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PER UN SOGGETTO POLITICO NUOVO, UN’ANTROPOLOGIA E UNA TEOLOGIA-POLITICA ALL’ALTEZZA DELLA COSTITUZIONE ...

«Beni comuni» e «Pubblico»: il «Manifesto per un soggetto politico nuovo» e il catechismo della chiesa cattolica. "Tra Toni Negri e Tommaso d’Aquino". Note di Alberto Asor Rosa - a c. di Federico la Sala

La filologia in certi casi conta più della logica (ma è anche più rara, molto più rara)
venerdì 4 maggio 2012 di Federico La Sala
[...] Il «pubblico» oggi non s’identifica certo con lo Stato Leviatano; se mai si potrebbe dire che, nei casi migliori, lo Stato è stato (e in parte ancora è) un’articolazione del «pubblico» - il «pubblico», che tra le proprie funzioni più specifiche e prestigiose ha quella di proiettare la tutela dei beni d’interesse comune «nel mondo più lontano, abitato dalle generazioni future». Sanità pubblica, Scuola pubblica, Università, ricerca, sistema delle pensioni, diritti del lavoro, (...)

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>Firenze, nasce «Alba» Primo dubbio: presentarsi alle urne? Paul Ginsborg, Guido Viale, Luciano Gallino, Stefano Rodotà e altri hanno dato vita ieri a Firenze all’«Alleanza lavoro benicomuni ambiente», Alba, un nuovo soggetto politico «non partito» della sinistra.

domenica 29 aprile 2012


-  Firenze, nasce «Alba»
-  Primo dubbio: presentarsi alle urne?
-  Paul Ginsborg, Guido Viale, Luciano Gallino, Stefano Rodotà e altri hanno dato vita ieri a Firenze all’«Alleanza lavoro benicomuni ambiente», Alba, un nuovo soggetto politico «non partito» della sinistra.

di Osvaldo Sabato (l’Unità, 29.04.2012)

La «cosa» di sinistra ha un nome e gli autori del manifesto «per un nuovo soggetto politico» auspicano che possa rappresentare una nuova alba per la politica italiana. Si chiamerà proprio Alba, acronimo di Alleanza lavoro benicomuni ambiente, il nuovo partito non partito nato dal manifesto firmato fra gli altri da professori e intellettuali come Paul Ginsborg, Paolo Cacciari, Luciano Gallino e Stefano Rodotà. Obiettivo: evitare il default della democrazia rappresentativa, quella che partendo dal basso dovrebbe condizionare le scelte dei partiti. Una situazione di scollamento, che per l’assessore napoletano della giunta De Magistris, Alberto Lucarelli, deve cambiare e di corsa.

Il nome Alba, battezzato con un grande applauso, è stato deciso attraverso una votazione durante la prima assemblea nazionale del movimento che ha visto la partecipazione di quasi 1400 persone, più della metà non avevano aderito al manifesto. Oltre ad Alba erano stati messi in votazione altri tre possibili nomi: Lavoro e beni comuni, Italia bene comune, Alternativa democratica. Quest’ultimi tre bocciati. Con una nastro arancione al braccio chi parla ha sette minuti per dire la sua.

Molti insistono sulla rottura con il modello novecentesco del partito, l’urgenza di nuove regole, una maggiore trasparenza, meno burocrazia, meno carrierismo. «Vogliamo essere un soggetto costituzionale che si candida ad essere protagonista nell’arena politica» spiega il politologo Marco Revelli. Parlano il giurista torinese Ugo Mattei, Paolo Cacciari, Gianni Rinaldini del direttivo della Cgil. Dice la sua anche il vendoliano Fratoianni. Fra il pubblico l’ex portavoce del Social forum genovese Marco Agnoletto.

Si fa vedere anche Sergio Staino «sono venuto per capire quale sia il progetto ma francamente non potrei dire di esserci riuscito». Ma Ginsborg incalza sulle nuove regole della politica? «Al massimo due legislature per i parlamentari. E poi: trasparenza non segretezza sui finanziamenti. Basta clientele. Ancora: semplicità non burocrazia, potere distribuito non accentrato, rotazione degli incarichi direttivi» sottolinea lo storico «il modello dei partiti che oggi abbiamo davanti è arrivato al capolinea» e «una delle priorità è quella di ricostruire l’unità della sinistra, ma dal basso». Insomma largo alle nuove forme di far politica giocando anche la carta del web, come dimostrano le 4200 adesioni al manifesto raccolte on line.

Ad ascoltare c’è anche il senatore Pd Vincenzo Vita «ho sentito molti interventi che potrebbero tranquillamente svolgersi in un’assemblea del Pd, e lo dico senza nessuna polemica». Sui futuri rapporti con il nuovo soggetto politico, Vita sottolinea che «se prevale l’elemento del movimento, e non dell’ennesimo nuovo partito, allora è più facile». Il senatore del Pd ha tuttavia spiegato di aver «trovato eccessivi alcuni attacchi» al suo partito, espressi durante alcuni degli interventi durante l’assemblea. «Nell’arco di due legislature questo movimento può diventare la maggioranza del paese» azzarda Ugo Mattei, professore di diritto civile all’università di Torino.

«Il Pd ci guarda poco: non ci temono, ma non ci sottovalutano, anche perché qui ci sono idee» osserva Ginsborg, rispondendo ai giornalisti, in merito alla possibilità che Alba partecipi con una propria lista alle elezioni politiche del 2013, lo storico inglese ma da anni trapiantato a Firenze per il momento preferisce «parlare di percorso». «Ci sono tra noi quelli più impazienti, che vogliono lanciare qualcosa per il 2013; e poi ci sono altri, come me, che vogliono prima rinsaldare la cultura e le basi dei circoli territoriali. Poi vediamo». «Non vedo molti giovani, ma senza di loro non si sopravvive, non c’è futuro» nota Ginsborg. Nel frattempo il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, propone una confederazione a sinistra «per non cancellare le singole differenze».


“Noi, la nuova alba della sinistra”

-  Ecco l’ultima sigla di Paul Ginsborg
-  Più di mille in assemblea a Firenze

di Sandra Amurri (il Fatto, 29.09.2012)

È sorta l’Alba (Alternativa lavoro beni comuni e ambiente). È il nome che la rete e gli oltre mille partecipanti al convegno di Firenze, ieri, hanno scelto per un movimento che non vuole essere un ennesimo partito per non evocare una parola divenuta sinonimo di esercizio del potere fine a se stesso. Ma di fatto, come spiega Ugo Mattei, docente di Diritto civile a Torino e uno dei promotori del referendum sull’acqua dello scorso anno, vuole diventare “un’organizzazione stabile con una posizione forte contro il neoliberismo, che dialoga con tutti”. Ma non con quei partiti, “come il Pd, per intendersi, che sostengono il governo Monti, in quanto pensiamo che questo governo tecnico sia una catastrofe, puro collaborazionismo con i poteri forti a discapito del Paese. Mentre si parla con la base del Pd, con Sel, con la Federazione della sinistra, con l’Idv, con i grillini ma non con Grillo e con il movimento No Tav, ovviamente, con la Fiom, con il movimento antimafia”.

RADICALITÀ nel combattere tutto ciò che è segreto come la mafia, appunto, contro la corruzione divenuta strutturale al sistema e nel difendere la trasparenza: “Tutti i passaggi della nostra elaborazione e della vita collettiva dovranno essere visibili, accessibili”, spiega Marco Revelli, uno dei promotori insieme a Stefano Rodotà, Paul Ginsborg, Luciano Gallino, Alberto Lucarelli e Ugo Mattei del manifesto per una democrazia partecipativa per i beni comuni. E la “centralità del lavoro, a cominciare dalla difesa dello Statuto dei lavoratori nella sua integralità. Si tratta di un cambio di paradigma nel modo di pensare le cose e di fare la politica. Nei programmi, nel metodo che diventa contenuto ma anche nel linguaggio che sappia parlare non ai già convinti, ai ‘nostri’ ma alla platea ampia e larghissima delle vittime dell’attuale modello economico e sociale, fallito e fallimentare, ma totalitario”, conclude Revelli.

Alba ha una parola d’ordine: “Liberazione”. Liberare il Paese dal neoliberismo, da partiti che hanno tradito il loro compito primario sancito dalla Costituzione. “I Padri costituenti hanno sancito che i partiti dovessero ubbidire al volere del popolo sovrano, ma nell’eventualità che questo potesse non accadere avevano previsto che la parola sarebbe tornata ai cittadini con il referendum. Invece questi signori non solo non rispondono più al ruolo affidato loro dalla Costituzione ma contraddicono anche i risultati del referendum, oltrepassando i confini della democrazia”, spiega Mattei che si serve della metafora della catasta di legna che non brucia perché umida e che bisogna far tornare ad ardere. “Dobbiamo dare fuoco alla legna per scaldare gli animi, agitare le coscienze, strappare dall’isolamento chi subisce sulla propria pelle la negazione dei più elementari diritti, dobbiamo dar vita alla ribellione in tutte le sue forme: referendum, sciopero della fame, occupazione... ”.

L’assemblea di Firenze ha eletto un comitato con il compito di preparare nei territori l’organizzazione di una due giorni programmatica che si terrà a fine giugno. Verrà affrontato anche il tema delle candidature? “Non è un tema all’ordine del giorno - spiega Mattei - bisognerà prima capire chi aderirà e come”. Tradotto vuol dire che i partiti esistenti come Sel, Idv e Federazione della sinistra dovranno decidere se abbandonare le loro sigle ed entrare nel nuovo partito, che si chiama Alba. “Noi ci siamo a dialogare, ad ascoltare senza rinunciare alle differenze, ma facendo sì che le differenze diventino un arricchimento”, dice Paolo Ferrero nel suo intervento che conclude ribadendo la sua appartenenza comunista.

DISPONIBILITÀ assicurata anche da Sel. Un futuro molto prossimo da costruire con “mitezza e fermezza”, dice lo storico Paul Ginsborg. La situazione del Paese è drammatica, è una situazione d’emergenza e “Alba vuole costruire un’alternativa resistente e programmatica su alcuni punti essenziali come la difesa dei diritti dei lavoratori”. La platea si infuoca quando Giorgio Airaudo della Fiom racconta che i lavoratori vivono una condizione di libertà vigilata e la politica non rappresenta più il mondo del lavoro. Ma c’è anche chi se ne va senza “particolare entusiasmo”, come Sergio Staino che commenta: “Sono venuto per capire quale sia il progetto, ma francamente non potrei dire di esserci riuscito”. Chissà se Alba riuscirà davvero ad illuminare un nuovo cammino della sinistra italiana verso il bene comune. Di certo l’obbiettivo è ambizioso e necessario, ma altrettanto complesso.


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