidler, suo collega negli anni ’70 all’Università di Tübingen, alla quale tornò poi in diverse occasioni come docente anche negli anni ’80. Ma, a dispetto del tono amichevole, il documento, pubblicato sul sito australiano catholica.com (5/4) è tutt’altro che tenero nei confronti dell’attuale “politica” pontificia.

«Alcuni anni fa, quando eri ancora a capo del Sant’Uffizio, ti scrissi una lettera riguardo al ruolo delle donne nella Chiesa cattolica», esordisce Swidler che, oltre ad essere direttore e cofondatore del trimestrale Journal of Ecumenical Studies, nonché fondatore e presidente del Dialogue Institute, organismo attivo nel dialogo interreligioso e interculturale, fondato nel 1978 presso la Temple University di Philadelphia, insegna anche Pensiero cattolico e dialogo interreligioso presso la stessa istituzione .

«A quel tempo - scrive Swidler - mi rivolgevo a te con un familiare “caro Joe”, che si fondava sulla nostra amicizia, risalente alla fine degli anni ‘60/primi ’70». Lo feci, racconta, «pensando che quella forma ti avrebbe comunicato con quanta serietà io nutrivo la speranza che tu potessi aprire la tua mente e il tuo cuore per ascoltare ciò che avevo da dirti. Non avevo modo di sapere se avrei avuto successo in questo. Tuttavia, facendo ricorso alla nostra antica “collegialità”, ora mi rivolgo a te ancora una volta in questo modo fraterno».

«Sono sconcertato dal fatto che, specialmente negli ultimi tempi, tu abbia lanciato segnali che contraddicono le parole e lo spirito del Concilio Vaticano II, nel corso del quale tu, come giovane teologo, hai dato un contributo a far sì che la nostra amata Chiesa uscisse dal Medio Evo per entrare nella modernità», afferma il teologo, ricordando anche le posizioni prese da Ratzinger, da professore a Tübingen, a favore di un’elezione episcopale democratica e di un limite all’incarico dei vescovi.

«Ora stai rimproverando pubblicamente preti cattolici impegnati perché fanno proprio ciò che tu in precedenza avevi così coraggiosamente difeso. Questi e molti, molti altri nella Chiesa cattolica stanno seguendo il tuo esempio di allora, cercando disperatamente di spingere la Chiesa nella modernità. Uso volutamente il termine “disperatamente” perché nel tuo Paese d’origine, la Germania, e altrove in Europa, le chiese sono vuote, e lo sono anche i cuori di tanti cattolici quando sentono le parole raggelanti che vengono da Roma e dai vescovi “radicalmente obbedienti” (leggi: yes-men).

Nel mio Paese, gli Stati Uniti, luogo di nascita della libertà moderna, dei diritti umani e della democrazia abbiamo perso - solo in questa generazione! - un terzo della popolazione cattolica, 30 milioni di persone, perché le promesse del Vaticano II, con la sua rivoluzione copernicana in cinque dimensioni (svolta verso libertà, mondo, senso della storia, riforma interna e soprattutto dialogo) sono state così deliberatamente vanificate dal tuo predecessore e ora, ancora di più, da te».

Swidler fa poi riferimento al contributo apportato da Ratzinger al Vaticano II, quando spiccò tra i teologi che «sostennero l’invito di Giovanni XXIII all’aggiornamento grazie allo spirito riformatore derivante dal ritorno alle ritempranti fonti originarie del cristianesimo (ad fontes)». Quelle fonti democratiche e orientate alla libertà della Chiesa primitiva erano esattamente le «“fonti” del rinnovamento di cui tu e i tuoi colleghi di Tübingen» parlavate diffusamente.

Di qui il vibrante appello di Swidler al papa affinché torni proprio a quello spirito di riforma espresso in gioventù, già negli articoli pubblicati sul primo numero del trimestrale di teologia ecumenica da lui fondato nel 1964, «che cercavano di gettare un ponte sull’abisso della Controriforma che divideva la Chiesa cattolica dal resto del cristianesimo, e dal resto del mondo moderno». «In quello spirito, Joe, ti sollecito a tornare ad fontes!», è la conclusione del teologo.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: