I vescovi italiani preferiscono la vecchia formula
di Luigi Accattoli (Corriere della Sera, 26 agosto 2012)
Il dibattito sulla formula della consacrazione del vino nelle lingue moderne dura da quarant’anni. La questione è stata riproposta dal Papa l’aprile scorso sollecitando il passaggio dal «sangue sparso per tutti» al «sangue sparso per molti», perché si abbia una traduzione meno «interpretativa» e più letterale del latino pro vobis et pro multis.
Chi vuole mantenere «per tutti» esprime il timore che i fedeli non intendano correttamente il nuovo testo e lo interpretino nel senso di una «restrizione» del numero dei salvati. Sostiene inoltre che il polloi greco - che è all’origine del multis latino - non si oppone a «tutti» come il «molti» della nostra lingua e che dunque occorre tradurlo con una parola che resti «aperta» alla totalità.
Per primi si sono adeguati all’indicazione del Papa i vescovi ungheresi, seguiti da alcuni episcopati dell’America Latina e dagli anglofoni. Sono in arrivo - nel senso che si sono detti favorevoli al «molti» ma non è ancora pubblicato il nuovo Messale - tedeschi, spagnoli e portoghesi.
Gli italiani restano su una posizione di attaccamento al «tutti»: hanno votato a maggioranza per il suo mantenimento nel 2010. Ultimamente due studiosi hanno proposto una traduzione che echeggi quella francese, che in italiano verrebbe a suonare «per una moltitudine», o «per moltitudini immense»: sono Francesco Pieri, professore a Bologna di liturgia, e Silvio Barbaglia, professore di esegesi biblica a Novara. Il testo di Bruno Forte, vescovo e teologo, che pubblichiamo qui accanto e che invita ad accogliere l’indicazione papale, riequilibra le posizioni.