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LA GRECIA, LA MEDIAZIONE DELLA CALABRIA, E IL RINASCIMENTO ITALIANO ED EUROPEO. In memoria di Barlaam (Bernardo) e di Leonzio Pilato ...

PER BOCCACCIO, NEL 2013, UNA GRANDE FESTA IN TUTTA L’ITALIA E L’EUROPA!!! Dopo 700 anni (dalla nascita), tutta viva la sua sacrosanta indignazione e tutto libero il suo spirito critico. Materiali sul tema - di Federico La Sala

giovedì 2 maggio 2013
BOCCACCIO, POETA TEOLOGO E FILOSOFO CRITICO.
Breve nota introduttiva ad alcune pagine, riprese dalla "De Genealogiis deorum gentilium" e dalla "Vita di Dante" *
Di Giovanni Boccaccio (1313-1375), a 699 anni dalla nascita, l’indignazione contro gli oltraggiatori dell’amore della verità (del "Sapere aude!" del suo tempo), che lo accusavano di riaprire e riallacciare i rapporti con la cultura e la lingua dell’antica Grecia, è tutta integra e fortissima - e quanto mai attuale!
Quanto sia (...)

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> PER BOCCACCIO, NEL 2013, UNA GRANDE FESTA IN TUTTA L’ITALIA E L’EUROPA!!! --- Il classico vicino a noi. Una mappatura dei miti greco-latini (di Carlo Carena).

lunedì 10 marzo 2014

Il classico vicino a noi

La mitografia non passa mai di moda

-  Una mappatura dei miti greco-latini conterrebbe quasi 14mila nomi e vicende.
-  Un manuale per navigarci dentro

di Carlo Carena (Il Sole Domenica, 09.03.2014)

Una mappa completa del mito greco-latino, una genealogia che partendo dal regno di Saturno e dalla nascita di Zeus scendesse per li rami alle divinità olimpiche (Era, Apollo, Afrodite, Ermes, Pallade, Posidone, Ade...; e poi Demetra, Persefone, Dioniso...) e agli eroi (Prometeo, Eracle, greci e troiani...) e alle leggende più poetiche (Adone, Arianna, Dafne...) sarebbe impossibile per la sua vastità. Come attesta la Bibliotheca classica, ora Classical Dictionary del reverendo John Lamprière, apparso la prima volta a Londra nel 1738, ripetutamente e tuttora ristampato manuale di inesauribile vantaggio e attrattiva, utilizzato da secoli da studenti, studiosi, poeti: i biografi dicono che Keats lo conoscesse quasi a memoria e i critici ne hanno rilevato tracce quasi letterali nell’Ode su un’urna greca. Vi figurano circa 14.000 nomi propri, di cui forse la metà mitologici o comunque connessi con la mitologia.

È, se non altro, un segno della ricchezza, della penetrazione e dell’insediamento di quel deposito di favole e di verità, di cui era sgomentato anche Boccaccio. Nel Proemio delle Genealogie deorum Gentilium egli scrive di tremare al solo pensiero del soverchio peso di dover addentrarsi «tra gli aspri deserti dell’antichità» per «raccorre lo sbranato, minuzzato, consumato, e quasi in ceneri già ritornato gran corpo de’ Dei Gentili, e de’ famosi heroi». Per non accostarsi all’immenso «tronco metafisico poetico» di Giambattista Vico, attraverso il quale la sapienza poetica si dirama nella fisica, nella cosmografia, nell’astronomia, nella cronologia e nella geografia: prova della verità e risultati veritieri dei miti, non invenzioni oziose e oscene, o suggestive e arcane, ma storia vera espressa da un’età primitiva del mondo e imborghesita nei rifacimenti delle età "colte". «Non si può dare tradizione, quantunque favolosa - si legge nella Scienza nuova -, che non abbia da prima avuto alcun motivo di vero».

Ma proprio questa condizione attraeva poco altri in quello stesso giro di anni. I miti, racconta Fontenelle nella rapida Origine des fables (1724), sono sì espressione genuina e spontanea della fanciullezza dell’umanità, di quei poveri selvaggi che hanno abitato per primi il mondo; ma non per ciò o proprio per ciò meno confusi e menzogneri. Che amore era mai questo degli uomini per falsità manifeste e ridicole? I miti sono «uno dei prodotti più strani dello spirito umano», che vi mescola - miscela la più deliziosa - lo strano al meraviglioso, «filosofia veramente grossolana» di gente ignorante.

Basta e avanza richiamare solamente alcuni miti fondamentali ed esemplari per il loro valore e significato sia nelle religioni e letterature antiche, sia nelle riprese entro le letterature moderne. Queste, specialmente in certe epoche, in taluni generi letterari e in tematiche cruciali, sono state infatti dipendenti o hanno ripreso in vari modi, nel semplice modo poetico o nell’interpretazione e ricreazione letterario-filosofica, grandi e piccoli miti cantati dai poeti classici.

Il mito stabiliva un legame per i gruppi in cui veniva continuamente narrato, esprimeva e costituiva i valori e le istituzioni di quella società. L’aspetto religioso o d’intrattenimento è più accentuato negli uni o negli altri, nei miti cosmogonici e teogonici, eroici o genealogici, rituali o eziologici. Li cantava in epoca omerica l’aedo nel banchetto dei nobili, li ripetevano i cori nelle feste locali e panelleniche, li rappresentava il teatro nella città democratica.

Queste sono anche altrettante tappe e luoghi della sua evoluzione... I Greci cercarono di esorcizzare il mito tenebroso e fatale, di iniettargli una forma, che viene dall’intelligenza e dall’arte; di inserire divinità luminose e sane, belle e serene, la solarità senz’ombra, la luce senza tramonti, piuttosto l’umano, e quindi il possibile se non il vero, anche nella mitologia, anziché il mostruoso e l’assolutamente, inutilmente immaginario, come preferiva l’Egitto e preferirà il Medioevo nordico.

La decorazione scultorea del Partenone con la Centauromachia, l’Amazzonomachia e la Gigantomachia ricordava a tutti gli Ateniesi gli scontri millenari e immani da cui era nata la loro civiltà; la fatica e il rischio attraverso cui si civilizzano le nazioni e gli uomini. Perché un pensiero era insito sin dagli inizi in una simile immaginazione, e una simile mitologia era obbligata a procedere sino alla filosofia.


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