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“NAPOLINCINO” IL NEGOZIATORE

lunedì 25 giugno 2012 di Adriana Stazio
E’ notizia di questi giorni che agli atti dell’inchiesta sulla trattativa chiusa nei giorni scorsi, ci sono alcune telefonate del sen. Nicola Mancino. Dopo essere stato ascoltato come testimone dai magistrati di Palermo il 6 dicembre scorso, Mancino telefona ad uno degli uomini più vicini a Giorgio Napolitano, il suo consigliere Loris D’Ambrosio, per chiedere un intervento del Quirinale. Sono rimasto "un uomo solo", dice, "quest’uomo solo va protetto", in quanto se resta solo "potrebbe (...)

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> “NAPOLINCINO” IL NEGOZIATORE ---- Si prega di non disturbare. L’imbarazzante silenzio della stampa italiana

lunedì 18 giugno 2012

Si prega di non disturbare

L’imbarazzante silenzio della stampa italiana

Un ex presidente del Senato, indagato per falsa testimonianza nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia successiva alle stragi del 1992/’93, subito dopo essere stato ascoltato dalla Procura di Palermo telefona al consigliere giuridico del presidente della Repubblica per lamentarsi con Giorgio Napolitano dell’operato dei pubblici ministeri che indagano sulla pagina più inquietante degli ultimi vent’anni di storia repubblicana. Il consigliere giuridico Loris D’Ambrosio conferma tutto al Fatto Quotidiano. La notizia è enorme, eppure passa sotto silenzio.

Corriere e Repubblica, che per primi ne avevano scritto il 15 giugno, non ritengono di dare seguito alla vicenda. Su Stampa e Giornale nemmeno una riga. Una pagina intera su Libero (“Le pressioni di Mancino sul Quirinale”), ma il pezzo portante è un attacco ai pm che “si accaniscono” contro Dell’Utri. Desolato silenzio altrove. Non una parola nei telegiornali e una sola Ansa (Mafia: Fatto Q., Mancino chiamò colle. Gasparri: Chiarire”) fino alle 16,45 di ieri.

LA SVOLTA in serata, quando dal Colle giunge una nota: “In relazione ad alcuni commenti di stampa sul contenuto di intercettazioni di colloqui telefonici tra il senatore Mancino e uno dei consiglieri del presidente della Repubblica - si legge - si ribadisce che ovvie ragioni di correttezza istituzionale rendono naturale il più rigoroso riserbo, da parte dei consiglieri, circa i loro rapporti con il capo dello Stato. Parlare a questo proposito di ‘misteri del Quirinale’ è soltanto risibile”. A quel punto i telegiornali sono costretti a dare la smentita di una notizia che non avevano mai dato. Pazienza, in fondo è già accaduto in passato, quando - senza prima dar conto delle indagini per mafia a carico di Renato Schifani - ci si affrettò a diffondere la sua smentita.

Ste. Ca.

* il Fatto, 17.06.2012


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